Il genere Lavandula comprende 39 specie, 79 taxa intraspecifici e un numero di ibridi classificati in tre sottogeneri e otto sezioni. Ci sono anche circa 400 cultivar registrate. All’interno del genere, le specie più comunemente coltivate sono L. angustifolia (lavanda o lavanda vera), L. Latifolia Medik., L. stoechas L. (lavanda spagnola) e L. × intermedia Emeric ex Loisel. (lavandino). Per la produzione di olio essenziale i genotipi più coltivati sono L. angustifolia e L. × intermedia, ma l’olio di lavanda (L. angustifolia) è commercializzato a un prezzo circa 3-5 volte superiore a quello dell’altra specie in quanto considerato di qualità superiore.
La lavanda preferisce un clima con estate calda e inverno fresco. Tuttavia, grazie alla sua elevata plasticità ecologica, questa specie può essere coltivata in un’ampia gamma di regioni geografiche. Richiede una temperatura relativamente alta per la germinazione e per entrare nella fase vegetativa: circa 10-15 °C. Le giovani piante sono più sensibili agli eventi meteorologici estremi, ma le piante mature sono resistenti. Il fabbisogno idrico è moderato e le piante sono resistenti alla siccità occasionale, ma lunghi periodi di siccità persistenti possono causare danni alla vegetazione.
Le piante infestanti
Il controllo delle piante infestanti è un problema per la coltura della lavanda poiché questa ha caratteristiche perenni e non vi sono diserbanti registrati. La gestione deve essere preventiva e può essere effettuata manualmente, meccanicamente (mediante i finger weeder e i torsion weeder) e/o ricorrendo a pacciamatura che rallenta lo sviluppo delle erbacce. Un’altra misura preventiva sarebbe un’attenta considerazione del luogo in cui la coltura viene impiantata. Sono allo studio preparati bioerbicidi che, in futuro, potrebbero migliorare il controllo delle infestanti. Le specie che si rinvengono più comunemente sono: Echinochloa crus-galli, Sonchus arvensis, Carum carvi, Brassica napus, Convolvulus arvensis, Sinapis alba, Setaria viridis, Urtica dioica ecc.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del fitopatologo di Terra e Vita
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Funghi, batteri e un fitoplasma
I parassiti e le malattie della lavanda possono ridurre la longevità della coltura da oltre dieci a soli tre anni. Fra i funghi e Chromista, quelli rinvenuti più frequentemente sono: Septoria lavandulae, che causa macchie fogliari; Rosellinia necatrix, Armillaria mellea e Coniothyrium lavandulae che provocano marciumi radicali; Phoma lavandulae e Phomopsis lavandulae che causano decolorazioni e appassimento del fogliame e Botrytis cinerea responsabile della muffa grigia. Altri patogeni tellurici opportunisti sono Fusarium sp., Verticillium sp., Sclerotium bataticola e Sclerotinia sclerotiorum.
Septoria lavandulae compare generalmente in autunno e provoca numerose lesioni fogliari di colore bruno grigiastro, piccole, da ovali a irregolari, con un margine di tessuto necrotico, leggermente più scuro o di colore marrone. L’ulteriore sviluppo della malattia provoca l’ingiallimento e la necrosi delle foglie infette, seguiti da una defogliazione prematura. Simili lesioni necrotiche si osservano anche sugli steli. Le lesioni contengono numerosi picnidi scuri sub-globosi immersi nel tessuto necrotico o parzialmente erompenti.
Fra i Chromista la Phytophthora sp. causa una crescita stentata, ingiallimento delle foglie seguito da appassimento e defogliazione della coltura. Le seguenti specie sono state identificate sulle piante di lavanda nel mondo: Phytophthora nicotianae var. parasitica, P. cinnamomi, P. palmivora, Phytophthora × pelgrandise e P. cryptogea.
Fra i batteri si segnalano Xanthomonas campestris e X. hortorum, che colpiscono prevalentemente le foglie, e Pseudomonas syringae che provoca l’appassimento dei giovani germogli. Fra le fitoplasmosi, particolarmente insidioso è il deperimento causato dal fitoplasma dello stolbur (Candidatus Phytoplasma solani), trasmesso dal Cixiidae Hyalesthes obsoletus. Segnalato anche un virus (AMV-Virus del mosaico dell’erba medica).
Insetti e nematodi molto insidiosi
Nel mondo sono stati individuati numerosi artropodi dannosi alla coltura, come Thomasiniana lavandulae e Resseliella lavandulae le cui larve si nutrono sotto la corteccia danneggiando la sommità dei rami; Hyalesthes obsoletus, Cechenotettix martini, Eucarazza elegans, Arima marginata Chrysolina americana, Meligethes subfumatus, Argyrotaenia pulchellana, Pterophorus spicidactyla; Philaenus spumarius, Sophronia humerella, Eliothis peltigera, Alucita tetradactyla, Zygaena lavandulae.
Fra i nematodi si segnalano Meloidogyne sp. ed Heterodera marioni. Ephestia elutella può deteriorare il prodotto immagazzinato.
Nella difesa della lavanda, date le caratteristiche e gli usi del prodotto commerciale, è necessario ricorrere a sostanze naturali e organismi di biocontrollo.