La Tingide del pero (Stephanitis pyri) è un piccolo insetto ampiamente diffuso in Italia e in tutta l’Europa temperata e meridionale.
Presenta una caratteristica forma appiattita con il corpo scuro caratterizzato da due tipiche espansioni a semicerchio del pronoto. Il corpo, inoltre, presenta una fitta reticolatura mentre le ali anteriori sono trasparenti e distese orizzontalmente.
La Tingide attacca soprattutto le pomacee (pero, melo) ma può infestare anche ciliegio, susino e, fra le piante ornamentali, biancospino, piracantha, rosa e rododendro. Anche se la specie è ubiquitaria le infestazioni interessano più facilmente le piante isolate o ubicate in zone collinari o di montagna o frutteti condotti in biologico.
Caduta anticipata delle foglie
Tutti gli stadi della Tingide colonizzano la pagina fogliare inferiore che, per effetto delle punture di ovideposizione, si presenta punteggiata di nero. A conferma della presenza dell’infestazione nella pagina inferiore si possono rinvenire i residui dell’attività metabolica dell’insetto, quali le esuvie biancastre delle diverse mute. Infine, sulle foglie infestate sono ben evidenti le forme mobili: adulti e neanidi che stazionano nella pagina inferiore.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Su pero il danno è determinato sia dagli adulti che dalle neanidi che, pungendo le foglie e svuotandone il mesofillo, provocano la comparsa di punteggiature giallo-argentee sulla pagina superiore. In caso di forti attacchi queste punteggiature confluiscono in ampie aree decolorate, centrate vicino alle nervature principali. Le punture di ovideposizione e gli abbondanti escrementi che le ricoprono, svolgono un’azione asfissiante che, insieme ai danni causati dalle punture trofiche, contribuisce alla caduta anticipata delle foglie.
Pericolosa in bio
In produzione integrata o in agricoltura “convenzionale” una lotta chimica specifica contro questo fitomizo non viene mai effettuata in quanto, le normali linee di difesa contro gli altri fitofagi, sono sufficienti a controllare anche la Tingide. Negli impianti di pero e melo biologici, invece, la Tingide diventa subito dopo la cimice asiatica, l’insetto più pericoloso, in grado di compromettere sia la produzione dell’anno in corso sia quella degli anni successivi.
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Per la lotta alla Tingide si interviene di solito verso la fine di aprile impiegando composti a base di piretro naturale (spesso in miscela con olio minerale) attivi nei confronti degli adulti svernanti, da impiegare prima degli accoppiamenti.
In alternativa si può intervenire verso la fine di maggio/primi di giugno nei confronti delle forme giovanili della prima generazione. È in questa fase dell’anno che si possono ottenere i migliori risultati. Tuttavia, in presenza di una popolazione elevata dell’insetto, è necessario proseguire con gli interventi anche sulle generazioni successive.
LA BIOLOGIA
La Tingide sverna come adulto sessualmente immaturo nascosto negli anfratti della corteccia, nel terreno fra le foglie secche oppure sulle piante arbustive poste nelle vicinanze del frutteto. In funzione delle condizioni climatiche la comparsa degli adulti si ha in aprile, generalmente in coincidenza con la ripresa vegetativa.
In maggio avviene l’accoppiamento e, subito dopo, le femmine cominciano a deporre circa da 20 a 100 uova ciascuna direttamente nei tessuti della pagina inferiore delle foglie ricoprendone il polo emergente con una gocciolina di liquido escrementizio che in seguito solidifica e annerisce. Dopo 15-30 giorni nascono le neanidi della prima generazione. Nel giro di una ventina di giorni queste neanidi diventano adulte e subito si accoppiano e cominciano a deporre.
Una seconda generazione si ha in piena estate mentre una terza si ha alla fine della stagione calda. In alcuni ambienti si può avere anche una quarta generazione nel periodo di fine estate-inizio autunno.