Ormai da alcuni anni, nelle aree urbane, vi è il divieto di trattamenti fitosanitari per irrorazione sulla chioma. Ciò ha provocato un drastico incremento di alcune problematiche fitosanitarie sulle alberate stradali e nei parchi. Tra di esse, in questo periodo, si osservano la tingide e l’oidio del platano.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Un rincote che non si accontenta
L’insetto rincote Corythucha ciliata in ambito urbano infesta principalmente tutte le specie del genere Platanus. Svolge l’intero ciclo biologico a carico delle foglie, prevalentemente sulla pagina inferiore, compiendo tre generazioni all’anno, a partire dalle femmine fecondate che svernano tra le screpolature del ritidoma.
L’attacco avviene a partire dal mese di maggio (prima generazione) per poi proseguire per tutto il periodo estivo.
L’adulto è facilmente individuabile nella pagina inferiore delle foglie con le caratteristiche ali reticolate e appiattite sul corpo, trasparenti e molto espanse; anche il pronoto è molto espanso lateralmente con due formazioni membranose e reticolate, a forma di mezzaluna. Le neanidi sono scure, nerastre, e senza ali; tutte le forme mobili vivono in forma gregaria sulla pagina inferiore delle foglie, dove sono anche visibili escrementi nerastri e residui delle mute.
I danni sulle foglie
Oltre alle fastidiose punture che l’insetto può provocare anche sull’uomo, la tingide del platano, svolge la sua attività trofica a carico delle foglie, poiché, come tutti i fitomizi, ha un apparato boccale pungente succhiante in tutti gli stadi. L’insetto, pungendo il mesofillo fogliare, svuota le cellule che si riempiono di aria, determinando la caratteristica sintomatologia visibile sulla pagina superiore delle foglie. Le foglie divengono, quindi, color argenteo per poi virare verso il giallo e, infine, necrotizzare. In caso di gravi attacchi, comequest’anno, le piante subiscono una filloptosi anticipata con indebolimento delle piante.
Metodi di contenimento
Le gravi infestazioni di tingide che si stanno verificando sui platani in questo periodo, anche a causa della scarsa presenza di nemici naturali e delle condizioni di stress in cui vegetano i platani in ambiente urbano, rendono necessarie misure di contenimento. Poichè in ambiente urbano non sono più consentiti trattamenti per irrorazione alla chioma, bisogna ricorrere a uno dei diversi metodi esistenti in endoterapia, un sistema di trattamento che consente di iniettare direttamente nel tronco formulati chimici. Vi sono pochissimi prodotti appositamente registrati per la lotta alla tingide del platano in endoterapia e sono a base di Acetamiprid e Abamectina. Si ricorda che il trattamento in endoterapia può essere fatto ad anni alterni, con risultati altamente efficaci, e deve essere eseguito da personale specializzato al fine di non creare danni alle piante che possono evolvere in processi degradativi (carie) a carico del legno.
Un altro problema: l’oidio
Microsphaera platani è un ascomicete ampiamente diffuso in Italia e maggiormente nel Centro-Sud Italia.
Sverna sotto forma di cleistoteci (forma sessuata), visibili a occhio nudo sulla pagina inferiore delle foglie, o come micelio o conidi (forma asessuata) sui rametti o nelle gemme.
È un fungo che trova le sue favorevoli condizioni di sviluppo a partire dalla primavera per poi esplodere in questo periodo in concomitanza di clima caldo e umido; è facile, infatti, osservare sulla pagina superiore delle foglie, soprattutto di polloni o ricacci epicormici, l’inconfondibile feltro miceliare biancastro in concomitanza della sporulazione.
Tale sintomatologia si può osservare anche sui giovani rametti. Forti attacchi provocano accartocciamento fogliare, disseccamento e perdita di funzionalità in particolare delle foglie giovani.
Non vi sono formulati registrati per applicazioni endoterapiche perciò, a oggi, non possono essere eseguiti trattamenti fitosanitari in ambiente urbano.