La difesa del pero da patogeni e fitofagi richiede grande attenzione nella scelta delle tecniche da applicare e precisione nell'esecuzione delle operazioni relative. Siamo di fronte a una delle colture con il più alto numero di trattamenti per stagione e la possibilità di ridurli passa attraverso un grande lavoro di campo, lo sfruttamento di tutte le possibilità tecniche disponibili e anche un andamento stagionale favorevole.
L'osservazione del frutteto è fondamentale per poter organizzare una strategia sostenibile complessiva nel senso che ogni elemento deve essere collocato all'interno di un unico schema di lavoro; bisogna evitare di considerare ogni patologia o ogni fitofago come a sé stante. Ogni azione compiuta nel frutteto ha ricadute sulle altre componenti.
Antocoridi, coccinelle e fitoseidi
Risulta importante il supporto dei modelli previsionali per i fitofagi e per funghi in grado di razionalizzare le strategie di impiego dei prodotti fitosanitari, utilizzando, quando possibile, tecniche alternative non chimiche, così come prescritto anche nella Dir. 2009/128/CE sull’utilizzo sostenibile degli agrofarmaci. Una razionale strategia di difesa integrata non può prescindere dall'interpretare correttamente le ripercussioni che una tecnica può avere sull'intero agroecosistema pereto, da considerare come un unico corpus che risente o si avvantaggia per ogni azione buona o cattiva che si svolge al suo interno.
L'esempio più eclatante riguarda la salvaguardia degli organismi utili che se opportunamente valorizzati possono svolgere un ruolo fondamentale per il controllo o il ridimensionamento di importanti fitofagi: è il caso del rapporto tra psilla e antocoridi oppure tra afidi e coccinelle afidifaghe o tra ragnetto rosso e fitoseidi.
Fondamentale risulta, inoltre, l’adozione di strategie anti-resistenza nei confronti di insetti e funghi a rischio basata, in particolare, sull’alternanza di prodotti con differenti meccanismi d’azione ed evitando i trattamenti, ad esempio, su generazioni consecutive di parassiti.
Partire bene contro la carpocapsa
Tra le malattie crittogamiche e le avversità animali alcune ricoprono poi ruoli di maggior importanza rispetto ad altri. I fattori che entrano in gioco in questo caso sono:
- effettiva pericolosità anche a bassi livelli di presenza;
- capacità di colpire direttamente i frutti;
- possibilità o meno di applicare strategie curative/eradicanti.
La carpocapsa (Cydia pomonella) è sicuramente il fitofago chiave per eccellenza e ne sono testimonianza la bassissima soglia di intervento (2 adulti/trappola/settimana) e l'elevata capacità di colpire i frutti sia a inizio stagione che alla fine. Proprio per questo secondo fattore diviene fondamentale avviare bene la stagione con una strategia efficace fin dalle prime battute tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.
A inizio stagione su pero occorre affrontare diversi fitofagi: cocciniglia, tentredine, carpocapsa e psilla in ordine cronologico nel periodo che intercorre tra la fine dell'inverno (metà marzo) e la primavera (maggio/giugno) nelle aree di produzione emiliane.
Per la cocciniglia, se ci sono stati danni alla raccolta nell’anno precedente o se si è osservata la presenza dell’insetto sul legno di potatura o sulle piante, occorre intervenire a fine inverno con un trattamento chimico fondamentale per contrastare lo sviluppo di questo fitofago perché l’assenza di vegetazione consente di raggiungere adeguatamente le forme invernali dell’insetto e ottimizzare l’effetto dell'intervento mentre i successivi trattamenti rivestono il ruolo di completamento della strategia di difesa. A fine inverno, la difesa integrata prevede la possibilità di impiegare efficacemente diversi prodotti: olio minerale, buprofezin o pyriproxyfen (utilizzabile entro la fase di pre-fioritura). Inoltre in caso di presenza, a partire dalla post-fioritura, si può intervenire, all’inizio della migrazione delle neanidi, con spirotetramat, attivo anche nei confronti della psilla e degli afidi (al massimo 2 trattamenti all’anno indipendentemente dall’avversità di cui non più di 1 contro cocciniglia).
Per la tentredine, che colpisce il pero in fioritura, si consiglia di intervenire in post-fioritura, in caso di superamento soglia (20 adulti per trappola catturati dall’inizio del volo o 10% di corimbi infestati), per limitare al massimo lo sviluppo di questo Imenottero contro cui attualmente la sostanza attiva di riferimento per un'efficace difesa è l'acetamiprid (al massimo 1 trattamento all’anno).
Per quel che riguarda la difesa da carpocapsa e psilla si possono mettere in campo diverse opzioni che alla fine risulteranno strettamente legate fra di loro.
La protezione del pereto dalla carpocapsa può essere organizzata entro i confini dettati da un lato da una difesa esclusivamente chimica e dall'altro da una difesa assolutamente non invasiva per l'ambiente come può essere il metodo della confusione/disorientamento sessuale e dell’utilizzo del Virus della granulosi.
Alleati contro la psilla
All'interno di questa forbice è possibile organizzare la strategia di difesa in svariati modi diversi; quello che è certo è che deve senz'altro tener conto di come si vuole impostare il lavoro di controllo della psilla del pero.
Per la psilla del pero negli ultimi 25 anni si sono aperte molte possibilità operative prima altrimenti non esplorate; là dove in passato era previsto di intervenire esclusivamente in modo chimico ora si possono mettere in campo strategie che prevedono la valorizzazione del principale predatore, l'antocoride sia esso naturale o proveniente da biofabbriche. Lo sfruttamento delle difese naturali rappresenta uno dei capisaldi fondanti la difesa integrata e in questo senso la valorizzazione e lo sfruttamento dell'antocoride rappresenta una tappa di grande rilievo all'interno di corrette strategie.
La possibilità di avvalersi dell'attività dell'antocoride è però legata indissolubilmente alla strategia applicata per proteggere il pero dagli altri fitofagi e in particolare dalla carpocapsa. L'applicazione di strategie a basso impatto sulla popolazione del predatore ne consente un adeguato sviluppo ed una efficace interazione con la preda (psilla), andando a comporre un mosaico dove il rapporto tra psilla e antocoride si pone in una condizione di equilibrio dinamico assolutamente favorevole per i produttori di pere. Ecco allora che per controllare efficacemente la carpocapsa, avendo un occhio di riguardo per l'antocoride, è bene tra le sostanze attive privilegiare quelle che garantiscono un minor impatto sul predatore oppure inserire nella strategia elementi di sicuro effetto, ma con un profilo assolutamente favorevole allo sviluppo degli insetti utili; il virus della granulosi della carpocapsa o i metodi della confusione o disorientamento sessuale. Questi ultimi, in particolare, applicati nelle giuste condizioni tecniche consentirebbero una notevole riduzione del numero di trattamenti, andando a sostituire completamente i sette-otto interventi necessari per proteggere il pereto durante le tre generazioni annuali di carpocapsa.
In definitiva, nella prima fase della stagione, assunto che la difesa da cocciniglia e tentredine non sposta di molto gli equilibri in campo, le possibilità di impostare strategie di difesa integrata a minor impatto sull'agroecosistema si giocano tutte sull'approccio tecnico per la strategia da applicare per controllare carpocapsa e psilla: da un lato si pone una strategia esclusivamente basata su trattamenti chimici per l'una e per l'altra e dall'altra la possibilità di impostare strategie sostenibili riducendo al minimo il numero di interventi chimici sfruttando le tecniche della confusione o del disorientamento sessuale e l'azione favorevole che l'antocoride può svolgere se opportunamente salvaguardato, il tutto nel pieno rispetto della normativa sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Stefano Bongiovanni*, Luca Marzocchi
*Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli”