Lo scorso anno è stato un “annus horribilis” per la vite in buona parte dell’Italia, compresa quella meridionale, a causa delle condizioni climatiche primaverili particolarmente favorevoli allo sviluppo ed alla diffusione della peronospora (Plasmopara viticola). Fortunatamente, per ora, la situazione fitosanitaria è sotto controllo sia per una maggiore attenzione dei viticoltori alla prevenzione ed alla tempestività degli interventi, sia per un clima poco piovoso e in diverse aree siccitoso. Ma non sappiamo cosa ci riserva nelle prossime settimane l’instabilità climatica a cui sembra dobbiamo abituarci per la tendenza alla tropicalizzazione del nostro clima mediterraneo che comporta una maggiore umidità dell’area ed un aumento della frequenza di eventi estremi.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Oltre alla peronospora della vite, trattare anche l’oidio
Dove non è stata ancora raggiunta la prefioritura andrà programmato in questa fase fenologica un trattamento cautelativo sia contro la peronospora che l’oidio (Uncinula necator) per difendere il grappolo, particolarmente sensibile alle due malattie in fase di fioritura. L’ampia disponibilità di prodotti antioidici e antiperonosporici consente di impostare varie strategie di difesa, in funzione ad esempio della destinazione dell’uva (da tavola o da vino, a raccolta precoce o tardiva, in pieno campo o coperta), programmando già dalla prefioritura la scelta dei prodotti ed il loro posizionamento. Il rischio di selezionare forme di resistenza, sempre elevato per le caratteristiche biologiche di funghi come la peronospora e l’oidio, dovrà essere contrastato utilizzando prodotti con meccanismi di azione diversi, alternandoli o distribuendoli in miscela.
In post fioritura si proseguirà il programma di difesa anticrittogamico effettuando un secondo trattamento, per proteggere i grappoli, abbinando gli antiperonosporici con gli antioidici e tenendo conto delle caratteristiche dei prodotti già utilizzati nei primi trattamenti. Dall’allegagione si continuerà la difesa dall’oidio con criteri preventivi fino all’invaiatura. Per la difesa antiperonosporica andrà programmato un trattamento cautelativo in post-allegagione, anche se prima di questa fase potrebbero rendersi necessari ulteriori interventi se il tempo dovesse presentarsi piovoso, consentendo nuove infezioni secondarie del fungo.
Anticipare i sintomi
Le strategie antiperonosporiche possono differire sensibilmente a seconda del microclima, della forma di allevamento, della destinazione del prodotto. Considerando le caratteristiche della maggior parte dei prodotti antiperonosporici attualmente disponibili sul mercato - che si caratterizzano per una prevalente attività preventiva piuttosto che curativa - la scelta di aspettare “la prima comparsa” delle macchie d’olio prima di intervenire non appare sempre opportuna, soprattutto se si è in fasi fenologiche “sensibili”. In tal caso è da considerare il rischio di non individuare con sufficiente tempestività il “sintomo incipiente” e di non riuscire a trattare subito (ad esempio per piogge ripetute), con la conseguenza di effettuare un maggior numero di trattamenti “curativi” piuttosto che qualche intervento “cautelativo” in momenti strategici. L’uso dei modelli previsionali, sia per l’oidio che per la peronospora, è sempre più diffuso e costituisce un valido supporto alle decisioni del tecnico fitosanitario che, ovviamente, non possono però sostituire. Molto interessante per il controllo dell’oidio è la possibilità offerta dai modelli di individuare le infezioni primarie (ascosporiche), i cui sintomi sono piuttosto difficili da individuare in vigneto ma che costituiscono un importante serbatoio di inoculo che si accumula dall’inizio della primavera in campo e che è la principale causa delle improvvise esplosioni di muffa bianca che si possono osservare in primavera avanzata, provocate dalle infezioni dei conidi abbondantemente prodotti sui tessuti infettati precedentemente dalle ascospore.