A breve partiranno le procedure per il riconoscimento della calamità naturale da siccità per il comparto agrumicolo della provincia di Taranto, vocato in gran parte alla produzione di clementine. È l’esito di un incontro fra il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo, una delegazione di agrumicoltori del Tarantino e l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, finalizzato proprio ad attivare la richiesta di calamità naturale causata dalla siccità.
Clementine compromesse dalla perdurante siccità
In provincia di Taranto la siccità estrema della scorsa estate, caratterizzata da temperature molto elevate, anche superiori a 40 °C, e prolungatasi oltre novembre, ha compromesso il corretto accrescimento delle clementine, che, perciò, sono maturate in generale con una pezzatura molto piccola e spesso, non essendo commercializzabili, sono finite al macero.
Non è bastata l’irrigazione di soccorso a evitare i danni da siccità, è stata sufficiente appena a mantenere le piante in vita e a garantire un minimo di produzione. E comunque è stata gravata da crescenti costi di gestione.
Incontro con i sindaci per l’attivazione delle procedure
«Adesso – dichiara Cavallo – per l’attivazione immediata della richiesta di calamità incontreremo i sindaci dei comuni di Palagiano, Palagianello e Massafra, gli areali vocati alla produzione di clementine, dove, grazie alla grande estensione degli agrumeti colpiti dalla siccità, si creano le condizioni per far scattare le procedure di richiesta di calamità naturale.
Inoltre nell’incontro con l’assessore sono state gettate le basi per l’eventuale attivazione dell’ex misura Covid per dare un sostegno alle imprese agrumicole colpite da una pesante crisi di liquidità».
Altri fattori di crisi: costi crescenti e concorrenza sleale
La crisi che attraversa l’agrumicoltura tarantina non è figlia solo della siccità, ma anche di costi di produzione cresciuti a dismisura e della concorrenza sleale esercitata dall’importazione di agrumi non solo dalla Spagna, ma anche dai paesi del Nord Africa e dalla Turchia, spesso trattati con agrofarmaci vietati in Italia, sostiene Cavallo.
«Chiediamo:
- l’istituzione di un tavolo agrumicolo permanente, considerato che la crisi del comparto è strutturale,
- un Piano agrumicolo regionale che preveda il sostegno per nuovi impianti e la rigenerazione del patrimonio agrumicolo in provincia di Taranto,
- accordi di filiera che valorizzino il prodotto italiano e garantiscano la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti,
- e un immediato piano promozionale del prodotto agrumicolo regionale, anche in accordo con la distribuzione organizzata.
Servono iniziative importanti per rilanciare la produzione, ridare un giusto reddito ai produttori e stimolare i consumi. Distintività, qualità, accordi di filiera e lotta alle pratiche sleali, questi sono gli strumenti per rilanciare l’economia agrumicola tarantina».