Il modello Ig sbarca negli Usa?

Modello Ig
Riccardo Deserti
Consumatori statunitensi più sensibili alla qualità dei prodotti. Oltreoceano si fa largo il concetto di sviluppo rurale e tutela delle piccole aziende agricole, proprio quello in cui l’Italia è leader con le Dop e Igp di punta nel panorama mondiale

Fino a qualche decina d’anni fa Pac e Farm Bill erano la contrapposizione tra modelli di politiche basate sugli aiuti accoppiati. In questa cornice di politiche basate sul sostegno diretto dei prezzi, Ue e Usa interpretavano la protezione dei propri settori strategici in modo specifico. L’Europa era vocata a proteggere il proprio mercato delle filiere continentali (carni, derivati del latte, seminativi), affiancando il sostegno delle specificità legate alle colture mediterranee. Gli Stati Uniti erano ancorati a una protezione interna vista come presupposto di una filiera agroindustriale da sviluppare nella leadership di export delle commodity agricole.

Poi, negli ultimi 30 anni, si è scavato il solco della divaricazione dei percorsi. Il modello a stelle e strisce è rimasto sostanzialmente identico nella visione, cambiando gli strumenti per sostenere i redditi: sostegno delle assicurazioni, dell’export e ulteriore ricerca della leadership tecnologica. Il Vecchio Continente, invece, al fianco della Pac ha espresso lo sviluppo e l’affermazione di una grande novità: la politica delle Indicazioni geografiche.
Nel 2024, con l’approvazione definitiva del Reg. 1.143 di Riforma della Politica delle Indicazioni geografiche si completa l’evoluzione delle Ig da sistema di protezione della proprietà intellettuale dei nomi geografici a sistema moderno, potente e vincente di politica di sviluppo rurale.

Qualcosa è cambiato

E negli Usa oggi cosa succede? Guardando agli investimenti e al modello di sostegno dell’agricoltura, apparentemente nulla. Ultimo esempio, solo in ordine di apparizione, è l’intervento dell’amministrazione Biden: 300 milioni di dollari erogati a 66 organizzazioni statunitensi, nell’ambito del nuovo Programma regionale di promozione agricola (Rapp), per aumentare la domanda di esportazioni alimentari e agricole americane nei mercati ad alto potenziale di tutto il mondo.
In realtà, nella proposta di Farm Bill approvata in maggio nella più tradizionale cornice di sostegno bipartisan, troviamo passaggi potenzialmente molto innovativi: “per mantenere gli agricoltori impegnati nell’agricoltura, le famiglie nutrite e le comunità rurali forti”, “creare un ufficio per promuovere la politica delle piccole aziende agricole”, e ancora “investire nella connessione tra gli agricoltori e la comunità promuovendo l’agricoltura locale e sostenendo la produzione a valore aggiunto”.

Di certo questo non vuol dire abbandonare il modello tradizionale basato su competitività, efficienza di costi e conquista dei mercati internazionali con le commodity agricole. Le risorse prevalenti del Farm Bill saranno dedicate a queste priorità. Ma l’inserimento crescente di obiettivi che, di fatto, rientrano nello sviluppo rurale, dimostra che qualcosa sta ambiando. Un cambiamento sicuramente sostenuto da una nuova sensibilità dei cittadini statunitensi, sempre più vicini al consumo locale e a paradigmi della qualità, ma al tempo stesso anche il nodo sociale delle comunità rurali, che non possono essere abbandonate al loro destino. Anche, e prima di tutto, perché sono bacino elettorale e garanti del territorio che – con le evoluzioni legate al cambiamento climatico – è sempre più spesso sotto stress di adattamento.

Collaborare per crescere

Nei prossimi anni questi nuovi bisogni potranno stimolare l’affermazione di una nuova visione e, con vivo interesse, speriamo possa essere superato quel solo terreno di disputa commerciale legato ai diritti di proprietà intellettuale legati ai nomi tutelati in Europa (parmesan, bologna, feta ecc.).
L’opportunità futura sarà quella di avviare terreni di collaborazione e sinergia per esportare negli Usa un modello di sviluppo rurale – quello delle Ig – in cui l’Europa è il riferimento a livello mondiale. Un percorso apparentemente complesso ma estremamente interessante anche per gli Usa nella prospettiva di cercare nuove chiavi di accesso al mercato europeo. In questa visione, una opportunità specifica è proprio nelle mani dell’Italia che – per prodotti e competenze dei Consorzi di tutela – custodisce il patrimonio di competenze più strutturato.

Il modello Ig sbarca negli Usa? - Ultima modifica: 2024-07-08T12:41:42+02:00 da Roberta Ponci

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