Dalla ricerca innovazioni sostenibili nelle filiere zootecniche

filiere zootecniche
I risultati del progetto “One Health – One Welfare – One World”, realizzato dalle Università di Bari, del Molise e di Teramo. Messe a punto innovazioni di processo e di prodotto nelle filiere bovine lattiero-casearia e delle carni per la salute dell’uomo, il benessere degli animali ed il rispetto dell’ambiente

Mozzarelle e hamburger ad alto valore nutrizionale. Costituiscono l’esito finale, ma non l’unico, di “One Health – One Welfare – One World – innovazioni di processo e di prodotto nelle filiere zootecniche bovine lattiero-casearia e delle carni per la salute dell’uomo, il benessere degli animali e il rispetto dell’ambiente”, un progetto di ricerca che ha unito tre università e imprese agrozootecniche e agroindustriali pugliesi per innovare le filiere del latte e della carne. È stato un impegno multidisciplinare che ha sviluppato nuovi protocolli produttivi, alimentari e tecnologici per ottenere carni, prodotti a base di carne e formaggi con valore nutrizionale migliorato, maggiore sicurezza e shelf-life più lunga, riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale e promuovendo il benessere animale. I risultati del progetto, concluso dopo 30 mesi di attività, sono stati presentati ad Alberobello (Ba).

Filiere zootecniche: un progetto con tre università

Pasquale De Palo
Pasquale De Palo

Il progetto, che ha visto come capofila il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari, con la responsabilità scientifica del professor Pasquale De Palo, e la partecipazione delle Università del Molise e di Teramo, rappresenta una delle più ampie collaborazioni in ottica One Health realizzate nel Mezzogiorno.

Alla rete accademica si sono integrate numerose imprese del settore agro-industriale pugliese, coinvolte nello sviluppo e nella validazione di nuove soluzioni sostenibili.

Idroponica e valorizzazione dei sottoprodotti

Giuseppe De Mastro
Giuseppe De Mastro

Il progetto che ha coinvolto l’Università di Bari ha affrontato in modo sistemico tre ambiti chiave:

  • ambiente,
  • benessere animale
  • e qualità del prodotto finale.

Uno dei risultati più rilevanti è stato la sperimentazione della coltivazione idroponica alimentata da reflui zootecnici, una tecnica che consente di ridurre l’impatto degli allevamenti, ottimizzare il consumo idrico ed energetico e produrre foraggi freschi di elevato valore nutrizionale. Particolarmente promettente, dopo gli studi del gruppo di ricerca del Disspa, coordinato dal professor Giuseppe De Mastro, è risultato il mix orzo 80% + pisello proteico 20%, capace di aumentare resa e tenore proteico rispetto all’orzo da solo. Parallelamente sono stati progettati packaging biodegradabili e attivi, in grado di prolungare la conservazione dei prodotti e ridurre lo spreco alimentare.

Benessere animale, come migliorarlo

La ricerca del Dipartimento di Medicina Veterinaria ha testato protocolli alimentari basati su foraggi verdi, piante officinali e integratori naturali. Le prove in vitro hanno utilizzato oli essenziali di rosmarino, alloro e origano, insieme a fitoestratti di carciofo ricavati da sottoprodotti di varietà locali. Le simulazioni di fermentazione ruminale hanno messo in evidenza che piccole dosi di questi estratti naturali migliorano la digeribilità e contribuiscono alla riduzione delle emissioni di metano: in particolare l’olio essenziale di alloro e l’estratto di carciofo di Mola tardivo si sono dimostrati i più efficaci.

Un traguardo di assoluta novità è stato lo sviluppo di microcapsule rumino-protette che veicolano gli oli essenziali oltre il rumine, rilasciandoli solo nell’abomaso e nell’intestino. Grazie a una tecnologia di prilling/vibration, le microcapsule risultano stabili per 24 ore nel rumine e si aprono solo in ambiente acido. Questa innovazione, oggetto di deposito di brevetto, consente di massimizzare l’effetto antimicrobico e antinfiammatorio degli attivi naturali riducendo la loro interferenza con la fermentazione ruminale.

Dalle prove in vivo ai prototipi alimentari

Le prove in campo su bovini da latte e da carne hanno confermato i benefici osservati in laboratorio. L’introduzione di foraggi idroponici, oli essenziali microincapsulati, insilati di brattee di carciofo e vinacce d’uva ha prodotto:

  • migliori accrescimenti negli animali da carne;
  • riduzione delle emissioni enteriche di metano;
  • miglioramento dello status ossidativo, metabolico e immunitario;
  • una carne con profilo degli acidi grassi più favorevole (omega-6 e omega-3) e maggiore stabilità di colore e aroma;
  • un latte con profilo lipidico più equilibrato e potenziali benefici nutrizionali.

Prototipi di mozzarella e hamburger a 100 volontari

Michele Faccia
Michele Faccia
Piero Portincasa
Piero Portincasa

Sul fronte dei prodotti trasformati i ricercatori del Disspa guidati dal professore Michele Faccia hanno sviluppato tecniche per la produzione di formaggi e prodotti carnei con contenuto lipidico ridotto e arricchiti in fibre grazie all’impiego di inulina estratta da cicoria e di altri sottoprodotti vegetali. Prototipi di mozzarella e hamburger sono stati sottoposti a un trial clinico condotto dal Dipartimento di Medicina interna dell’Università di Bari, coordinato dal professor Piero Portincasa, su 100 volontari.

I risultati mostrano

  • un elevato gradimento,
  • un miglioramento dei sintomi gastrointestinali
  • e, dagli esami sul microbiota, una maggiore stabilità e resilienza della flora intestinale.

Verso uno standard certificato: il disciplinare Csqa

Tutte le procedure e i protocolli sviluppati sono stati certificati da Csqa, che ha elaborato un disciplinare composto da cinque pilastri:

  • benessere animale,
  • sicurezza alimentare,
  • sostenibilità ambientale,
  • sostenibilità sociale
  • e sostenibilità economica.

Un modello che potrà essere adottato dalle aziende per qualificare la produzione secondo criteri verificabili e riconosciuti.

Una visione integrata per il futuro delle filiere zootecniche

Il progetto “One Health – One Welfare – One World” dimostra come la ricerca multidisciplinare possa generare innovazioni concrete per migliorare la qualità delle produzioni, il benessere degli animali e la sostenibilità delle filiere, afferma il responsabile scientifico professor De Palo.

«L’integrazione fra università, imprese e territorio ha permesso di sviluppare soluzioni avanzate – dal foraggio idroponico ai sistemi di microincapsulazione, dai prodotti funzionali ai protocolli certificati – che rendono le filiere zootecniche bovine più resilienti e competitive rispetto alle sfide del mercato globale. I risultati ottenuti aprono la strada a futuri sviluppi industriali e alla possibilità di trasferire le innovazioni ad altre filiere del settore agroalimentare, confermando il ruolo degli atenei italiani come motore strategico di innovazione sostenibile».

I partner

Al progetto sulle filiere zootecniche, realizzato nell’ambito del Pon “Ricerca e Innovazione” 2014-2020 - Asse II - Area di specializzazione “Agrifood”, hanno partecipato le aziende CentroCarni, Plantamura, Irplast, Inalca, Cartonpack, Dalton, Sandemetrio e Matarrese che ha ospitato l’incontro finale di progetto proponendo anche un viaggio di gusto con hamburger e mozzarelle del partner di sperimentazione Gioiella. La consulenza tecnica è stata di Agriplan.

Dalla ricerca innovazioni sostenibili nelle filiere zootecniche - Ultima modifica: 2025-12-29T11:37:52+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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