Dal 1907 al 1916 la peronospora ridusse la produzione dei vigneti tedeschi del 33%, mentre significative perdite periodiche si verificarono in Italia nel 1889, 1890, 1903, 1910, 1928, 1933 e 1934.
Nel 1915 il 70% della produzione vinicola francese fu distrutta da questo patogeno. Il 2023, senza dubbio, si aggiungerà alla serie storica delle peggiori annate di peronospora e potrà servire da spunto per un serio dibattito, non solo sulle cultivar tolleranti/resistenti, ma anche per rivedere totalmente la complessa gestione fitoiatrica dell’ampelopatia, dalla scelta del prodotto fitosanitario, all’uso delle macchine, alle previsioni meteo in agricoltura, all’assistenza tecnica, alla validità dei disciplinari, alla modellistica (Dss) ecc.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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“Buchi” sfruttati prepotentemente
Nessuna strategia di difesa è riuscita, fino a oggi, a proteggere totalmente i grappoli, e in nessun caso si è riusciti ad avere uno stato fitosanitario completamente sano dell’apparato fogliare.
Tutto ciò non può essere semplicemente e speditamente “liquidato” come scarsa efficacia dei prodotti fitosanitari impiegati, ma impone un’analisi approfondita di come è stata gestita la difesa fitosanitaria del vigneto e la tecnica agronomica in campo (terreno e pianta). Questo perché, se oggi è difficile rientrare nei campi per eseguire gli interventi fitosanitari, bisogna anche considerare e chiedersi come mai i terreni sono impraticabili, ossia capire perché i terreni non allontanano/drenano più le acque in eccesso.
Un “arsenale” di oospore
Le oospore della peronospora sono in grado di sopportare lunghi periodi di siccità, alte e basse temperature e rimangono attive nel terreno per più di 10 anni, continuando a produrre infezioni primarie durante la stagione vegetativa (fino a circa metà luglio) se si verificano piogge importanti. Si è calcolato che sulla superficie del terreno si possono trovare fino a 10-20mila oospore per metro quadrato in grado di germinare.
Il periodo di incubazione, variabile con le condizioni ambientali, si colloca fra 4 e 12 giorni, ma può essere molto più lungo per infiorescenze e grappoli, arrivando anche a 20 giorni o più. In condizioni ottimali di umidità e temperatura è stata rilevata una formazione giornaliera di 100-500mila spore cm-2 di “macchia di olio”.
Vento responsabile
Anche gli sporangi della peronospora possono essere staccati e trasportati dal vento/correnti di aria a distanze importanti. Da ciò deriva che, almeno a breve-media distanza, dai vigneti infetti possono essere rilasciate importanti quantità di elementi infettivi del patogeno.
Alcune prove hanno rilevato spore germinabili addirittura sulle case e sui grattacieli. Nel caso delle infiorescenze non si può stare tranquilli se la vegetazione non presenta sintomi poiché si conoscono casi di infezioni su queste senza preventiva presenza di macchie d’olio sulle foglie.
Attenzione alla “larvata”
Mentre i grappoli non sono più direttamente infettabili circa 15-20 giorni dopo la fioritura (suberificazione delle aperture stomatiche), è possibile invece la contaminazione attraverso i peduncoli e il rachide, producendo la cosiddetta “forma larvata”.
Da ciò risulta necessario coprire adeguatamente il grappolo totalmente, anche a livello dell’inserzione dell’acino sul peduncolo, dove rimangono gli ultimi stomi attivi. Fondamentale la tecnica di distribuzione (regolazione pressione, velocità macchina ecc.) e la gestione della chioma per favorire la penetrazione delle miscele fitosanitarie.
Dimenticare i trattamenti curativi
Numerose prove di campo hanno ormai definitivamente stabilito che i trattamenti “stoppanti” non hanno nessuna importanza pratica e, spesso, possono portare a situazioni difficili da gestire.
Anche sostanze attive ritenute da sempre “curative” non devono creare facili illusioni. Nella difesa alla peronospora in condizioni “difficili” è fondamentale ancora l’uso dei prodotti di copertura, abbinati a sostanze di “nuova generazione” che possono sicuramente migliorare la difesa, senza però affidarsi totalmente a queste poiché nessun prodotto, da solo, può assicurare una difesa “completa”.
La gestione deve basarsi sulla conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche-tossicologiche dei prodotti, sulle previsioni meteorologiche, sulle modalità di distribuzione in campo, sulla crescita dei tessuti vegetali ecc.
Ammesso che ci troviamo in situazione particolare,una cosa la voglio ribadire , anticipiamo i trattamenti alla schiusura delle gemme, stadio di orecchiette di topo , diversifichiamo i principi attivi così facendo otterremo sicuramente risultati soddisfacenti.