Gli attacchi della sclerotinia, una malattia il cui agente causale è un patogeno fungino in grado di arrecare gravi danni, colpiscono in particolare finocchio, sedano e carota. Queste ombrellifere vengono colpite soggette soprattutto quando sono coltivate nei terreni molto umidi per prolungata piovosità o per irrigazioni eccessive.
Come si manifesta
Gli esiti dell’infezione si manifestano sulle foglie, sulle radici e nella zona del colletto delle piante colpite. Sulle foglie compaiono inizialmente aree edematose, poi marcescenti, localizzate frequentemente lungo i piccioli. Le zone alterate tendono a estendersi rapidamente provocando l’ingiallimento delle foglie esterne che perdono di consistenza e si adagiano sul terreno. Dalle foglie esterne l’alterazione si diffonde a quelle interne che si distaccano con facilità. Sulle radici e sul colletto l’attacco della sclerotinia provoca la rapida comparsa di aree imbrunite e marcescenti; in condizioni di elevata umidità le zone infette si ricoprono di una muffetta biancastra nella quale sono immersi numerosi corpiccioli nerastri (sclerozi), gli organi di conservazione e di propagazione della malattia in grado di mantenersi vitali per diversi anni in ambiente secco. Inoltre, essi possono sopravvivere come saprofiti a spese di residui organici, oltre a trovare svariatissimi ospiti in altre piante coltivate e in quelle spontanee.
Interventi agronomici
La lotta contro la sclerotinia si attua con interventi chimici o biologici e soprattutto adottando misure indirette di tipo agronomico. Benché nessuna pratica agronomica possa, da sola, garantire un adeguato controllo della malattia, l’integrazione di alcuni interventi colturali può contribuire a contenere i danni sia attraverso la riduzione dell’inoculo presente nel terreno sia con la creazione di condizioni ambientali meno favorevoli allo sviluppo del patogeno.
A tale proposito basta citare l’avvicendamento con colture poco o nulla suscettibili come i cereali, l’apporto al terreno di ammendanti organici, l’aratura profonda, il drenaggio del terreno, la fertilizzazione azotata equilibrata, la riduzione della densità di impianto, l’irrigazione moderata, l’eliminazione e la distruzione delle piante infette e dei residui colturali dopo la raccolta.
I mezzi chimici
Il ricorso all’uso dei mezzi chimici è ammesso per combattere la malattia su finocchio mediante l’impiego di ciprodinil+fludioxonil alla dose di 60-80 g/hl e su finocchio e sedano con fluxapyroxad+difenoconazolo alla dose di 200 g/hl. Il trattamento deve essere effettuato in post-trapianto quando si creano le condizioni predisponenti la comparsa della malattia ed indirizzato alla base delle piante allo scopo di proteggere il colletto e le foglie basali. Una sola applicazione fitoiatrica non sempre può garantire una adeguata protezione di tali colture, pertanto è opportuno ripeterla prima della rincalzatura.
Lotta biologica
Tra i metodi alternativi all’impiego della chimica, la lotta biologica rappresenta lo strumento a disposizione del coltivatore per combattere questa malattia, avendo dimostrato buone potenzialità di efficacia.
Numerosi sono i microrganismi antagonisti presenti in natura che si sono dimostrati, in saggi di laboratorio, efficaci nei confronti di Sclerotinia sclerotiorum. Alcuni sono stati applicati anche in prove di campo, fornendo risultati interessanti, anche se non sempre costanti in quanto influenzati dalle condizioni di umidità e temperatura.
Antagonisti naturali e selettivi
Coniothyrium minitans (Contans WG) è un antagonista naturale e selettivo nei confronti di varie specie di sclerotinia. È un fungo comunemente presente nel suolo, non è modificato geneticamente e attacca in modo specifico solo gli sclerozi del patogeno, senza alcuna azione collaterale negativa sull’ecosistema.
I preparati a base dei funghi antagonisti Trichoderma asperellum ceppo ICC012+ +Trichoderma gamsii ceppo ICC080 (Patriot Dry, Remedier, Tellus WP) sono indicati per combattere i patogeni che attaccano l’apparato radicale ed il colletto delle piante. Dopo l’applicazione colonizzano il terreno e le radici delle colture e agiscono sottraendo spazio ed elementi nutritivi a quelli patogeni.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo/Centro di Terra e Vita