Farmacie agricole, con il Coronavirus è cambiato il modo di lavorare

Il Dpcm 11 marzo 2020 ha stabilito che possono restare aperte. Ma hanno dovuto modificare gli orari e l’organizzazione del lavoro

Le farmacie agricole fanno parte a pieno titolo delle filiere che forniscono beni e servizi agli agricoltori. Perciò il Dpcm 11 marzo 2020 ha stabilito che esse possono restare aperte.

Ma dopo l’11 marzo le rivendite di agrofarmaci, concimi e altri mezzi tecnici agricoli hanno cambiato fisionomia. Non sono più il luogo dove gli agricoltori possono incontrarsi per discutere e confrontarsi, prima ancora che comprare mezzi di lavoro. Poi hanno mutato il modo di lavorare, a cominciare dagli orari, dovunque ridotti.

I loro titolari hanno dovuto cambiare le consuetudini per rispettare la legge, in primo luogo per proteggere la salute propria e dei dipendenti. Le merci arrivano quasi regolarmente, sebbene non tutte, ma gli agricoltori, avvolti dall’incertezza, comprano di meno. E il futuro rimane un’incognita.

 

Primo obbligo, seguire le regole del distanziamento sociale

Marco Valente

Per tutte le farmacie agricole il primo obbligo è stato seguire con scrupolo le regole del distanziamento sociale, evidenzia Marco Valente, titolare dell’Agrirrifarm di Bisceglie (Bt).

«La natura va avanti seguendo i suoi cicli, gli agricoltori devono eseguire lavori indifferibili. Con un’attenta opera di smart working abbiamo prima avvisato i clienti dei cambiamenti in atto e poi chiesto le loro necessità. Prepariamo la merce e, indossando io e gli altri addetti i dispositivi di protezione individuale, la consegniamo già pronta.

Ma abbiamo “chiuso” l’ingresso della rivendita, pur con un semplice nastro biancorosso, per impedire l’accesso diretto dei clienti. Esigiamo che questi si presentino con mascherina e guanti, uno alla volta e mantenendo la giusta distanza fra loro».

Benché il Dpcm 11 marzo consenta alle farmacie agricole di restare aperte dalle 6.00 alle 19.00, «l’Agrirrifarm nelle prime settimane ha limitato l’orario di apertura alla mattinata».

«Poi dal 6 aprile, quando si è entrati nel vivo delle lavorazioni del terreno e della trinciatura dell’erba nei campi inerbiti, l’ha ampliato al pomeriggio, curando ancora più intensamente il distanziamento sociale fra i clienti».

 

Limitare l’esposizione dei dipendenti al pubblico

Michelangelo Stolfa

 

 

 

 

 

 

Anche l’Auxiliaria Naturae di Rutigliano (Ba) ha ridotto di molto gli orari di apertura, limitandoli dalle 6.00 alle 8.30 e poi dalle 15.30 alle 17.30, cioè ai periodi di tradizionale maggiore afflusso.

«Lo abbiamo deciso – spiega uno dei titolari, Michelangelo Stolfa – per limitare l’esposizione dei cinque dipendenti al pubblico. Se uno solo di essi si ammalasse di Coronavirus saremmo costretti a chiudere».

«Inoltre sul banco vendita, che è lungo 4,5 m e prevede due postazioni vendita con altrettanti addetti dotati di computer, abbiamo fatto posizionare un pannello in plexiglass, come quelli presenti negli uffici postali, il quale funge da divisorio fra addetti e clienti e permette di evitare il contatto diretto in caso di tosse, starnuti, ecc.».

«Consentiamo l’ingresso a due clienti per volta, gli altri aspettano fuori. Esigiamo che tutti i clienti vengano dotati di mascherina e possibilmente anche di guanti».

Evitare assembramenti e consegnare la merce in azienda

Michele Settanni

 

 

 

 

 

 

Michele Settanni, della “Settanni Angelo - Prodotti per l’agricoltura” di Noicattaro (Ba), conferma che il modo di lavorare è nettamente cambiato.

«Dal 12 marzo la rivendita è aperta solo al mattino, dalle 6.00 alle 13.30, per ridurre i tempi di contatto con i clienti. Nel negozio non entra più nessuno, in modo che i clienti non tocchino più la merce esposta».

«Sotto il porticato abbiamo allestito un tavolo, che disinfettiamo prima di servire ogni nuovo cliente. Proteggendoci con mascherina e guanti, poggiamo su esso la merce richiesta, eventualmente già prenotata per telefono».

«La rivendita prima rappresentava per gli agricoltori anche un punto di incontro per discutere del più e del meno. Ora i capannelli non sono più ammessi. Consentiamo l’accesso a un cliente per volta, dotato di mascherina. Gli altri attendono fuori dal cancello di ingresso, mantenendo la giusta distanza fra loro ed evitando assembramenti. Questo per gli agricoltori di Noicattaro. Per quelli dei paesi vicini ci impegniamo a effettuare la consegna in azienda dei prodotti richiesti».

L’incertezza del futuro, per agricoltori e rivenditori

Valente, Stolfa e Settanni rimarcano come sia evidente fra gli agricoltori l’incertezza per il futuro. Ma le perplessità toccano anche i rivenditori.

«Rispetto a marzo e aprile dell’anno scorso l’afflusso dei clienti è diminuito per la diffusa incertezza su come andrà la campagna agraria – osserva Valente –. Gli agricoltori si chiedono come potranno raccogliere i loro prodotti, ad esempio l’uva da tavola, visto che molti operai agricoli stranieri sono rimasti nei loro paesi, se potranno venderli, se riusciranno a recuperare il denaro investito. Perciò non si sbilanciano molto negli acquisti».

Stolfa conferma la maggiore cautela degli agricoltori negli acquisti, «perché vivono nell’incertezza e non sanno se riusciranno a vendere, e in maniera remunerativa, i loro prodotti».

«Anche noi raccomandiamo agli agricoltori di comprare con giudizio, perché se a fine campagna non venderanno non potranno pagarci il dovuto, mettendoci ancora di più in crisi!».

Nonostante il massimo impegno nel proseguire al meglio l’attività, Settanni ha notato un calo della domanda che si riflette in un calo del fatturato.

«Non ho ancora ben quantificato la diminuzione rispetto al 2019, ma mi sembra consistente. Peraltro avvertiamo anche la carenza di alcuni agrofarmaci, alcune aziende hanno bloccato i preordini e fermato la produzione».

«Ma abbiamo anche difficoltà a reperire le mascherine. Comunque cerchiamo di lavorare ponendo la massima attenzione in tutto ciò che facciamo».

Farmacie agricole, con il Coronavirus è cambiato il modo di lavorare - Ultima modifica: 2020-04-14T22:08:03+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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