L’annata agraria 2023 sarà sicuramente ricordata per gli ingenti attacchi tardivi di maculatura batterica sulla maggior parte delle drupacee. Nessuna specie è stata risparmiata. A causa delle piogge, della forte umidità e del clima mite nel periodo primaverile, in particolare nella fase fenologica di rottura delle gemme, il batterio ha trovato le migliori condizioni di sviluppo e diffusione. Pesco, albicocco e mandorlo sono state le specie maggiormente interessate, con danni consistenti anche sui frutti, in zone molto favorevoli e su cultivar particolarmente suscettibili.
Il ciclo biologico del batterio
Il batterio entra nei tessuti in autunno attraverso le cicatrici fogliari, soprattutto quelle del tratto terminale dei rametti. In inverno sopravvive in queste cicatrici, nei cancri rameali, nelle foglie cadute sul terreno e nelle gemme. In primavera, con temperature superiori a 12 °C, inizia a moltiplicarsi attivamente colonizzando foglie, gemme e rametti. Piogge frequenti e temperature elevate, comprese tra 20 e 24 °C, sono favorevoli a uno sviluppo rapido di Xanthomonas. Per contro, un tempo secco e freddo rallenta la progressione del patogeno. I mesi maggiormente favorevoli alla proliferazione sono maggio, giugno e settembre.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Quando trattare
Se i trattamenti classici in autunno-inverno con prodotti rameici non destano particolari preoccupazioni, non altrettanto può dirsi, in alcune annate molto favorevoli alla malattia, per gli interventi successivi al germogliamento, dove il rame può essere fitotossico già alla prima apparizione delle foglioline, anche a bassi dosaggi.
In tutti i casi dove è richiesto un prolungamento della difesa (cultivar sensibili, condizioni climatiche favorevoli, elevato inoculo), è necessario utilizzare altri prodotti già registrati per la batteriosi, quali attivatori di difesa e/o batteri antagonisti (ad esempio alcuni ceppi di Bacillus subtilis, Bacillus amyloliquefaciens).
Sono allo studio, con buoni risultati, anche oli essenziali, chitosano, sali metallici (come zinco e manganese), zeoliti caricate con rame e innovativi formulati di siderofori capaci di sequestrare alcuni elementi (come il ferro), fondamentali per la crescita del batterio.
Schema di intervento con rameici
In autunno gli interventi col rame hanno lo scopo di limitare la moltiplicazione del batterio e, dunque, di ridurre l’inoculo per la stagione successiva. Indicativamente si può realizzare un’applicazione a inizio caduta foglie, a 50 g/hl di Cu-metallo, per poi continuare con due interventi a 125 g/hl di rame metallo.
In inverno, a gemma d’inverno e a rigonfiamento gemme, si interviene con due trattamenti con 125 g/hl di rame metallo.
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Rame a piccole dosi
A partire dallo stadio di “punte verdi” il rischio di fitotossicità del rame può essere un serio problema, anche con quantitativi di metallo molto bassi. Questi interventi non possono essere generalizzati in tutte le situazioni e per tutte le cultivar, in quanto esiste una forte sensibilità varietale al rame. Nei casi in cui sia necessario intervenire (ad esempio se ci sono condizioni favorevoli al patogeno e frutteti sicuramente infetti), bisogna utilizzare formulati rameici particolari specificamente registrati per trattamenti “in vegetazione”.
È fondamentale operare in giornate asciutte e con temperature miti per ridurre i rischi di fitotossicità. In tutti i casi non bisogna superare mai le dosi riportate in etichetta. La ripetizione dei trattamenti, in caso di condizioni molto favorevoli al patogeno, avverrà solo dopo aver eseguito una serie di controlli in campo per valutare eventuali sintomi della malattia e segni di fitotossicità. Sono sempre da preferire interventi frazionati e a bassi dosaggi. Al fine di prevenire o limitare fortemente fenomeni di fitotossicità è bene evitare gocciolamenti e/o anomali accumuli di prodotto sulla vegetazione adottando volumi d’irrorazione ridotti rispetto a quelli normali.