Riso, un protocollo di buone pratiche e come valorizzarle

    riso
    Nelle risaie del Ferrarese via a un progetto di Bf, Sis, Cai e Diagram. L’obiettivo è creare un metodo di coltivazione innovativo che sia sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche economico

    Tra le risaie del Ferrarese, durante la terza edizione della Sagra dell’arachide e del pop corn organizzata a Mezzogoro dal presidente di Società Italiana Sementi (Sis) e risicoltore Mauro Tonello, si è tenuto un primo convegno sulla sostenibilità della gestione delle paglie di riso, durante il quale sono stati affrontati gli aspetti ambientali, gestionali e agronomici delle diverse pratiche di gestione dei residui.

    Il convegno è stata l’opportunità per presentare un progetto di più ampio respiro che vedrà protagonisti le aziende agricole, a partire da quella di Tonello, e partner industriali e scientifici come Diagram Group, BF Educational, Sis e Consorzi Agrari d’Italia (Cai). Durante il dibattito proprio Tonello ha sottolineato come il “riso amico dei pesci” permetta ai produttori di ottenere un prezzo più alto rispetto a quello tradizionale, oltre a ricordare come l’abbruciatura delle paglie di riso abbia una valenza ambientale, nonostante i divieti imposti dalle regole regionali. Francesco Pugliese, direttore ricerca e sviluppo di BF e amministratore delegato di BF educational ha illustrato le attività del gruppo BF per la sostenibilità ambientale ed economica del comparto agricolo. Mentre Stefano Albertazzi di Filiera agricola italiana ha parlato di come valorizzare a livello economico le attività degli agricoltori.

    Misurare la sostenibilità

    Il progetto ha come finalità l’individuazione di pratiche agricole sostenibili e la definizione di protocolli di coltivazione innovativi per tre colture (riso, arachidi e grano), al fine di fornire agli agricoltori le conoscenze e gli strumenti pratici per diminuire il proprio impatto sull’ambiente, garantendo contemporaneamente la valorizzazione le proprie azioni presso l’agroindustria.

    A tal fine verranno definiti degli indicatori di prestazione (Kpi) che permetteranno di misurare e comparare le performance ambientali raggiunte, garantendo ai capofiliera la possibilità di ottenere dati affidabili, monitorabili, e valorizzabili dal mercato.
    Questo verrà facilitato dallo sviluppo di strumenti informatici per la condivisione di tali informazioni, sia presso il consumatore che l’agroindustria, come, ad esempio, lo sviluppo di Qr code dinamici da apporre sugli imballaggi dei prodotti finiti.
    L’obiettivo è creare sinergie positive tra le aziende agricole e le industrie, legando queste ultime a fornitori affidabili e strutturati, e garantendo prezzi equi a fronte di un prodotto dal valore percepito maggiore.

    Inoltre, si esplorerà la possibilità di valorizzare economicamente le attività agricole con crediti di carbonio (ottenibili da pratiche come lo stoccaggio di carbonio o la riduzione delle emissioni in risaia, o, ancora, la produzione di biochar).

    Agricoltura amica dell’ambiente

    Il contesto nel quale il progetto nasce è ben noto. Sebbene il settore agricolo abbia impatti più ridotti rispetto ad altre attività antropiche, esso interessa circa il 42% del territorio italiano, causando inquinamento idrico e atmosferico diffuso, emissioni di gas serra, consumo di risorse (prima tra tutti l‘acqua) e privando la biodiversità di habitat idonei.
    Ciò che il progetto vuol fare emergere è che una produzione agricola improntata alla sostenibilità può sensibilmente ridurre questi impatti o addirittura ribaltarli. Specialmente, per quanto riguarda le emissioni di gas serra (Ghg) il settore agricolo può puntare a rimuovere dall’atmosfera più CO2 di quanto ne emetta attraverso lo stoccaggio di carbonio nel suolo o in altra biomassa vegetale (ad esempio, con l’agroforesteria).

    Infatti, le colture agricole, sia arboree che erbacee, durante la loro crescita assorbono anidride carbonica dall’atmosfera con la fotosintesi clorofilliana e tale carbonio va a fissarsi nei loro tessuti. Parte di quel carbonio “fissato” può poi essere stoccato a lungo termine nel suolo: sebbene non si parli di stoccaggi permanenti, un loro aumento e mantenimento contribuirebbe a diminuire la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera e quindi l’effetto serra che causa.

    Anticipare le regole green

    Dunque, il progetto risulta necessario per adeguarsi e addirittura anticipare le normative che stanno nascendo negli ultimi anni. Per citarne alcune, le strategie Europee Green Deal e Farm to Fork mirano a raggiungere emissioni zero nette a livello europeo, la prima, e la seconda a garantire una produzione di cibo sostenibile. In questo contesto si inseriscono le normative Esg (Environmental Social Governance, come ad esempio Csrd, Csddd e Sfdr) che impongono ad aziende di grandi dimensioni ed enti finanziari di produrre report di carattere non finanziario, che rendano pubbliche le perfomance a livello di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.

    Le informazioni da produrre non sono limitate al perimetro delle aziende obbligate, ma tale perimetro si estenderà all’intera catena del valore, portando questi attori a richiedere alle proprie aziende fornitrici dati fattuali e standard di produzione sempre più sostenibili. Infine, la Direttiva Green Claims limiterà l’utilizzo di slogan e comunicazioni inerenti a caratteristiche di sostenibilità ambientale del prodotto a fini di marketing solo ai produttori che possano provarle con dati e certificazioni. Il progetto risponde a queste nuove sfide in quanto mira a ridurre gli impatti della produzione agricola, in particolar modo le emissioni di gas serra, supporta l’agricoltore a porsi come fornitore sostenibile per l’agroindustria e crea l’ecosistema organizzativo e tecnologico di raccolta di informazioni e prove documentali necessarie a testimoniare quanto svolto in campo. Quali saranno i passaggi che porteranno a tutti gli obiettivi appena esposti?

    Riso, le variabili in campo

    Innanzitutto, si procederà ad una valutazione delle pratiche sostenibili già svolte all’interno delle filiere analizzate. Queste pratiche comprendono ad esempio la liberazione in risaia di pesci autoctoni minacciati a scopi di reintroduzione, la minima lavorazione dei terreni per garantire il ripristino del bioma del suolo, la scelta di essiccatoi a gas invece che a diesel (per gli impianti non sostituibili, si valuterà l’utilizzo di Hvo, un biocarburante, al posto del diesel), l’uso di semi di riso non conciati, l’affiancamento ai campi di grano di aree coltivate a facelia per il supporto agli impollinatori. Le pratiche verranno valutate considerando in primis le emissioni di gas serra e gli stoccaggi di carbonio, ma non verrà tralasciato l’impatto sulla biodiversità.

    Punto di rilievo sarà un’analisi relativa agli effettivi impatti ambientali dovuti alla gestione delle paglie di riso, attraverso un paragone dei diversi scenari: a cominciare dalla quantificazione di gas serra e inquinanti causati dall’abbruciamento delle paglie, si confronteranno con possibili alternative gestionali quali l’incorporamento dei residui nel terreno o la loro raccolta per l’inserimento in altre filiere (es. biogas, bioedilizia, ecc...). Verranno valutate non solo le emissioni dirette (es. aumento delle emissioni di metano dovute alla degradazione dei residui), ma anche quelle dovute al consumo aggiuntivo di carburante dovuto ad ulteriori lavorazioni necessarie per le differenti gestioni.

    L’analisi verrà completata da misurazioni puntuali dei gas serra emessi in campo, grazie all’utilizzo di capannine Eddy Covariance. Gli stessi strumenti verranno utilizzati per misurare gli effetti di pratiche gestionali più sostenibili, quali una gestione migliore delle inondazioni per minimizzare le emissioni di metano delle risaie.

    Input agricoli e stoccaggio di CO2

    Verranno inoltre misurate le emissioni di gas serra dovute all’utilizzo di input agricoli (fertilizzanti e pesticidi in primis), carburanti ed energia elettrica, attraverso l’utilizzo di una piattaforma proprietaria di Diagram Group che collega i dati gestionali (primo fra tutti il quaderno di campagna) con le relative emissioni.

    Ulteriore indicatore per il monitoraggio degli effetti del progetto sarà lo stoccaggio di carbonio del suolo: una volta misurato lo stock di partenza, il suo incremento sarà stimato attraverso l’utilizzo di modelli da letteratura scientifica, e misurato effettivamente nel tempo con campionamenti del suolo ad hoc posizionati in base alla variabilità pedologica riscontrata attraverso l’analisi di immagini satellitari.

    Infine, l’indice E-P&L (Environmental Profit and Loss), permetterà di avere una visione a 360° degli impatti delle produzioni. L’E-P&L è un modello che rappresenta in un unico indicatore, espresso in euro (€), sei categorie di impatto (emissioni gas serra, emissioni di altri inquinanti atmosferici, consumo idrico, inquinamento idrico, uso del suolo e produzione di rifiuti). Esso viene calcolato sull’unità di prodotto finito (solitamente 1 kg) e lungo tutta la filiera, dal campo alla distribuzione. A dispetto del suo nome, l’indicatore E-P&L monetizza esclusivamente le esternalità negative, ossia gli impatti, di una produzione.

    Tra due anni i primi risultati

    Ulteriore obiettivo a lungo termine del progetto è quindi quello di individuare e valorizzare economicamente anche gli impatti positivi delle attività agricole. Per impatti positivi si intendono i cosiddetti servizi ecosistemici, ossia i benefici che un ecosistema agricolo può fornire verso l’esterno: per fare un esempio, le risaie sopperiscono alla rarità di habitat di aree umide, estremamente ridotti in Europa, offrendo aree di foraggiamento per tantissime specie (in particolare uccelli), ormai rari e altamente protetti.

    Infine, l’ultimo sviluppo che metterà insieme tutti i risultati raggiunti e ne permetterà la comunicazione al consumatore è la realizzazione di un sistema di tracciabilità e l’inserimento di un Qr Code sulle confezioni dei prodotti interessati.
    Caratteristica imprescindibile di ogni fase del progetto sarà il continuo coinvolgimento degli agricoltori per il delineamento di soluzioni concrete e sostenibili anche dal punto di vista economico e gestionale.

    L’orizzonte temporale del progetto sarà di due anni, con un coinvolgimento di tutti gli attori per giungere a soluzioni condivise ed applicabili in ogni sua fase. Il risultato del progetto porterà valore al territorio, in particolar modo agli agricoltori, in veste di primi attori della catena del valore del settore agrifood.

    Riso, un protocollo di buone pratiche e come valorizzarle - Ultima modifica: 2024-08-28T13:05:32+02:00 da Simone Martarello

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