Con l’aumento delle temperature la nuova e tenera vegetazione degli agrumi rischia di essere attaccata dalle varie specie afidiche che in questo periodo possono infestare la coltura.
L’arricciamento delle foglie
È noto che la dannosità degli afidi non è uguale perché le diverse specie hanno effetti variabili sulla vegetazione. Gli “afidi verdi” (essenzialmente Aphis spiraecola, spesso indicato anche in alcuni disciplinari di produzione integrata con il suo sinonimo di Aphys citricola) sono i più dannosi perché tendono a deformare i germogli con la loro attività trofica, facendo “arricciare” le foglie dei giovani germogli infestati.
Attacchi di A. spiraecola sono probabili in primavera, con lo stabilizzarsi del bel tempo, anche in fase di fioritura. Questi afidi sono più difficili da combattere con prodotti di contatto perché le loro colonie si sviluppano soprattutto sul lato interno delle foglie, che si arricciano, restando più protette dal contatto diretto delle soluzioni insetticide. Indicativamente, le soglie di intervento sono il 5% dei germogli infestati per clementine e mandarino, il 10% per gli altri agrumi.
Gli “afidi bruni” (i più importanti sono Toxoptera aurantii o afide nero, Aphis gossypii o afide del cotone, ecc.) non deformano la vegetazione ed il loro danno si limita alla sottrazione di linfa ed alla produzione di melata.
Toxoptera aurantii è più specializzato sugli agrumi ma è in grado di infestare altre specie erbacee (es. camomilla) o arbustive (pittosporo, viburno, ecc.) e di sopravvivere attivamente anche in inverno, per avviare l’attività riproduttiva alla ripresa vegetativa. Nei nostri ambienti può svolgere anche una trentina di generazioni con femmine partenogenetiche.
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