Dimezzare l’agrochimica entro il 2030.
Il Green deal e la strategia Farm to fork promettono un tesoretto di sostegni per la sostenibilità in agricoltura, ma impongono anche impegnativi vincoli per i produttori.
In particolare riguardo agli obiettivi di ridurre in 10 anni l’uso e il rischio complessivo degli agrofarmaci, come riuscirci?
Un ruolo fondamentale può essere svolto dagli agenti di biocontrollo. Una categoria che comprende: macrorganismi e microrganismi utili, sostanze naturali e mediatori chimici (ad es. feromoni) che attualmente vale circa l’8% del mercato dei mezzi tecnici per la difesa.
Il webinar moderato da Terra e Vita
Cia Agricoltori Italiani e IBMA Italia hanno di recente stretto un accordo per favorirne un ulteriore diffusione. Il webinar “Il valore delle tecnologie di biocontrollo per la difesa delle colture” che si è svolto lo scorso 8 luglio con la moderazione di Terra e Vita ha costituito la prima tappa di questo progetto.
«La diffusione delle tecnologie di biocontrollo – ammette Claudia Merlino, direttore generale di Cia - va nella giusta direzione dello sviluppo non solo dell’agricoltura biologica, ma soprattutto della produzione integrata».
«Occorre però superare alcune criticità: nella disponibilità (visto il dimezzamento delle sostanze utili impiegabili in agricoltura), nella ricerca (la maggior parte delle aziende che se ne occupano sono di piccole e medie dimensioni), nella competenza degli utilizzatori e infine nei costi della difesa fitosanitaria (strategie più complesse significa spesso maggiori spese)».
Il nodo delle regole di registrazione
«Per una loro maggiore diffusione – testimonia Giacomo De Maio, presidente di Ibma Italia – servono regole diverse per favorirne la registrazione».
«La strategia farm to fork – informa Domenico Deserio della DG Sante della Commissione Ue – prevede delle linee da seguire per arrivare agli obiettivi di sostenibilità, come la riduzione del tempo oggi necessario per la registrazione dei bioformulati da parte degli Stati membri e facilitazioni per il loro accesso al mercato». Una delle attività a cui sta lavorando Deserio è proprio quella di rivedere i criteri della valutazione del rischio ambientale per questi prodotti, differenziandoli da quelli per i prodotti chimici.
Biocontrollo, il contributo della ricerca
Nel corso dell’evento Pio Federico Roversi del Crea-Dc ha ricordato come il nostro Paese stia portando avanti la più estesa esperienza di lotta biologica tradizionale in pieno campo con i lanci della vespa samurai, parassitoide della cimice asiatica.
Edoardo Puglisi dell’Unversità Cattolica di Piacenza ha descritto l’effetto di biocontrollo di numerosi biostimolanti anche microbici allo studio, ma ha stigmatizzato l’impossibilità di registrarli per questo scopo.
Ettore Capri del medesimo ateneo ha messo in guardia riguardo a possibili incomprensioni dell’opinione pubblica riguardo all’utilizzo di microorganismi in agricoltura «La diffidenza su questo tema è decisamente aumentata nell’ultimo periodo, servirà accortezza nella fase di comunicazione».
Un contributo in questo senso può venire dall’avvio del «Sistema di certificazione della sostenibilità» del Mipaaf descritto nel corso del webinar da Filippo Gallinella e previsto da un emendamento nella conversione in legge del decreto rilancio firmato dallo stesso Presidente della Commissione agricoltura alla Camera.
Più attenzione dalle istituzioni
«Gli agricoltori – conclude Dino Scanavino, presidente di Cia – sono i veri protagonisti della svolta green europea: devono essere supportato dall’attenzione delle istituzioni e della ricerca senza subire le conseguenze di normative e di una burocrazia spesso nemica della produzione e della scienza».
«Servono meno favole e più azioni concrete per consentirci di disporre di mezzi tecnici più sostenibili e efficienti come gli agenti di biocontrollo, ma bisogna mettere anche al riparo le nostre coltivazioni dall’assalto di parassiti alieni sempre nuovi».
Articolo pubblicato su Terra e Vita 23
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Biocontrollo: sostegni diretti nella Pac
e obiettivi precisi nel Pan
«Gli agenti di biocontrollo sono strumenti – considera Sylvia Plak, presidente di Ibma global – che possono dare un decisivo contributo alla biodiversità, sostenibilità e resilienza dei sistemi agricoli. Per favorire una svolta positiva in tal senso puntiamo all’obiettivo del 75% di bioformulati sulla totalità delle registrazioni». Il problema maggiore deriva da un sistema normativo studiato su misura per i prodotti agrochimici che però frena la registrazione di questi prodotti bio. «Chiediamo una regolamentazione europea specifica per gli agenti di biocontrollo per facilitarne l’accesso sul mercato».
«Una strada – commenta Jennifer Lewis direttore esecutivo di Ibma global – può arrivare dalla riforma del regolamento 1107/2009 sulla registrazione degli agrofarmaci. Per rispettare gli obiettivi di Bruxelles servono però altri strumenti come l’inserimento del vincolo dell’utilizzo dei bioformulati negli ecoschemi della prossima Pac e precisi obiettivi nei Piani per gli usi sostenibili degli agrofarmaci (Pan)».
L’Italia si trova in una fase di passaggio riguardo a questo punto: il Pan messo a punto sei anni fa è scaduto. Il prossimo, come testimonia Bruno Caio Faraglia del Mipaaf, dovrebbe vedere la luce presto con precisi riferimenti al biocontrollo.