Quello del Coronavirus è certamente un problema emergente, che sta avendo ripercussioni non solo sulla salute degli individui, ma anche sull’economia di tutti i settori produttivi, senza esclusioni di colpi. Seppur meno enfatizzata dai media, non bisogna però dimenticare un’altra devastante e altrettanto dannosa problematica, la Peste suina africana (Psa), una grave malattia che oggi sta dilagando in Cina ma che dovrebbe preoccupare anche l’Italia.
Dal sito del ministero della Salute italiano si legge che la Psa una malattia virale altamente contagiosa e mortale che colpisce i suidi domestici e selvatici di tutte le età. Essa non costituisce una minaccia per la salute umana e non può essere trasmessa dai suini all'uomo. Inoltre, non è un problema di sicurezza alimentare.
Sintomatologia
La Peste suina africana è veicolata dal virus Asfv e i segni sono quelli tipici delle infezioni emorragiche simili a quelli della peste suina classica. Gli animali manifestano febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei ed emorragie. I ceppi di virus più aggressivi sono generalmente letali, mentre gli animali infettati da agenti patogeni meno virulenti possono non mostrare segni della malattia.
Contagio
Per quanto riguarda il contagio, l’Efsa ricorda che avviene per contatto con animali infetti, compreso quello tra suini che pascolano all’aperto e cinghiali selvatici. Oppure per ingestione di carne o derivati di animali infetti. L’infezione può anche trasmettersi per contatto con qualsiasi oggetto contaminato, come abbigliamento, veicoli e attrezzature oppure attraverso i morsi di zecche infette. Tuttavia, secondo quanto riportato dall’Efsa: “la circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di suino contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia”.
Diffusione e conseguenze
La Peste suina africana oggi si trova in paesi di tutto il mondo, in particolare nell'Africa sub-sahariana. Più recentemente, si è diffusa in Cina, Mongolia e Vietnam, nonché all'interno di zone dell'Unione europea. Il virus, fino a oggi, non ha invece coinvolto gli Stati Uniti.
In Italia, la malattia è presente dal 1978 soltanto in Sardegna, dove negli ultimi anni si è registrata una netta riduzione del numero di focolai.
In generale, i problemi riguardano soprattutto le aziende a conduzione familiare, dove è più difficile isolare la malattia e adottare provvedimenti efficaci.
Da anni la Cina cerca di debellare il virus, che ha già causato l’abbattimento di 1,19 milioni di suini. Le autorità però incontrano molte difficoltà a far rispettare la legge, che prevede l’eliminazione dei capi infetti e di quelli allevati nel raggio di 3 km dal focolaio.
Anche in Corea del Sud la situazione è critica: sono già stati abbattuti 450 mila capi usando i droni per evitare sconfinamenti dei cinghiali ammalati.
La Mongolia ha perso 3 mila capi, il 10% dell’intera popolazione suina del paese, e il Vietnam 5,9 milioni. Secondo le stime, quest’anno negli allevamenti si registrerà una riduzione variabile dal 13% delle Filippine, al 21% del Vietnam, a più del 55% della Cina. In questo paese i prezzi sono già saliti del 4,5%, mentre crescono le importazioni dagli Stati Uniti.
Conseguenze
La Peste suina africana è una malattia devastante che ha un impatto significativo sulla salute degli animali e sull’economia delle aziende suinicole. A oggi, inoltre, non è disponibile alcun trattamento o vaccino per far fronte a questa malattia e l'unico modo per fermare il dilagare dell’epidemia è l’abbattimento dei capi colpiti e di tutti quelli potenzialmente a rischi di contagio, con conseguenze spesso irreparabili per l’economia delle aziende.
Non è facile stabilire con certezza la perdita economica dovuta alla Psa a livello globale o europeo. Nell’ultimo anno la Fao riporta che in Asia (Cambogia, Cina, Corea del Sud, Laos, Mongolia e Vietnam) sono stati abbattuti oltre 5 milioni di capi. Mentre in Romania nel 2018 è stato abbattuto l’8,44% dei capi totali (che in Romania sono 4.129.293). Ma oltre a queste perdite tangibili, alcuni allevatori perdono il 100% dei loro animali che chiaramente devono essere abbattuti in caso di contagio.
In realtà è tutto il settore che viene compromesso con una serie di eventi a catena. A esempio, si riduce l’acquisto di alimenti per animali, oppure si osserva un cambio di richiesta di fonti proteiche da parte dei consumatori, o ancora calano le esportazioni per ridurre il rischio di diffusione della patologia e in ultimo queste epidemie hanno effetto anche sul turismo dei Paesi (Stancu, 2018).
l problema ricade anche sui consumatori, che devono fare i conti con il rincaro dei prodotti e le limitazioni correlate alle misure restrittive adottate per contrastare il virus
Sorveglianza della Psa negli Stati Uniti
L’Animal and Plant Health Inspection Service (Aphis) del Dipartimento di Agricoltura degli stati Uniti (Usda) sta promuovendo nuove misure contrasto alla Peste suina africana (Psa), attraverso l'attuazione di un nuovo piano di sorveglianza.
Per rendere questo programma il più efficace ed efficiente possibile, l'Usda ha deciso di aggiungere test Psa all’attuale piano di sorveglianza per Peste suina classica.
In particolare, l’Aphis ha sviluppato tre nuove risorse:
- Una valutazione qualitativa della probabilità di ingresso del virus della Peste suina africana negli Stati Uniti.
- Un quadro di valutazione del rischio relativo agli ingredienti dei mangimi di origine non animale.
- Una revisione della letteratura sugli ingredienti dei mangimi di origine non animale e la trasmissione di agenti patogeni virali dei suini.
L'Usda sta lavorando intensamente con altre agenzie federali e statali, l'industria suinicola e i produttori per intraprendere le azioni necessarie a proteggere gli animali ed evitare il contagio negli Sati Uniti.
«È consigliabile pertanto - secondo quanto dichiarato dall’Usda - che i produttori e i veterinari sappiano riconoscere tutti i sintomi della Psa:
- febbre alta;
- diminuzione dell'appetito e debolezza;
- pelle rossa, macchiata o lesioni cutanee;
- diarrea e vomito;
- tosse e difficoltà respiratorie.
La tempestività nel riconoscere la patologia è fondamentale per prevenirne la diffusione, così come l’attuazione di misure di biosicurezza in azienda è indispensabile per prevenire lo sviluppo e la diffusione di qualsiasi malattia animale».