I monitoraggi e gli studi degli ultimi anni confermano la potenzialità della “tignola rigata” (Cryptoblabes gnidiella) di arrecare danni sulla vite nelle aree centro meridionali dell’Italia, soprattutto quando i trattamenti insetticidi contro i fitofagi chiave sono molto ridotti o eliminati, grazie alla diffusione di tecniche alternative come la confusione sessuale contro la tignoletta (Lobesia botrana).
La proliferazione di insetti fitofagi “secondari” in vigneti poco trattati chimicamente è un fenomeno noto e ben documentato, come per il planococco (Planococcus ficus e P. citri) nei vigneti coperti di uva da tavola dell’area tarantina della Puglia, ma la gestione delle nuove problematiche non è particolarmente difficile se si conoscono ciclo e biologia dei fitofagi emergenti, si monitorano le popolazioni e si applicano le opportune strategie di difesa integrata.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Picco tra settembre e ottobre
Una caratteristica biologica della tignola rigata è la sua spiccata attrazione per le sostanze zuccherine, sia quelle vegetali sia quelle prodotte da insetti succhiatori (melata). È per questo che l’insetto si trova spesso associato a infestazioni di cocciniglie o di afidi. Nei vigneti e negli agrumeti le infestazioni di Planococcus spp. richiamano gli adulti che poi ovidepongono.
In Italia meridionale l’insetto compie da 3 a 4 generazioni all’anno, con accavallamento delle ultime, rimanendo attivo da maggio fino a novembre e svernando come larva attiva sui frutti. La contemporanea presenza di vigneti e agrumeti (a cui si sono aggiunti impianti di melograno) in diversi areali agricoli meridionali facilita il passaggio dell’insetto da una coltura all’altra, agevolando l’aumento della popolazione che solitamente raggiunge un picco tra settembre ed ottobre.
I danni su agrumi sono spesso trascurabili e consistono in rosure che si presentano come piccoli fori sulla buccia, solitamente al punto di contatto tra i frutti, in genere in presenza di colonie di pseudococcidi o di loro residui.
Su vite i danni possono essere a carico dei grappolini, per le rosure delle larve, ma sono più gravi sugli acini invaiati o maturi perché aumentano notevolmente la predisposizione ai marciumi. Questi danni, possono essere confusi con quelli causati dalla lobesia della vite.
Su melograno le erosioni sui frutti possono creare un notevole danno commerciale, aprendo la strada ai marciumi e deprezzando soprattutto il prodotto destinato al consumo fresco.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Controllo con B. thuringiensis
Le trappole sessuali per C. gnidiella sono disponibili in commercio e dotate di buona attrattività. Il loro uso nelle colture suscettibili per il monitoraggio degli adulti è importante. In presenza di catture occorrerà controllare la vegetazione per individuare eventuali segni di infestazioni di C. gnidella per non farsi sorprendere da possibili attacchi estivi o autunnali. L’insetto può efficacemente essere controllando con B. thuringiensis o con gli insetticidi attivi contro la Lobesia botrana e le tignole in generale registrati sulla coltura infestata.