La politica agricola europea (Pac) – prima beneficiaria del bilancio Ue insieme ai Fondi strutturali – rischia di fare le spese di una riduzione delle risorse finanziarie. Per la prima volta nella storia dell’Europa, infatti, la nuova riforma della Pac, che Bruxelles intende approvare il prossimo 12 ottobre, si farà in concomitanza con la decisione dei 27 sulle nuove risorse da accordare all’Europa.
L’Italia, anche per l’agricoltura, è contribuente netto dell’Ue in quanto – come ha indicato il ministro per le Politiche agricole e alimentari Saverio Romano – riceve solo il 10% della spesa agricola comune, mentre realizza il 12,6% della produzione della Pac e contribuisce con il 14% al bilancio europeo.AWroclaw, dove si è tenuto il Consiglio informale dei ministri dell’Agricoltura dell’Ue sotto presidenza polacca, il progetto di proposta del commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, di porre un tetto di 300mila euro (accompagnato da eccezioni) ai beneficiari della Pac, è stato rifiutato in modo netto dalla Germania. Sulla stessa linea il ministro svedese dell’Agricoltura, ma bisognerà vedere se la Germania nel corso del negoziato riuscirà a riunire contro la proposta una maggioranza di blocco di Paesi Ue. Il no all’introduzione di un tetto agli aiuti europei ha fatto dire a fonti altamente qualificate della Commissione Ue: «Per qualche centinaio di beneficiari si mette in pericolo un sistema da cui dipendono 10 milioni di agricoltori europei».
Ciolos appare però determinato a liberare fondi Ue per la promozione agroalimentare sul mercato mondiale, ma anche a trovare il buon equilibrio «tra una competitività economica e una competitività ecologica dell’agricoltura ».
Sempre sul fronte della fissazione di un tetto agli aiuti europei, il presidente della commissione Agricoltura dell’Europarlamento, Paolo De Castro, si è dichiarato sorpreso dell’atteggiamento della Commissione europea che nelle anticipazioni dei testi regolamentari della nuova Pac sembrerebbe non aver tenuto conto dei lavori del Parlamento e delle osservazioni del Consiglio.
Nelle nuove proposte mancano infatti misure di mercato efficaci necessarie per governare le produzioni agricole e garantire così un approccio strategico alla sfida dell’approvvigionamento alimentare oggi più che mai urgente.
L’Assemblea europea si era infatti pronunciata contro la fissazione di una soglia agli aiuti Ue (in quanto potrebbero spingere le grandi aziende a dividersi), pur lasciando la porta aperta in favore di una regressività dei contributi per i maggiori beneficiari. Per De Castro, la proposta di Ciolos è eccessivamente «dura, in quanto prevede di ridurre gli aiuti in modo fortemente regressivo a partire da 150mila euro, destinati a un’azienda tra gli 80100 ettari in piena attività produttiva. Bisogna trovare un meccanismo che non sia punitivo per le grandi aziende produttive, per destinarlo invece ai latifondi e alle grandi proprietà bancarie».
«Riscriveremo i testi» ha promesso De Castro e la Commissione non potrà non tenerne conto.
Preoccupata anche Federalimentare che nota: «i contenuti sono tutti negativi e contrari sia agli interessi italiani che a quelli dei veri produttori agricoli». Secondo il presidente dell’associazione confindustriale, Filippo Ferrua: «Non possiamo perdere anche questo treno! Non si può continuare a dichiarare che l’agroalimentare è uno dei settori portanti di questo Paese e poi accettare passivamente che venga mortificata la nostra produzione agricola – peraltro a vantaggio dei Paesi concorrenti – che fornisce materia prima insostituibile all’industria alimentare italiana».
Luigi Scordamaglia, consigliere delegato per l’agricoltura di Federalimentare, osserva che «piuttosto che accettare questo compromesso europeo fatto alle spalle dell’Italia, il nostro Paese, quale contribuente netto al bilancio comunitario dovrebbe chiedere di porre il veto e rinunciare ad una Pac come questa che dal 2013 in poi utilizzerà i soldi dei contribuenti italiani per consentire distorsioni di concorrenza a svantaggio delle nostre imprese agricole ed a tutto vantaggio di quelle di altri Paesi concorrenti».
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