Patologie da siccità: ripartire da un buon impianto

siccità
Lo stress da siccità può essere contrastato grazie ad alcune "buone pratiche" agronomiche. Tra queste l'utilizzo di cultivar resistenti e di biostimolanti

Tante sono le possibili definizioni per la siccità, ma una appare particolarmente ampia e, allo stesso tempo, completa: la “siccità è uno stress multiplo causato dall’interazione di deficit idrico, alte temperature e alte intensità luminose” (Medrano et al. 2002).
La siccità, in definitiva, rappresenta una vera e propria “patologia” che interessa non solo l’agricoltura e gli agricoltori, ma l’intera collettività e tutti i settori e le attività produttive della società.

I rischi di fitotossicità

I fattori ambientali tra cui la durata, l’intensità e la frequenza della siccità, le caratteristiche del suolo, le condizioni e le fasi di crescita e le specie vegetali influenzano fortemente l’entità, la durata dei sintomi e i possibili danni.

Se prolungato oltre un certo limite, lo stress da siccità si traduce inevitabilmente in un danno ossidativo dovuto alla sovrapproduzione di specie reattive dell’ossigeno.
Le specie reattive dell’ossigeno (Ros), chiamate anche specie attive dell’ossigeno (Aos) o intermedi reattivi dell’ossigeno (Roi), sono il risultato della riduzione parziale dell’ossigeno atmosferico.

I Ros sembrano avere un duplice effetto in condizioni di stress abiotico che dipendono dalla loro quantità cellulare complessiva.

Se mantenuti a livelli relativamente bassi è probabile che funzionino come componenti di una via di segnalazione dello stress, innescando risposte di difesa/acclimatazione dallo stress.

Tuttavia, quando si raggiunge un certo livello di fitotossicità, i Ros diventano estremamente deleteri, avviando cascate ossidative incontrollate. Queste ultime danneggiano le membrane cellulari e altri componenti cellulari con conseguente stress ossidativo e infine morte cellulare.

Contro la siccità, ripartire dall’agronomia

Nel corso dell’evoluzione le piante hanno sviluppato diversi meccanismi adattativi che le rendono più tolleranti agli effetti negativi dello stress idrico. Tra i principali, stress escape (evitare l’avversità), stress avoidance (evitare lo stress), e stress tolerance (tollerare lo stress).

Compito dell’agricoltore e del tecnico è quello di migliorare la risposta delle piante alle situazioni di stress con un “percorso” che, necessariamente, deve iniziare dall’impianto della coltura.

Se, ormai, appare scontato l’utilizzo di nuove tecnologie nella gestione dell’acqua, ancora poco è stato fatto nella scelta dei portinnesti e cultivar tolleranti/resistenti alla siccità e nel riutilizzo di acque reflue e di compost da impianti di trattamento biologico (la sostanza organica trattiene elevati quantitativi di acqua).

Interessanti mezzi a disposizione dell’agricoltore sono anche specifici biostimolanti, in particolare quelli contenenti sostanze di osmoprotezione, che mitigano l’effetto avverso indotto dagli stress abiotici, direttamente o indirettamente, mantenendo integra la struttura della membrana o eliminando i ROS indotti dallo stress; inoltre, possono regolare anche il potenziale osmotico evitando pericolosi “collassi” cellulari.

In commercio sono già diffusi numerosi formulati a base di amminoacidi, zuccheri, polialcoli, ecc. in grado di migliorare le risposte naturali delle piante agli stress di natura abiotica.

La loro applicazione va attentamente valutata in base alle caratteristiche di ogni singolo prodotto, alla gravità dello stress, al tipo di pianta e alle condizioni pedoclimatiche locali di coltivazione.

Fondamentale l’aggiornamento

In un’agricoltura moderna e tecnologicamente avanzata sono fondamentali il know-how del tecnico e quello dell’agricoltore: “sapere come, conoscere le modalità, competenza tecnica”.

Gli agricoltori e i tecnici, da parte loro, non dovrebbero mai dimenticare i concetti di recovery e resilienza che risultano fondamentali per avere piante sempre più versatili nei confronti dei cambiamenti climatici.

Solo piante ben nutrite e non eccessivamente forzate sono in grado di opporsi a stress di natura abiotica contro i quali, molto spesso, esiste solo la risposta endogena della pianta.

Il riutilizzo di reflui deve essere considerato una tappa fondamentale di ogni sistema produttivo capace di autoregolarsi in mancanza di un qualsiasi fattore limitante la produzione.

Patologie da siccità: ripartire da un buon impianto - Ultima modifica: 2024-07-05T12:40:47+02:00 da Roberta Ponci

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