Vite, il ritorno dell’acariosi va affrontato con cautela

Sintomatologia di un attacco di acariosi (Foto: Luisa Mattedi)
L'acaro eriofide Calepitrimerus vitis torna a far sentire il peso dei suoi danni. I maggiori problemi si hanno alla ripresa vegetativa e a fine estate. La causa dello sgradito ritorno è però collegata all'alterazione dell'equilibrio biologico dell'habitat vigneto: prima di intervenire meglio verificare la correttezza della diagnosi

Nei vigneti che nella precedente stagione hanno manifestato attacchi dell’eriofide dell’acariosi (Calepitrimerus vitis), giunti alla fase fenologica del germogliamento (abbozzi fogliari) sarà opportuno intervenire con gli acaricidi specifici bifenazate o abamectina.

In alternativa, ma con cautela per evitare eventuali effetti di fitotossicità, si potranno usare prodotti ammessi anche in agricoltura biologica come con sali potassici di acidi grassi, l’olio minerale e lo zolfo.

Quest’ultimo potrebbe essere preferito se fosse necessario intervenire contro l’oidio in questo periodo. I sintomi dell’attacco dell’agente dell’acariosi (germogli deformati che tendono a disseccare, internodi raccorciati e a “zig zag”) possono essere confusi con malattie virali e viceversa. Pertanto, è sempre consigliabile che la diagnosi venga confermata da un laboratorio specializzato (basta l’osservazione al microscopio di un tecnico con un “occhio esperto”) per evitare trattamenti inutili. Contro l’acariosi, inoltre, sarà possibile intervenire anche in piena estate, se non si sono avuti risultati soddisfacenti al germogliamento o se in questa fase non si è riusciti a diagnosticare l’infestazione del C. vitis.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Escoriosi agli abbozzi fogliari

Nella fase fenologica di abbozzi fogliari, nei vigneti in cui l’escoriosi (Phomopsis viticola) è insediata, andrà programmato un intervento a base di metiram, pyraclostrobin o azoxystrobin che andrà ripetuto dopo circa 10 giorni.

Sintomi di escoriosi su tralcio erbaceo

Peronospora in prefioritura

La sensibilità alla peronospora (Plasmopara viticola) per la vite è generalmente bassa fino alla fase fenologica di “prefioritura” (che, con un andamento climatico normale, arriva nei primi di maggio nelle aree di pianura meridionali). In prefioritura è buona norma effettuare un trattamento cautelativo antiperonosporico, antioidico e, per le uve da tavola, contro i tripidi tra i quali è Frankliniella occidentalis la specie prevalente e più dannosa.

L’ampia disponibilità di prodotti antioidici e antiperonosporici consente di impostare varie strategie di difesa, in funzione ad esempio della destinazione dell’uva (da tavola o da vino, a raccolta precoce o tardiva, in pieno campo o coperta ecc.), programmando già dalla prefioritura la scelta dei prodotti ed il loro posizionamento. Prima della prefioritura, se la temperatura si manterrà mite e si verificheranno piogge, potrebbero comparire sulle foglie le tipiche “macchie di olio”, sintomo di infezioni peronosporiche in atto (si ricorda che l’applicazione della famosa “regola dei tre dieci” - ovvero il concomitante verificarsi di tre situazioni: germogli di circa 10 cm, temperature superiori ai 10 °C e precipitazioni di almeno 10 mm in 48 ore - nelle condizioni dell’Italia meridionale è di scarsa affidabilità). In tal caso intervenire tempestivamente con prodotti curativi tipo cimoxanil, ripetendo l’intervento a distanza di 2-3 giorni dal primo. In previsione di ulteriori piogge, il cimoxalin potrebbe essere somministrato in miscela a prodotti di copertura.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Oidio, dipende dal meteo

Per il controllo cautelativo dell’oidio (Uncinula necator), tra il germogliamento e la prefioritura sarà necessario intervenire solo se l’andamento climatico sarà favorevole allo sviluppo d questo fungo (temperatura e umidità relativa alte, senza piogge). In questo caso si potrà utilizzare zolfo, in una delle sue diverse formulazioni.

Nei vigneti coltivati con metodi biologici la difesa antioidica potrebbe essere affidata al fungo antagonista Ampelomyces quisqualis, ai batteri Bacillus amyloliquefaciens o B. pumilus, a Cos-Oga, a cerevisane, all’olio essenziale di arancio dolce o al sale bicarbonato di potassio. Per la quasi totalità dei prodotti ammessi in biologico si dovrà intervenire cautelativamente con trattamenti ripetuti in funzione dell’andamento stagionale, a partire dalla prefioritura, curando bene la bagnatura della vegetazione.

I prodotti utilizzabili in regime biologico trovano una crescente diffusione anche nella gestione integrata perché consentono di ampliare i meccanismi d’azione, riducendo il rischio di selezionare forme resistenti agli agrofarmaci di sintesi.

Vite, il ritorno dell’acariosi va affrontato con cautela - Ultima modifica: 2023-05-02T10:30:17+02:00 da K4

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