Diversi batteri attaccano il pomodoro, ma non tutti allo stesso momento e con la stessa gravità di danni.
Nei mesi primaverili il batterio più preoccupante è senza dubbio quello della “macchiettatura batterica” causata da Pseudomonas syringae pv. tomato.
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Pseudomonas, il batterio che vuole il “freddo”
Si tratta di un batterio Gram- favorito da temperature tra 13 e 28°C (optimum a 18-24°C); la sua attività è assai ridotta oltre 30°C. La disseminazione avviene grazie alla pioggia, irrigazioni a pioggia (goccioline in aerosol trasportate dal vento) e per mezzo delle operazioni colturali su coltura bagnata. Tramite i semi infetti si diffonde, invece, in areali diversi.
Le condizioni ambientali in pieno campo sembrano avere un ruolo più importante nello sviluppo della malattia rispetto alla contaminazione vivaistica.
Può crescere epifiticamente ed endofiticamente sul fogliame delle piante senza causare sintomi di malattia. Nelle prime fasi infettive entra nella pianta attraverso ferite e aperture naturali (come gli stomi) e si moltiplica nello spazio apoplastico sfruttando cellule ospiti vive. In questo contesto la sopravvivenza batterica nell'apoplasto è uno dei fattori chiave per la formazione di una densità batterica abbastanza grande da infettare ulteriormente i tessuti vegetali adiacenti. Tuttavia, l'apoplasto vegetale rappresenta un ambiente difficile per i batteri poiché è ripieno di composti antimicrobici, sia preformati che inducibili (fitoalessine), che costituiscono barriere chimiche in grado di inibire la crescita del patogeno. Fondamentale, quindi, facilitare il rapido superamento della “crisi” di trapianto e “rinforzare” il sistema di difesa naturale delle piante.
Il rame non può fare miracoli
Il rame, da solo, non può fare miracoli e si rischia di vanificare i trattamenti e disperdere prodotto nell’ambiente
Attualmente il controllo chimico delle batteriosi del pomodoro si basa prevalentemente su prodotti fitosanitari a base di rame, che vengono utilizzati sia nei sistemi di produzione agricola non biologica che biologica. Popolazioni di P. syringae pv. tomato e Xanthomonas spp. tolleranti al rame sono già stati ampiamente identificati in tutto il mondo (Marco e Stall, 1983, Martin et al., 2004, Pernezny et al., 1995, Shenge et al., 2008), portando all'interesse per strategie di controllo alternative. In P. syringae pv. tomato la tolleranza è mediata dal plasmide pPT23D (Plasmid-Determined Copper Resistance in Pseudomonas) che porta i sei geni, copA,-B,-C,-D,-R e -S (Mellano e Cooksey, 1988, Mills et al., 1993).
Fra i prodotti sostitutivi o complementari al rame sono stati utilizzati induttori chimici di resistenza delle piante (es. l'acibenzolar-S-metile) e microrganismi (es. ceppo QST 713 di Bacillus subtilis). I risultati in campo sono variabili con il momento di applicazione, i dosaggi, il potenziale di inoculo, ecc. È da ricordare inoltre che i composti rameici “tradizionali” hanno attività di contatto e risultano, quindi, scarsamente efficaci su infezioni in atto, ma possono solo ridurre l’inoculo ancora “esterno”.
Prevenzione agronomica
Fare affidamento su materiale vivaistico sano, cultivar resistenti e sistemi naturali di difesa
I cambiamenti nelle popolazioni di microrganismi sono naturali e possono portare all'espansione della diversità genetica e fenotipica dei patogeni esistenti e, di conseguenza, alla resistenza verso molecole fitosanitarie e/o verso cultivar resistenti. Far affidamento su un unico mezzo di difesa può comportare danni elevati, ulteriori sviluppi di resistenza dei patogeni e alterazioni agroecologiche.
In un’ottica moderna di gestione dei batteri fitopatogeni bisognerà poi considerare l’applicazione di alcuni nuovi formulati proposti dalla ricerca (es. chitosano, sali minerali di zinco e manganese, nuovi formulati rameici, ecc.) che, anche se non ancora ufficialmente registrati e consolidati nel settore fitosanitario, possono rappresentare un potenziale mezzo di difesa aggiuntivo e complementare ai sistemi e prodotti tradizionali.
Sarà, in futuro, fondamentale anche migliorare la nutrizione delle piante, considerando anche che se a carenze possono corrispondere problemi per le colture, anche eventuali eccessi di nutrienti possono causare danni e favorire particolari “nemici” delle piante.
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