Proteggere le giovani plantule di barbabietola da zucchero dagli attacchi di insetti terricoli, tra cui in particolare gli elateridi, è attualmente possibile grazie alla geodisinfestazione. Questa pratica non consente, invece, di contenere gli insetti fogliari, che possono comparire con maggiore frequenza a partire dalle prime fasi di sviluppo; fra questi altica, afidi, cleono e lisso.
L’altica in genere non provoca danni, se non nelle semine ritardate o nelle risemine, e può essere contenuta con piretroidi o, meglio, con la semina di crucifere ai bordi dei campi.
Per quanto concerne gli afidi (in particolare afide nero), con i cambiamenti climatici il periodo di comparsa è anticipato a partire dalla fine del mese di aprile, scomparendo con l’aumento delle temperature che si verifica talvolta già dalla fine del mese di maggio. L’unico insetticida efficace per combattere questa avversità (concesso in uso eccezionale dal 18 aprile al 15 agosto) è acetamiprid, da applicare alla prima comparsa degli afidi alati (fondatori delle colonie).
Per il cleono attualmente si consiglia di monitorare la presenza degli adulti per evitare che si possano estendere nei bietolai nonostante l’allungamento delle rotazioni. I piretroidi non sono sufficientemente efficaci, pertanto ci si avvantaggia indirettamente delle applicazioni effettuate con acetamiprid per il contenimento degli afidi. Particolare attenzione deve essere rivolta per evitare la deposizione delle uova durante i mesi di maggio e giugno, in quanto la voracità delle grosse larve danneggia fortemente le radici della bietola. Per questo, al superamento della cattura di 10 adulti per ogni settimana nei vasetti di monitoraggio posizionati ai bordi dei bietolai, è necessario impostare la strategia di lotta.
Il lisso (in particolare la specie Lixus junci) si è particolarmente diffuso a seguito dei cambiamenti climatici dopo la revoca dei neonicotinoidi in concia del seme di bietola.
Strategie di lotta
Nella più moderna concezione di agricoltura a ridotto impatto ambientale, gli studi sul contenimento degli insetti si stanno estendendo verso la ricerca di sostanze di origine naturale e di microrganismi entomopatogeni.
Nei confronti dei curculionidi però polvere di roccia, estratti di legno, sapone molle, olio di lino, propoli ecc., nonché Beauveria bassiana, Metarizium spp., nematodi appartenenti ai generi Steinernema e Heterorhabditus (attivi sulle larve di cleono che svolgono il loro ciclo nel terreno), offrono scarsi risultati nei confronti degli adulti e delle larve, tra cui in particolare quelle del lisso che si trovano nei piccioli e non nel terreno. Più efficaci sono gli estratti di aglio, che oltre a determinare repellenza, alle dosi più elevate sugli adulti interessati direttamente dall’applicazione possono indurre un grado di mortalità apprezzabile.
Dalle esperienze di campo effettuate in questi ultimi anni si è notato che la riduzione dello sviluppo e della produzione è trascurabile fino alla presenza di 10 larve di lisso nei piccioli fogliari di una pianta di bietola, in particolare per gli estirpi precoci.
Negli estirpi tardivi invece, in particolare con elevato stress idrico e termico, fattore che induce le larve ad approfondirsi maggiormente nel colletto e nella radice della bietola, il danno è maggiore, in quanto favorisce la marcescenza dei tessuti a seguito delle gallerie scavate nei tessuti della bietola.
Aspetti importanti per impostare le strategie di difesa sono il monitoraggio degli insetti e la determinazione dei periodi più adatti per il contenimento degli adulti prima che depongano le uova. Questo perché le larve di lisso nei piccioli e nel colletto con gli attuali insetticidi non si riescono a devitalizzare completamente.
Pertanto è necessario intervenire durante la fase di accoppiamento, che sulla barbabietola da seme o a semina autunnale più sviluppata può iniziare dalla fine di aprile a tutto maggio. Il momento migliore per verificare la presenza degli adulti di lisso è il mattino sugli apparati fogliari della bietola.
Il primo accertamento può essere effettuato più semplicemente con l’impiego di trappole cromotropiche gialle, a differenza del cleono per il quale l’accertamento si effettua con l’installazione delle classiche trappole a vasetto.
Gli insetticidi piretroidi registrati su bietola per il contenimento di lisso e cleono, di possibile impiego nei contesti delle pratiche di “misure integrate” a basso impatto ambientale, oltre a svolgere un’insufficiente attività, esercitano un forte potere abbattente nei confronti dell’entomofauna utile sia per il contenimento di afidi e mamestra, ma anche di cleono e lisso.
Numerosi sono i casi riscontrati in campo dove non si è fatto ricorso a insetticidi fogliari, in cui la presenza di ditteri sirfidi, coccinellidi, Cryptolaemus montrouzieri, Chysoperla carnea ecc., permette di contenere gli afidi. Altri esempi di predazione e parassitizzazione si possono riscontrare a carico di mamestre da parte di numerose specie di imenotteri, che parassitizzano le ovature, ma anche le larve.
Altri insetti utili ritrovati sono Rondania cucullata, che si nutre degli stadi preimmaginali del cleono, ma anche altri imenotteri (Pimpla, Microbracon, Eurytoma ecc.) segnalati nel passato da alcuni ricercatori e ritrovati nel corso di questi ultimi anni in bietolai non trattati con insetticidi, come identificato nel corso dello sviluppo di progetti effettuati in Emilia-Romagna e Veneto (progetti Bitbio e Betbio).
I prodotti da utilizzare per il contenimento degli afidi, e indirettamente anche degli adulti di cleono e lisso, sono quelli a base di Acetamiprid: Kestrel (200 g/L), alla dose di 0,25/0,3 L/ha per un massimo di due interventi, ed Epik (50 g/L), alla dose di 1,6 L/ha, secondo quanto previsto dall’etichetta autorizzata dal decreto ministeriale art. 53/2007 del 18 aprile 2023.
Per l’estensione all’utilizzo in Sqnpi le aziende aderenti alla certificazione dovranno verificarne la possibilità e quindi attenersi a quanto disposto dai singoli disciplinari regionali ed alle eventuali deroghe concesse per la sostanza attiva Acetamiprid.
Gli autori sono tecnici Coprob-Italia Zuccheri