In molte aree collinari e montane sono tornate le infestazioni di cavallette; nell’Italia settentrionale la specie prevalente è sicuramente Calliptamus italicus (o cavalletta dalle ali rosa) ma sono stati segnalate infestazioni anche di altre specie come Barbitistes vicetinus che, occasionalmente, possono danneggiare le colture a creare disagio ai cittadini.
Nelle zone più meridionali d’Italia, invece, le segnalazioni riguardano soprattutto Dociostaurus maroccanus.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Favorite dalle aree incolte
Le periodiche pullulazioni di cavallette sono dovute alla concomitante presenza di diversi fattori ecologici favorevoli. Un ruolo determinante è dovuto all’aumento di aree incolte o scarsamente lavorate in conseguenza dell’abbandono di terreni proprio dove si trovano gli ambienti ideali per la riproduzione di questi insetti.
Tale condizione è più diffusa nelle zone collinari e montane dove, non a caso, le infestazioni sono più frequenti. Anche le annate particolarmente siccitose sembrano favorire gli incrementi numerici delle cavallette (anche per gli anni successivi) dato che l’elevata umidità rappresenta un fattore ambientale considerato avverso per lo sviluppo delle uova nel terreno).
Essendo polifaghe, se numerose, le cavallette possono danneggiare non solo le piante spontanee, ma anche le colture erbacee, in particolare leguminose foraggere e orticole. Il danno è direttamente correlato al livello di infestazione e generalmente si determina a carico delle coltivazioni di erba medica, in quanto diffuse nelle aree collinari e alimento preferito dalle forme giovanili in rapido accrescimento.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Si spostano in folti gruppi
Calliptamus italicus compie una sola generazione all’anno e supera l’inverno come uovo nel terreno. Tra la fine di maggio e la fine di luglio, in modo scalare in relazione ad altitudine ed esposizione, nascono le forme giovanili.
In caso di forte infestazione le giovani cavallette si riuniscono in folti gruppi che ricoprono interamente il terreno e si spostano alla ricerca di cibo devastando le coltivazioni (ma anche gli orti e i giardini) che incontrano sul loro cammino. In circa 40-50 giorni, attraverso più mute, raggiungono lo stato adulto.
I primi adulti compaiono in luglio e si accoppiano, spostandosi in volo per brevi distanze. La deposizione delle uova avviene in agosto in aree circoscritte, dette “grillare”, presenti per lo più in vecchi prati o medicai caratterizzati da terreni compatti, esposizione a sud e dotati di pendenza (quindi meno soggetti a ristagni idrici).
La femmina scava nel terreno un foro della profondità di 2-3 cm dove forma una ooteca (comunemente denominata “cannello”) deponendo sovrapposte e incollate tramite un secreto spugnoso 25-55 uova. Ogni femmina è in grado di formare da 3 a 6 ooteche. Nelle zone maggiormente infestate, il terreno può apparire ricoperto da uno strato continuo di cannelli di uova.
Lotta meccanica alle cavallette
Improponibile per varie ragioni la lotta chimica che in passato si faceva sulle neanidi direttamente nei luoghi di ovideposizione, oggi la lotta alle cavallette è essenzialmente meccanica e si basa sull’aratura anche superficiale dei terreni da realizzare nel periodo autunno-invernale.
Purtroppo, per applicare correttamente questa metodologia di lotta, servirebbe un efficiente monitoraggio delle infestazioni avute nel periodo estivo e una mappatura dei focolai presenti sul territorio. Ancora meno proponibile ed efficace è la lotta agli adulti. Anche se occasionalmente possono arrecare danni a colture e orti, il problema è soprattutto il fastidio che provocano alle abitazioni e in questi contesti la lotta chimica non è consigliata.
Fortunatamente le cavallette hanno molti nemici naturali. Fra i più importanti troviamo il coleottero meloide Epicauta rufidorsum che depongono gruppi di alcune decine di uova in “buchette” scavate nel terreno. Da tali siti, dopo alcune settimane, fuoriescono delle piccole larve molto mobili che vanno alla ricerca delle ooteche delle cavallette per nutrirsi delle uova ivi contenute. Nelle zone collinari in cui sono frequenti le infestazioni di cavallette l’azione predatoria di questi coleotteri va salvaguardata anche se, spesso, non è sufficiente a contenere le infestazioni più gravi.