Favorite dal clima piovoso della primavera e dall’elevata umidità presente nei manti erbosi dei frutteti, stanno aumentando le segnalazioni di danno alla raccolta, anche di forte entità, provocati direttamente dalla Forficola su frutti di pesco, di albicocco e di susino in numerose aree frutticole settentrionali (Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto).
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita n. 21
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Nei frutteti inerbiti
Gli attacchi avvengono nelle ore notturne e possono consistere in erosioni rotondeggianti ma soprattutto in penetrazioni profonde nei frutti attraverso lesioni. Queste erosioni deturpano i frutti rendendoli incommerciabili e favoriscono lo sviluppo di marciumi.
Tradizionalmente le infestazioni di Forficula auricularia in grado di causare un effettivo danno economico, sono sempre state sporadiche, legate ad annate con andamenti climatici particolari e a frutteti inerbiti che presentano maggiore umidità ambientale e quindi un habitat più adatto alla specie. Di questo insetto si sono sempre evidenziate le qualità di ausiliario in quanto eccellente predatore di afidi (soprattutto afide verde e afide lanigero del melo), psille, cocciniglie, nonché di uova, larve e crisalidi di piccoli lepidotteri (Cydia pomonella, Cydia molesta, ecc.). Negli ultimi anni, invece, i danni interessano una percentuale sempre maggiore di frutteti e il controllo di questo organismo sta diventando uno dei principali problemi da risolvere.
Nessun insetticida specifico
La difesa dalle forficole, infatti, è piuttosto complessa, in quanto non ci sono insetticidi registrati per questo impiego e i limitatori naturali fino a ora identificati non sono in grado di mantenere la popolazione a livelli accettabili in presenza di forti infestazioni. In mancanza di prodotti registrati la lotta chimica sfrutta forzatamente l’efficacia collaterale di interventi chimici eseguito per il controllo di altri target. Fra i diversi prodotti si sono dimostrati efficaci Indoxacarb, Spinosad e Thiacloprid.
Metodi alternativi
In alternativa, in frutteti di piccole dimensioni, possono essere utilizzati con buoni risultati dei preparati in pasta collosa da applicare ad anello sul tronco, prima che i dermatteri inizino a salire sulla chioma, quindi non oltre l’inizio di maggio. Per i piccoli impianti si possono sfruttare alcune caratteristiche biologiche delle forficole (il loro istinto gregario e la preferenza per i luoghi bui e umidi) per realizzare delle catture massali. A questo scopo si impiegano trappole costituite da fasce di cartone, giornali arrotolati, o qualunque altro materiale possa fungere da ricovero per le forficole, che va posizionato sulle branche basali, intorno al tronco o sul terreno. Le trappole vanno controllate e rimosse frequentemente eliminando gli individui presenti oppure, nel caso si voglia sfruttare la loro attività di utili predatori, trasferendoli in colture diverse come nei meleti.
Un insetto ad attività prevalentemente notturna
Forficula auricularia è un dermattero originario dell’Europa che è stato introdotto nel Nord America al seguito degli scambi commerciali all’inizio del XIX secolo per poi diffondersi rapidamente in gran parte del continente americano, in Australia e Nuova Zelanda e in Giappone. Le forficole sono insetti ad attività prevalentemente notturna. Durante le ore di luce si rifugiano in ricoveri ombreggiati e umidi, quali vegetazione, screpolature della corteccia, ecc., spesso manifestando comportamenti gregari.
All’inizio dell’autunno maschi e femmine di questa specie formano le coppie che poi si ritirano in nidi individuali in cui rimangono fino a tutto febbraio. In questi nidi nascosti sotto alcuni centimetri di terra, la femmina depone circa 50 uova che poi vigila fino alla schiusa che avviene in pieno inverno. Appena nate le neanidi rimangono raggruppate nei nidi poi, alla morte della madre, ne divorano il corpo prima di disperdersi nell’ambiente. I nuovi adulti compaiono nella tarda primavera o in estate.
In campo le forficole si nutrono di organi vegetali ma possono comportarsi anche da predatore nei confronti di molti insetti dannosi alle colture. Si trovano frequentemente anche negli ambienti antropizzati; nelle abitazioni di campagna vengono rinvenute soprattutto nelle cucine, nei solai, nei magazzini e nelle stalle o nei ricoveri di animali da cortile.