SPECIALE RISO

Superfici ancora in calo Produzioni ai minimi

grano
Mercato stabile su valori deludenti condizionati dai prezzi internazionali. Le prospettive per l’ultima campagna della vecchia Pac rimangono incerte

Per il riso un’altra annata dai contorni difficili si è chiusa, in un contesto in cui prevalgono le condizioni di incertezza e il mercato interno ed estero continua a non rispondere alle aspettative. Vi è una sorta di onda lunga sui mercati mondiali che ha mantenuto le quotazioni più stabili di quelle delle altre materie prime agricole anche nella fase più recente, sottraendole all’elevata volatilità che negli anni della crisi ha segnato tutti i prezzi. Ma ciò si è tradotto in un andamento complessivo che si è mantenuto su valori bassi, inferiori a quelli che hanno preceduto le fiammate dei prezzi negli ultimi 6 anni.

Il confronto con i prezzi di frumento, mais e soia dice che il riso non ha beneficiato dei momenti di risalita dei prezzi che invece hanno contrassegnato la dinamica generale. Il suo andamento rimane stabile o in leggera flessione. Se a ciò si somma la situazione dei consumi che, per la prima volta vede in difficoltà anche quelli alimentari che abitualmente non sono colpiti dai momenti di crisi, ci si rende conto che le difficoltà del comparto risicolo hanno numerose spiegazioni. Ad esse si aggiunge, poi, l’incertezza sul futuro della coltura quando la nuova riforma della Pac entrerà effettivamente in vigore. Gli accordi sanciti nello scorso dicembre dal Consiglio dei Ministri dell’Ue e dal Parlamento Europeo al termine del famigerato trilogo, cioè la trattativa a tre che li ha coinvolti insieme alla Commissione europea hanno chiarito alcuni aspetti delle novità introdotte dalla riforma 2014-2020, ma rimane il fatto che il pagamento unico penalizza il riso e che il possibile recupero con il suo accoppiamento non sarà elevato a causa del limite imposto dalla concorrenza interna dei prodotti che a varia ragione chiedono di poterne usufruire.

Il quadro produttivo

Per il secondo anno consecutivo nel 2013 lasuperficie coltivata a riso ha mostrato un consistente calo (tab. 1 e fig. 1). Dai 246mila ettari del 2011 che si allineavano all’anno precedente, già nel 2012 era scesa a 235mila con una riduzione del 4,4%. Ma nel 2013 scende ancora a 216mila perdendo un altro 7% con un record negativo.

La forte contrazione della superficie è da addebitare sostanzialmente al cambiamento intervenuto nel pagamento unico che ha ridotto i margini di convenienza rispetto alle altre colture dove vi è una reale possibilità di alternativa; ad esempio, in Lomellina con il mais. Inoltre ha inciso negativamente la dinamica dei prezzi della campagna precedente che ha condizionato le semine. Infine anche l’andamento climatico, con un inverno e una primavera piovosi che ha determinato per tutte le colture una serie di adattamenti.

La riduzione della superficie si è ripercossa sulla quantità prodotta che è scesa a 1.417.000 tonnellate, la più bassa dell’ultimo quinquennio. Il calo in percentuale supera quello della superficie a causa della contrazione delle rese collegata all’andamento stagionale. Il ritardo della stagione si è protratto fino alla raccolta e i rendimenti produttivi nelle varie aree di coltivazione sono generalmente inferiori a quelli del 2012 che erano stati di 6,78 t/ha, collocandosi a 6,56 t/ha, non lontano dalla media quinquennale di 6,6 t/ha.

La concentrazione territoriale e produttiva

Anche se la risicoltura conferma il suo consolidato grado elevato di concentrazione territoriale, la perdita di 19mila ha determina variazioni di rilievo. L’aumento degli ultimi anni era avvenuto in aree in cui la coltura era stata assente nel periodo precedente. La maggiore riduzione avviene proprio in queste zone che, in genere, sono anche quelle in cui esistono alternative agronomiche ed economiche alla risicoltura. Il calo si concentra più nelle province lombarde e nel resto d’Italia che in quelle piemontesi (tab. 2 e fig. 2). Pavia si conferma al primo posto per superficie, ma perde, rispetto al 2012, 8.100 ettari, il 10% circa, e il suo peso relativo cala dal 34,9% al 34,2%. Vercelli, al secondo posto, perde il 4,5% cioè 3.250 ettari ma guadagna in percentuale salendo dal 30,9% al 32,1% e si avvicina a Pavia. Novara, al terzo posto, cala di 1.950 ettari, pari al 5,7% ma risale dal 14,7% al 15,1%. Milano subisce una riduzione di quasi 2.000 ettari pari al 14,7% e in termini relativi scende dal 5,8% al 5,3%.

Infine il resto d’Italia, che era arrivato a rappresentare il 13,8% del Paese, perde l’11,3%, 3.650 ettari, e scende al 13,3% del totale nazionale. I tradizionali distretti risicoli piemontese e lombardo per effetto di queste dinamiche rafforzano il loro peso relativo confermandosi come il nocciolo duro della risicoltura italiana, mentre le variazioni colpiscono le altre aree specie aree nel nord est del paese.

Il processo di concentrazione delle aziende e delle superfici a riso nel 2013 si conferma (tab. 3). Il numero delle aziende cala ulteriormente da 4.433 a 4.100. La superficie media a riso cala da 53 ettari a 52,7, rimanendo comunque stabile su un’ampiezza che la colloca nettamente al di sopra di quella media nazionale e delle regioni risicole per tutte le aziende agricole. In Piemonte la dimensione media rimane ferma al dato 2012 di 61,9 ettari mentre in Lombardia scende da 49,9 a 48,7 ha nel 2013.

Le scelte produttive

La forte riduzione di superficie del 2013, diversamente da quanto avveniva negli anni precedenti, in quest’anno ha prodotto anche un’importante redistribuzione delle scelte fra i diversi gruppi di varietà (fig. 3 e tab. 4). Ciò è avvenuto, in particolare per quanto riguarda le varietà da mercato interno del gruppo Medio e Lungo A la cui superficie si è contratta rispetto al 2012 di circa 33mila ettari da 121.300 a 88.400 ettari.

Al contrario è aumentata quella destinata a varietà del tipo Lungo B di 11.500 ha, da 60mila a 71.500 ha e, in misura minore dei risi del tipo tondo saliti da 53.600 a 56.200 ha. Ciò implica che la quantità di risi tondi per il calo delle rese rimanga sostanzialmente stazionaria a 390mila t, mentre quella dei Medi e Lunghi A scenda da 756mila a 530mila t circa. Infine i Lunghi B salgono da 447mila a 500mila t. circa. Nel complesso le scelte compiute mostrano una forte ricerca di diversificazione per contrastare gli andamenti dei prezzi sul mercato interno. In termini generali si manifesta un certo riequilibrio fra le tre tipologie che al momento riduce il ruolo delle varietà da mercato interno a favore dei Lunghi B e una certa tenuta dei tondi che godono il vantaggio delle nuove varietà più produttive. Da rilevare fra i Medi e Lunghi A il forte calo di varietà molto apprezzate dal mercato interno come Carnaroli, S. Andrea, Roma e anche Arborio. La quantità di Lunghi B è in linea con quella delle precedente campagna e dovrebbe trovare collocamento nel corso della campagna.

Il mercato

I prezzi in tutto l’arco della campagna 2012-13 sono rimasti stabili su valori deludenti. La loro dinamica è stata fortemente condizionata da quella dei prezzi internazionali. Questi, nonostante un lieve incremento della domanda globale non si sono mossi perché anche l’offerta è stata in rialzo portando il riso a nuovi record produttivi, mentre la consistenza degli stock mondiali e le varie politiche adottate dai paesi importatori tendevano a frenare le tendenze rialziste.

Le previsioni per la campagna 2013-14 sono analoghe per il fatto che è atteso un nuovo leggero incremento di offerta, tale comunque da compensare quello della domanda e da consentire un piccolo incremento degli stock.

I prezzi interni si sono mossi al momento della saldatura fra le due campagne, ma quella nuova si è aperta con quotazioni al ribasso, con l’eccezione dell’arborio. Nei primi mesi della nuova campagna si è assistito a una modesta ripresa delle varietà da mercato interno e a prezzi in flessione per i tondi e per i lunghi B, i più esposti al mercato mondiale.

Lo scenario europeo del riso e le prospettive

La tendenza alla riduzione della superficie coltivata a riso e della produzione si conferma in tutta Europa (tab. 5 e tab. 6). I cali registrati in tutti i paesi produttori nel 2012, con l’eccezione italiana, sono confermati nel 2013 anche se i dati non sono ancora disponibili. Il risultato di questo fenomeno è un incremento del peso relativo del nostro Paese che è risalito dal 53,3% del 2011 al 54,6% del 2013.

Il collocamento del prodotto all’inizio del 2014 risulta tutto sommato abbastanza buono e comunque in linea con l’anno precedente (tab. 7). Il quantitativo venduto è di 616mila t, contro 678mila alla stessa data del 2013, ma in percentuale è lievemente superiore, considerando la minore produzione del 2013; tuttavia il collocamento risente della distribuzione della produzione fra i diversi tipi di riso. Incontra difficoltà il tondo, mentre le varietà da mercato interno sono meno pesanti. I Lunghi B trovano mercato con quotazioni su livelli modesti.

Le prospettive per quella che sarà di fatto l’ultima campagna della vecchia Pac rimangono incerte in relazione alle modalità che lo stato italiano adotterà per la parte di sua competenza e, nello specifico, per la quota di premio accoppiato che verrà aspramente contesa da molti altri prodotti. L’Italia, come tutti, avrà tempo fino al primo agosto 2014 per definire le materie di sua competenza e cioè come verrà calcolato il livello base del pagamento di base per tutti gli agricoltori, l’eventuale pagamento redistributivo per i primi 30 ettari e, soprattutto, le risorse da destinare, nel limite del 15% del totale della spesa, per i pagamenti accoppiati. Troppe incognite, aggravate dal fatto che le proposte di regolamento della Commissione devono ancora essere rese note e la discussione in Italia è ferma sulla questione dell’agricoltore attivo e cioè della figura che potrà ricevere il pagamento.

Come si vede in queste condizioni è difficile prendere decisioni a mente serena, scelte equilibrate anche dal punto di vista delle varietà rimangono comunque la sola strada giudiziosa.

Per l’anno venturo si vedrà quando sapremo, forse, che cosa dirà la Pac. 

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Superfici ancora in calo Produzioni ai minimi - Ultima modifica: 2014-05-07T00:00:00+02:00 da Redazione Terra e Vita
Superfici ancora in calo Produzioni ai minimi - Ultima modifica: 2014-05-07T11:54:58+02:00 da Redazione Terra e Vita

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