La tignoletta della vite (Lobesia botrana) è un lepidottero tortricide ampiamente distribuito in tutto il territorio italiano. Anche se sembra prediligere ambienti caldi-secchi è infatti spesso presente anche nell’Italia settentrionale. Qui svolge normalmente tre generazioni in un anno ma in alcune regioni italiane del sud (Puglia, Lazio, Sardegna) e in altre dell’area mediterranea (Grecia e Portogallo) è possibile osservarne una 4ª. È una specie polifaga ma, economicamente, è importante solo sulla vite su cui riesce a svolgere l’intero ciclo biologico.
I danni e i metodi di lotta
La prima generazione (antofaga) in genere non porta a danni di rilevanza economica in quanto gli attacchi sono raramente di intensità elevata, inoltre l’erosione di una parte dei fiori è compensata da una crescita maggiore degli altri acini e, in alcune varietà con grappoli molto serrati, questa azione può persino rivelarsi positiva.
I danni maggiori sono provocati dalla seconda e dalla terza generazione. In questi casi e larve si nutrono degli acini penetrandovi e svuotandoli e, oltre al danno diretto dovuto alla perdita di produzione, la loro attività trofica provoca anche danni indiretti favorendo l’instaurarsi di patogeni fungini quali botrite e marciume acido oltre ad attirare vespe e moscerini della frutta. Inoltre, anche gli acini circostanti possono marcire a causa del contatto con quelli infettati, espandendo così l’infezione.
Qualora il ricco complesso dei nemici naturali del fitofago (alcuni Imenotteri Calcididi e Icneumonidi, funghi del genere Beauveria e Metharrizium, batteri e virus) non riesca a svolgere una sufficiente e tempestiva attività di controllo, occorre intervenire con insetticidi specifici. È stato dimostrato sperimentalmente che la strategia più efficace per la lotta alla tignoletta è quella diretta contro la seconda generazione: una corretta impostazione degli interventi contro tale generazione, in situazioni di normale pressione del fitofago, può essere risolutiva (vedi tab. 1). Per il successo della strategia di difesa è di fondamentale importanza scegliere il momento di intervento sulla base della biologia dell’insetto e delle caratteristiche della sostanza attiva impiegata. Il corretto utilizzo dei mezzi tecnici a disposizione consente una limitazione dei trattamenti al minimo indispensabile, con conseguente risparmio economico a tutto vantaggio degli equilibri biologici del vigneto.
Cali di efficacia?
Negli ultimi anni si sono alternate stagioni con forti pressioni di L. botrana con altre in cui le popolazioni erano meno aggressive anche se, pur con alcuni distinguo, la sensazione diffusa è che le popolazioni di tignoletta siano in aumento in buona parte dei vigneti del nord Italia. Altrettanto diffusa è la sensazione che i prodotti attualmente utilizzati mantengano una buona attività ma, senza una adeguata gestione, si possano rischiare dei cali di efficacia se non delle vere e proprie resistenze (vedi tab. 2)....
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