Il fine giustifica i mezzi? O piuttosto cambiare tutto per non cambiare nulla? L’esito del Consiglio di lunedi 14 marzo lascia il dubbio: le misure prese (i mezzi) incideranno sui mercati (il fine) ben al di là di quanto politicamente escluso alla vigilia dal commissario Phil Hogan, per il quale deve sempre essere il mercato ad avere l’ultima parola?
Oppure si tratta del più classico adagio gattopardesco? Che poi potremmo anche tradurre in uno shakesperiano «tanto rumore per nulla»?
Propendiamo per la seconda ipotesi: pur presentando alcune misure, che ci aggingiamo a descrivere, il Commissario difende quanto fatto fino ad ora e invita gli Stati membri ad utilizzare meglio gli strumenti che già esistono (soprattutto nei Piani di sviluppo rurale). Con un filo conduttore unico: soldi nelle casse dell’Ue per l’agricoltura non ce ne sono; se li avete, cari Governi, fate voi.
Letteratura a parte, si è concluso nel tardo pomeriggio di lunedi 14 marzo uno dei Consigli più delicati degli ultimi semestri. Non uno di quei Consigli “maratona” cui eravamo abituati orami anni fa, ma ci sono volute comunque alcune ore di intensi dibattiti (compresi quelli preparatori dei giorni scorsi) per trovare la quadra sulle misure a breve termine che il Commissario Hogan sarà ora chiamato a mettere “nero su bianco” il più in fretta possibile.
L’agricoltura europea dovrà risollevarsi grazie a misure che agiscano sul miglioramento delle performance dei prodotti sui mercati esteri, sul controllo della produzione, ma anche direttamente sul cash-flow delle aziende agricole.
Nessuna illusione che la rinascita possa passare dal miglioramento a breve termine dell’accesso ad alcuni mercati dei prodotti agricoli, specialmente quello russo: «Putin non sembra dell’umore adatto per immaginare la fine dell’embargo», ha affermato Hogan in conferenza stampa.
Gestione dei mercati
La tanto attesa proposta di un sistema di riduzione della produzione si è tradotto nella possibilità data dalla Commissione di utilizzare il regime previsto dall’art. 222 dell’ocm unica, ovvero la gestione volontaria e temporanea dell’offerta, attraverso accordi a livello di Op, Aop e cooperative.
Ma chi paga? Sicuramente non il bilancio Ue, che, casse vuote a parte, già a settembre aveva stanziato 420 milioni di euro (peraltro «non ancora utilizzati se non per il 25% circa», ha tenuto a sottolineare il Commissario). Il singolo Stato membro sarà libero di scegliere se intervenire con fondi pubblici (sotto forma di aiuti di Stato, per i quali viene assicurata flessibilità) oppure implementare modelli privatistici, sull’esempio recentemente sviluppato in Olanda dalla grossa cooperativa Friesland Campina.
Ancora per il settore lattiero-caseario, la Commissione ha raddoppiato i quantitativi di latte scremato in polvere (218mila t) e burro (100mila t) all’intervento, senza aumento del prezzo di riferimento, ed anticipato un nuovo sistema di ammasso privato nel settore suino, da dettagliare nelle prossime settimane.
Per il settore ortofrutticolo Bruxelles propone la proroga, di un anno, delle misure eccezionali (ritiri) che erano state decisein seguito all’embargo russo e che vengono a scadenza il 30 giugno 2016.
Sostegno all’export
A breve termine, l’unica misure tangibile sembra essere la promessa del Commissario di aumentare la dotazione finanziaria per i progetti di promozione dei prodotti agricoli, limitatamente ai settori suinicolo e lattiero-caseario, con un’attenzione maggiore anche al mercato interno.
Chi si aspettava di più sul fronte dei crediti all’export dovrà accontentarsi per ora di un vago «la Commissione sta esaminando la fattibilità di un sistema di crediti all’export», con il sostegno della Bei (Banca europea degli investimenti).
E sempre la Bei dovrebbe essere, secondo Hogan, partner essenziale nello sviluppo di nuovi strumenti finanziari a sostegno delle aziende agricole, soprattutto in vista della creazione di sistemi di reazione alla volatilità dei prezzi.
Cash-flow
Il commissario Hogan ha confermato le idee circolate alla vigilia di garantire una maggiore flessibilità nella concessione di aiuti di Stato de minimis: da una parte si concede facoltà agli Stati di finanziare le aziende con 15mila euro all’anno supplementari, senza massimale nazionale e per un periodo limitato (tre anni?).
Dall’altra si punta per il medio termine ad un aumento della soglia de minimis (da 15mila a 30mila euro), passando però per la lunga procedura di codecisione.
Anche in questo capitolo, ampio spazio al ruolo della Bei e in generale degli strumenti finanziari esistenti. Per Hogan è fondamentale che i singoli Paesi utilizzino nel miglior modo possibile le possibilità offerte sia a livello di Piani di sviluppo rurale che di Efsi (Fondo europeo per gli investimenti strategici).
Le reazioni
Uno dei ministri più attivi negli ultimi giorni è stato sicuramente il francese Stéphane Le Foll che ha prontamente twittato la sua soddisfazione (di facciata?) per aver ottenuto «per la prima volta dopo la riforma della Pac misure di regolazione della produzione». Misure quelle sul latte che non soddisfano il ministro Maurizio Martina, per il quale “manca una strategia”; positiva invece la proroga dei ritiri nell’ortofrutta.
Parzialmente soddisfatti i commenti della principale organizzazione agricola e cooperativa europea, il Copa-Cogeca, che ha dovuto anche fronteggiare nel pomeriggio la protesta, davanti ai propri uffici, degli allevatori belgi accorsi a manifestare a Bruxelles. Per il presidente del Copa, il danese Martin Merrild, le misure costituiscono un passo avanti, ma «bisogna vedere come funzioneranno in pratica».
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