Il mercato del grano comincia a delinearsi con più precisione dal momento che passiamo dalle stime ai primi riscontri in campo. Vediamo intanto come è cambiato il panorama europeo e mondiale che nelle ultime campagne ha condizionato le tendenze legando a doppio filo gli andamenti di mercato del grano al mais e altri cereali.
Il 2013/14 inizia con una produzione che andrà oltre gli 1,9 miliardi di t, con un deciso aumento dei raccolti di mais a 0,95 mdi (+11% sul 2012), il grano che si attesterebbe a 0,68 mdi (+4%) e il riso in lievissimo aumento sulla già positiva annata precedente. Dopo tre anni di produzione globale di granaglie insufficiente a coprire i consumi con erosione degli stock finali, la campagna che si apre vedrà tutti i raccolti eccedere i consumi (il mais nel giro di un solo anno recupererebbe il calo di stock accumulato dalla campagna 2010).
Per quanto riguarda il dato mondiale del frumento (tenero e duro), a fronte di una produzione di 683 mio/t i consumi si attesterebbero a 682 mio/t, confermando uno scenario di equilibrio dei fondamentali già visto nel 2012/13, ma poi sconvolto dallo tsunami indiretto della crisi maidicola Usa. Gli scambi attesi sui 260 milioni di t non subiranno nel loro complesso alcuna variazione rispetto a quanto visto di recente, anche se è presumibile che un maggiore equilibrio dei volumi in uscita, rispetto ai dati medi storici, dalle Americhe e dalla regione del Mar Nero risulterà in una progressiva flessione dei prezzi: logica conseguenza del ritorno alla pluralità di offerta.
In questo panorama, cosa potrebbe invertire la rotta e riportare incertezza tra gli operatori dell'universo cerealicolo mondiale? Di certo l'emergenza maidicola è alle spalle e quel potente supporto ai prezzi derivante dalle strategie speculative sulla Borsa di Chicago è destinato a tornare alla normalità. Anche i consumi in crescita da anni non sono più una variabile di rischio, con la crisi finanziaria a fungere da deterrente naturale a inaspettati boom dei consumi nel breve termine. L'anello debole del supply-demand è, e resterà, il livello di scorte di fine campagna che da anni oscilla attorno ai 300-360 milioni di t, pari al 17-19% dei consumi mondiali: poco per ammortizzare eventi straordinari come le carestie.
Mediterraneo e scambi
Passando al Bacino del Mediterraneo, notiamo che quanto appena detto si declina perfettamente ai nostri mercati di riferimento: Europa e Mar Nero (fig. 1). Come atteso, la produzione cerealicola nei paesi che si contrappongono alle Americhe nello scacchiere cerealicolo mondiale è tornata alla normalità di annate come il 2009 e il 2011: l'Europa con oltre 290 mio/t e il Mar Nero con circa 155 mio/t. Con i consumi 2013/14 stimati a 372 mio/t, in linea con la media degli ultimi anni ma in distonia con il resto del mondo, ove invece aumentano, la tendenza e gli equilibri del mercato si giocheranno al tavolo degli scambi con l'estero, ben sapendo che, in annate di abbondanti raccolti un po' ovunque, i paesi del Mar Nero non faranno sconti e difenderanno strenuamente le loro quote di mercato, soprattutto in Nord Africa.
Il dato che fa più riflettere è l'aumento del 24% delle scorte finali al maggio 2014 che torneranno a 46 mio/t rispetto ai 37 mio/t del 2013. Se nel mondo le scorte cresceranno dell'11% (da 330 mio/t a 368 mio/t) e nel nostro mercato di riferimento del 24%, significa che ci troveremo a vivere più delle Americhe o dell'Australia le conseguenze di un'annata di ottimi raccolti ove la domanda trova più facilmente volumi e origini alternative.
Enigmi commerciali
Ma quali potrebbero essere i principali enigmi commerciali nel Bacino del Mediterraneo?
Come nel resto del mondo si dovrà fare massima attenzione al “weather market”, anche in considerazione del fatto che i raccolti in Russia e Ucraina non termineranno prima della fine dell'estate e molte aree come Francia, Germania, Austria sono oggi in trebbiatura, con la spada di Damocle dei temporali estivi ad accrescere ansie e dubbi degli operatori sulla “qualità media 2013”. Altro aspetto da non sottovalutare, anche se esogeno all'agricoltura in senso stretto, è la delicata situazione delle “primavere arabe” ossia di come evolveranno le politiche di acquisto di paesi come l'Egitto oggi in fibrillazione. Da ultimo due fattori difficili da prevedere, ma estremamente rilevanti per le sorti del mercato cerealicolo dell'Europa a 28: le strategie commerciali di Russia e Ucraina e l'andamento valutario €/$.
È probabile che assisteremo ad aggressive politiche di prezzo da parte dei paesi del Mar Nero sia direttamente sulle nostre piazze, sia indirettamente come feroce concorrenza sull'esportazione comunitaria verso i paesi del sud Mediterraneo: dall'Egitto al Marocco. Il cambio dell'euro da mesi volatile tra gli 1,28 e 1,34 è un altro grosso problema in annate come questa ove l'esportazione (o la non importazione) comunitaria si potrebbe giocare sul filo di pochi €/t, una volatilità valutaria del 5% non è da poco.
Per quanto riguarda il grano nel Mediterraneo (fig. 1), a fronte di una produzione in aumento di oltre 30 mio/t sul 2012, il consumo cresce solo di 11 mio/t e l'export di un 3 mio/t.
È evidente che assisteremo alla conferma di quanto stimato solo se i prezzi in Europa, Russia e Ucraina saranno in grado di limitare da un lato l'importazione e dall'altro di sconfiggere la concorrenza delle Americhe e dell'Australia sui mercati del Magreb.
Russia e ucraina
Ancora più in dettaglio, l'orso russo tornerà a produrre oltre 52 mio/t di grano con un'eccedenza rispetto ai consumi di circa 17 mio/t che in parte andranno a ricostituire le scorte nazionali ma per circa 14,5 mio/t dovranno trovare collocazione nei canali dell'esportazione. Simile la situazione produttiva in Ucraina che tornerà sui 20 mio/t e in Kazakistan sui 14 mio/t, con consumi interni in lieve aumento e volumi d'esportazione simili al 2012/13. Non tragga in inganno la costanza dei volumi all'esportazione e quanto visto a livello di prezzi fino a qualche mese fa, ieri i volumi offerti sulle nostre piazze erano sottratti (a premio) dalle scorte di grano nazionali, da domani saranno la vendita di quanto in esubero.
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