I ministeri dei Beni Culturali e dell'Ambiente hanno impugnato l'articolo 26 del Bilancio
regionale della Puglia che avrebbe liberalizzato la diversificazione colturale con le dovute deroghe ai vincoli paesaggistici e ambientali. La norma avrebbe consentito agli agricoltori di piantare ad esempio mandorli o fichi al posto degli ulivi colpiti dal virus della Xylella. Lo fa sapere Coldiretti Puglia, che stigmatizza la decisione del Governo.
«Obbligare il Salento al reimpianto di ulivi su ulivi - spiega il presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia - condanna la provincia di Lecce a una monocoltura, con il rischio che un virus alieno azzeri il patrimonio produttivo del territorio, come già avvenuto con la Xylella».
Coldiretti: così si condanna il Salento
L'associazione di agricoltori evidenzia che nell'impugnativa i ministeri fanno riferimento al codice dei Beni Culturali e al protocollo firmato solo un mese fa che consente la deroga ai vincoli solo per il reimpianto di ulivi su ulivi espiantati.
Invece, per Coldiretti, è indispensabile liberalizzare i reimpianti con l'adeguata diversificazione colturale. Un passaggio fondamentale secondo l'associazione di categoria, per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico. L'idea era di puntare oltre che sulle due varietà resistenti di ulivo (Leccino e FS17) anche su altre tipicamente mediterranee come mandorlo o fico.
Xylella, bloccati i 300 milioni stanziati per la ricostruzione
«Facciamo un appello accorato ai ministri - prosegue Muraglia - perché comprendano le ragioni del mondo agricolo che ha bisogno di ripartire e riappropriarsi del proprio futuro imprenditoriale. Resta la vitale necessità liberalizzare tutte le pratiche agronomiche, non condizionando i reimpianti alle sole specie olivicole resistenti, per non vanificare progettualità e finanziamenti per la diversificazione delle filiere agroalimentari e la rigenerazione del Salento».
«Chiediamo un incontro urgente ad horas con la Regione Puglia - conclude - perché anche i 300 milioni stanziati dal Piano per la ricostruzione del Salento restano così bloccati. A partire proprio da quelli assegnati al Dajs (Distretto agroalimentare jonico salentino) che andrebbero in fumo senza i necessari provvedimenti ordinamentali nazionali».