Il freddo primaverile in coincidenza con le fasi più sensibili dei fiori ha determinato una bassissima allegagione in molte aree meridionali e i prolungati forti caldi estivi hanno messo a dura prova le piante di olivo in asciutto, nonostante la coltura sia tipica di ambienti mediterranei aridi. A completare l’opera ha poi contribuito la mosca delle olive (Bactrocera oleae) che ha trovato condizioni ideali per le infestazioni in autunno, attaccando le poche olive presenti, non più limitata da insetticidi penetranti e abbattenti come il dimetoato, ormai non più utilizzabile. L’olio italiano, quindi, quest’anno sarà meno dello scorso anno e, in molti casi, di minore qualità.
Valutare gli interventi fitosanitari
In ogni caso, dal punto di vista fitoiatrico, completata la raccolta occorrerà valutare se effettuare eventuali trattamenti volti soprattutto a contenere i comuni agenti di malattie fungine (lebbra, occhio di pavone, cercospora, ecc.) o batteriche (rogna) dell’olivo.
Potatura fondamentale
Anche le operazioni di potatura sono una buona occasione per controllare lo stato fitosanitario delle singole piante.
Particolare attenzione andrà posta ad eventuali sintomi che possano far sospettare infezioni da Xylella fastidiosa ma senza dimenticare le “classiche” problematiche fitosanitarie dell’olivo:
- l’occhio di pavone (Spilocea oleagina);
- la cercosporiosi (Mycocentrospora cladosporioides);
- la lebbra (Gloeosporium olivarum, G. acutatum)
- il fungo Camarosporium dalmaticum (diffuso dalla Prolasioptera berlesiana, insetto predatore delle uova di mosca delle olive).
- a queste è da aggiungere la verticilliosi, causata dal fungo tracheomicotico Verticillium dahliae, che dal terreno penetra nelle radici e risale lungo i vasi legnosi, occludendoli.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Trattare le ferite con il rame
In presenza di olive “mummificate” o di sintomi dei patogeni fogliari menzionati sopra, potrebbe convenire un trattamento con prodotti rameici che disinfettano le ferite causate durante la raccolta dagli agevolatori meccanici o dai tagli dei rami e che tengono a freno, oltre alle malattie crittogamiche, anche la rogna batterica.
Controllare la lebbra in primavera
Per quanto riguarda la lebbra, però, per abbattere la carica di inoculo negli oliveti, più che i trattamenti invernali, sono utili quelli contro le infezioni latenti primaverili. In primavera, infatti, il fungo colonizza i residui fogliari, le olivine, i teneri rametti e le foglie e si mantiene in forma di micelio fino alle prime piogge autunnali, quando differenzia i conidi e diffonde l’infezione sulle drupe.
Eliminare i rami infetti
A chi effettua la potatura in questo periodo, si raccomanda di eliminare i rami infetti da rogna (noduli provocati dal batterio Pseudomonas syringae subsp. savastanoi), soprattutto negli impianti giovani. Si ricorda che le gelate primaverili possono provocare microfessurazioni della corteccia che, al pari delle grandinate, favoriscono la penetrazione del batterio responsabile della rogna. Pertanto, dopo un evento meteorico avverso è buona norma eseguire un trattamento rameico per ostacolare l’ingresso dei batteri attraverso le ferite.
Un’altra operazione sanitaria importante durante la potatura è la slupatura delle parti legnose attaccate da carie: dopo aver rimosso il legno alterato è necessario disinfettare e coprire con appositi mastici o soluzioni anticrittogamiche le ferite aperte.
Lana artificiale per gli oziorrinchi
Per limitare i danni degli oziorrinchi (Otiorrhyncus spp.) sulla nuova vegetazione alla ripresa vegetativa, si potranno fasciare i tronchi delle giovani piante con “lana artificiale”, creando uno sbarramento in cui gli adulti rimangono intrappolati mentre dal terreno risalgono il tronco per portarsi sulle foglie.