Conservare la sostanza organica non basta più: occorre rigenerarla.
L’attenzione dell’Unione europea ai carbon sink del suolo e al loro ruolo nel compensare le emissioni di gas serra e mitigare così il cambiamento climatico potrebbe dare nuove chance all’agricoltura conservativa.
«Il tenore di sostanza organica – ricorda Nicola Gherardi Ravalli Modoni, Presidente della Fondazione per l'Agricoltura F.lli Navarra – dei suoli agrari italiani, compresi quelli più fertili della pianura padana, si è pericolosamente abbassato negli ultimi anni». «La risposta può venire solo dal sistema delle conoscenze e dalla diffusione di una migliore tecnica colturale».
Anteprima Terra e Vita 6/2023
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Non solo semina su sodo
L’agricoltura conservativa si basa da sempre su tecniche agronomiche integrate che mirano alla gestione sostenibile e alla salvaguardia del suolo, ma i sostegni pubblici a questo tipo di produzione sono progressivamente calati nel corso delle ultime programmazioni Pac.
Colpa anche dell’immagine di un tipo di agricoltura fortemente legata al glifosate e al condizionamento delle campagne di opinione contro questo erbicida non selettivo. Agricoltura conservativa non significa però solo diserbo e semina su sodo e il convegno “Uso delle colture di copertura e biostimolanti in agricoltura sostenibile: sfide e opportunità” organizzato dalla Fondazione F.lli Navarra a Gualdo di Voghiera (Fe) lo scorso 7 dicembre assieme all’associazione Aipac lo ha voluto dimostrare.
Sovescio è meglio
«La nuova Pac – fa notare Luca Minelli di Maa Seed – ha rimesso al centro la necessità della copertura dei suoli, ma occorre saper distinguere tra cover crop e sovescio». «Nel primo caso si tratta di colture intercalari la cui scelta è condizionata dalle colture tra cui è seminata. Nel secondo caso l’obiettivo è più “profondo”: nutrire il suolo e migliorarne le caratteristiche». In entrambi i casi il ricorso a specie singole semplifica le operazioni colturali, ma è con i miscugli calibrati che si ottengono i migliori risultati in termini di copertura del terreno e contrasto alle malerbe, diluizione dei patogeni, resilienza al climate change. «L’unione fa la forza – commenta Minelli».
Risorsa Azotobacter
I batteri probiotici sono una nuova risorsa sia per migliorare la fertilità organica e azotata del suolo che la resilienza delle specie coltivate. Lo assicura in collegamento streaming Paula Garcia Fraile, dell’Università di Salamanca (Spagna). In particolare gli Azotobacter (alcuni fertilizzanti speciali moderni ne sono dotati) sono considerati promotori dell’accrescimento vegetale perché producono un elevato numero di metaboliti secondari che stimolano la sintesi di fitormoni ed enzimi, oltre a fissare l’azoto atmosferico rendendolo biodisponibile per la pianta.
Bioeconomia circolare
«Bioeconomia circolare e agricoltura rigenerativa – elenca Anna Trettenero, agronoma – sono le nuove parole d’ordine per chi si impegna nella tutela del suolo». Un approccio ecosistemico che si basa su 4 pilastri interconnessi tra loro come: minimo disturbo del suolo ricorrendo a semina diretta su terreno non lavorato; rotazioni colturali; gestione dei residui colturali; colture di copertura.
Numerose le cover crop, anche di origine tropicale, testate da Trettenero nelle sue esperienze in tutta Italia sia su colture erbacee che arboree. «La scelta dipende dall’obiettivo: fissazione di azoto atmosferico, apporto di sostanza organica, decompattamento del suolo, biodiversità e sostegno agli impollinatori attraverso specie mellifere, living mulch, ecc».
La seminatrice giusta
L’agricoltura conservativa richiede però un elevato grado di preparazione tecnica da parte di produttori e in passato alcuni sono rimasti scottati a causa di risultati non entusiasmanti. «Un gap – sostiene Mauro Grandi, esperto di meccanizzazione – che spesso dipende da scelte tecniche sbagliate sulla seminatrice da sodo. In base ai differenti tipi di terreno coltivato occorre infatti affidarsi alle macchine e agli utensili che garantiscano il corretto interramento del seme e la chiusura del solco senza compattare».
Il bagaglio della conoscenza
«La sostenibilità è un viaggio continuo – afferma Alberto Cavallini, produttore e presidente di Aipac – non un punto di arrivo». L’unico bagaglio che ci può servire in questo viaggio è la volontà di far crescere la nostra conoscenza tecnica. «Il termine agricoltura conservativa verrà sostituito con quello di agricoltura rigenerativa, che rappresenta pienamente l’obiettivo di salvaguardare assieme la redditività dell’azienda agricola, la tutela dell’ambiente e la neutralità climatica».
Tornano i sostegni Pac
L’agricoltura conservativa torna tra gli obiettivi della Regione Emilia-Romagna. Lo spiega Gianpaolo Sarno, dell’Assessorato Agricoltura di questa regione. Nel complemento di Sviluppo Rurale 2023-2027, all’interno dell’intervento Sra03 (Tecniche di lavorazione ridotta) vengono infatti stanziati 350 euro a ettaro per chi adotta tecniche di lavorazione ridotta dei suoli.
Un sostegno che va ad appannaggio sia del no tillage che della minima lavorazione o lavorazione a bande (basteranno?) e che impone anche di garantire la copertura del suolo, non attraverso cover crop ma con stoppie e residui colturali.