Addio norme Ue per dimezzare l'uso degli agrofarmaci. Con 299 no, 207 voti favorevoli e 121 astenuti l'Europarlamento ha respinto non solo la proposta della Commissione europea, ma anche il rinvio del testo per un nuovo esame in commissione, sancendo la fine della prima lettura del provvedimento Sur. Tradotto: proposta politicamente morta e clamoroso stop per il testo legislativo più ambizioso della Strategia Farm to Fork, ovvero la parte agroalimentare del Green Deal. Ma anche quello che più creava preoccupazione agli agricoltori europei e italiani.
Con l'approssimarsi delle elezioni europee «non ci sarà nessun regolamento in questo mandato», ha sintetizzato il presidente della commissione ambiente Pascal Canfin (Renew,
Francia). In teoria, il Consiglio Ue potrebbe andare avanti, ma «ormai per l'Europarlamento sarà troppo tardi per decidere, quindi non ci sarà nessun accordo sui pesticidi in questa
legislatura», ha spiegato Canfin.
Per l'Italia previsto taglio del 62%
La proposta della Commissione europea per la riforma delle norme sugli agrofarmaci di sintesi prevedeva il dimezzamento del loro uso entro il 2030 rispetto ai livelli del periodo 2015-17. Il taglio del 50% era l'unico obiettivo quantitativo, tra quelli della Strategia Farm to Fork, a essere stato reso vincolante a livello Ue, con target di riduzione anche a livello nazionale. La Commissione aveva proposto anche il divieto dell'uso in un grande numero di superfici, definite sensibili, e la promozione di pratiche ecocompatibili di controllo delle infestanti. Gli Stati membri avrebbero dovuto inoltre fissare obiettivi per aumentare il ricorso a metodi non chimici di controllo dei parassiti. Se fosse passata la proposta della Commissione l'Italia avrebbe dovuto ridurre del 62% dell’uso di agrofarmaci e del 50% delle sostanze attive sostitutive entro il 2030.
Presentata nell'estate del 2022, la proposta ha avuto un iter travagliato in Consiglio agricoltura e nell'Europarlamento. Viste le prime resistenze dei ministri, la Commissione europea aveva fatto ampie concessioni sulle aree sensibili. Gli Stati avevano poi chiesto e ottenuto un supplemento della valutazione di impatto sociale ed economico della proposta, che ha ritardato i lavori di sei mesi. Intanto nell'Europarlamento andava in
scena lo scontro tra la commissione agricoltura e quella ambiente, competente sul dossier. Nelle ultime settimane la presidenza spagnola ha affermato di voler raggiungere una posizione comune tra gli Stati a dicembre. Ora, con il fallimento di Strasburgo, tutto torna in discussione.
Soddisfatte le organizzazioni agricole
Unanimi le reazioni positive delle organizzazioni agricole al voto del Parlamento europeo. Per Cia-Agricoltori italiani "ha prevalso il buon senso". Per Coldiretti e Filiera Italia il mancato accordo sulla Sur all'Eurocamera "salva le produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dalla irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci". Il presidente di Confcooperative Fedragripesca Carlo Piccinini ha commentato così: «Il Parlamento europeo ha rigettato una proposta irrazionale e ideologica, che pur muovendo da obiettivi di sostenibilità ambientale pienamente condivisibili, era stata scritta senza un’adeguata valutazione di impatto». Sulla stessa linea il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti che ha parlato di «una giornata decisamente positiva per le imprese agricole italiane».
«Non è in discussione l’obiettivo di tagliare il ricorso alla chimica nei processi produttivi, a vantaggio delle risorse naturali e della biodiversità – ha aggiunto Giansanti – ma vanno messe da parte le impostazioni ideologiche, lasciando la strada aperta alla ricerca, alle innovazioni e agli investimenti».
Meno male, per adesso.