Nonostante alcuni via libera e l’intervento di commissari i progetti di diversificazione non decollano.
Con il «decreto semplificazioni
», per lo
zucchero italiano,
finora sono arrivate soprattutto
complicazioni. E i piani
di riconversione produttiva
dei 15 impianti di lavorazione
delle barbabietole
chiusi a seguito della riforma
comunitaria di settore,
di fatto sono ancora quasi
tutti al palo. Pronti sulla carta
da anni, ma in attesa di un
definitivo via libera che potrebbe
rilanciare aree agricole,
impianti dismessi e occupazione.
È passato oltre un anno da
quando, con la pubblicazione
sulla Gazzetta ufficiale del decreto
legge n. 5/2012 che attribuiva
ai progetti di riconversione
nel settore bieticolo-saccarifero
«carattere di rilevanza
nazionale», il Comitato interministeriale
istituito con la
legge 81/2006 avrebbe dovuto
infatti garantire l’esecutività
dei progetti stessi entro 30
giorni. Ma da allora – la norma
doveva scattare nel marzo
dell’anno scorso – la maggior
parte di quei piani è rimasta
«appesa» ai veti incrociati di
enti locali e associazioni ambientaliste
che in alcuni casi si
sono anche rivolti ai tribunali
amministrativi per impedirne
la realizzazione. Progetti per
lo più finalizzati a trasformare
biomasse agricole in energia
elettrica, vale ricordare, e comunque
già cofinanziati dall’Unione
europea per 567 milioni
di euro.
Dopo mesi di tira e molla,
il 17 ottobre scorso il Comitato
interministeriale (Politiche
agricole, Economia, Lavoro,
Sviluppo economico e Ambiente)
ha dato un primo via
libera ai progetti di riconversione
degli ex-zuccherifici di
Casei Gerola, Bondeno, Jesi,
Ostellato e San Pietro in Casale.
Lo stesso Comitato ha
quindi deciso di commissariare
quattro progetti (Castiglion
Fiorentino, Celano, Finale
Emilia e Portoviro) ritenuti in
stand-by. Ma a distanza di
quasi sei mesi, la situazione è
tutt’altro che fluida e, al momento,
di cantieri aperti non
c’è quasi traccia.
A San Pietro in Casale (Bologna)
il previsto polo energetico
della Sfir, di Cesena, è in
attesa del via libera della provincia.
Dal quartier generale
di Minerbio (Bologna), il
Gruppo Coprob conferma che
a Portoviro, dove è prevista
una centrale elettrica alimentata
a biomasse, è subentrato un
commissario, il prefetto di Rovigo
Francesco Provolo. Su
questo progetto la Conferenza
dei Servizi che riunisce gli enti
territoriali competenti ha
chiesto informazioni tecniche
integrative, che Coprob nel
frattempo ha già fornito. La
Conferenza è stata ora riconvocata
il 15 aprile e, se non ci
saranno ulteriori intoppi, dovrebbe
arrivare l’attesa autorizzazione.
Anche a Finale Emilia (Modena),
dove è prevista un’altra
centrale elettrica, il Comitato
interministeriale ha deciso di
mandare un commissario. Anche
se poi gli enti locali hanno
fatto sapere che il suo intervento
non sarebbe stato necessario.
Adesso, assicura il Coprob,
entro maggio apriranno
i cantieri.
A Ostellato (Ferrara), dove
sarà prodotta energia da biogas,
il progetto anche se approvato
è di fatto fermo a «verifiche
normative». E una situazione
di stallo è segnalata per
gli ex zuccherifici di Bondeno
(Ferrara) e Casei Gerola (Pavia),
dove sono previsti uno
stabilimento alimentare e una
centrale elettrica, con progetti
gestiti dalla società Terrae.
Sui sei progetti di Eridania
Sadam interviene Piero Tamburini,
consigliere delegato di
Seci Spa, holding del Gruppo
Maccaferri che controlla la capogruppo
agroindustriale.
Tamburini sottolinea «l’impegno
profuso in particolare dai
ministri Gnudi e Catania» per
accelerare i progetti di riconversione.
Ma intanto anche a
Castiglion Fiorentino, dove
dovrebbe sorgere una centrale
a biomasse, è arrivato un commissario,
il prefetto di Arezzo,
Saverio Ordine. E a Celano,
dove è prevista la produzione
di energia da biogas, è
subentrato il prefetto dell’Aquila,
Francesco Alecci.
La speranza, spiega Tamburini,
è che intanto «l’attività
istruttoria avviata dai prefetti
consenta di riassorbire i circa
cento dipendenti per i quali il
30 giugno 2013 scade la cassa
integrazione in deroga». I progetti
di riconversione di questi
due progetti sono incardinati
su PowerCrop, società del
Gruppo Maccaferri il cui 50%
è stato rilevato nei giorni scorsi
da Enel Green Power.
Per il progetto di Russi, nel
Ravennate (polo energetico e
confezionamento zucchero),
l’autorizzazione rilasciata dalla
Regione Emilia Romagna è
stata impugnata da Wwf e Italia
Nostra. «Il cantiere è aperto
– dice Tamburini – ma i
lavori sono condizionati dal
pronunciamento del Consiglio
di Stato».
Il progetto di Fermo (energia
elettrica da fonti rinnovabili)
è stato bloccato dalla provincia
ed Eridania è in attesa
si pronunci il Tar delle Marche.
Mentre per Jesi (Ancona),
dove è prevista una riqualificazione
e riconversione
commerciale dell’area, è stata
costituita Sadam Meccanica
Srl.
Intanto a Villasor (Cagliari),
dove sorgerà un’altra centrale
elettrica, 50 dipendenti
dell’ex zuccherificio sono stati
riassorbiti da PowerCrop e
stanno per iniziare corsi di formazione
professionale.
», per lo
zucchero italiano,
finora sono arrivate soprattutto
complicazioni. E i piani
di riconversione produttiva
dei 15 impianti di lavorazione
delle barbabietole
chiusi a seguito della riforma
comunitaria di settore,
di fatto sono ancora quasi
tutti al palo. Pronti sulla carta
da anni, ma in attesa di un
definitivo via libera che potrebbe
rilanciare aree agricole,
impianti dismessi e occupazione.
È passato oltre un anno da
quando, con la pubblicazione
sulla Gazzetta ufficiale del decreto
legge n. 5/2012 che attribuiva
ai progetti di riconversione
nel settore bieticolo-saccarifero
«carattere di rilevanza
nazionale», il Comitato interministeriale
istituito con la
legge 81/2006 avrebbe dovuto
infatti garantire l’esecutività
dei progetti stessi entro 30
giorni. Ma da allora – la norma
doveva scattare nel marzo
dell’anno scorso – la maggior
parte di quei piani è rimasta
«appesa» ai veti incrociati di
enti locali e associazioni ambientaliste
che in alcuni casi si
sono anche rivolti ai tribunali
amministrativi per impedirne
la realizzazione. Progetti per
lo più finalizzati a trasformare
biomasse agricole in energia
elettrica, vale ricordare, e comunque
già cofinanziati dall’Unione
europea per 567 milioni
di euro.
Dopo mesi di tira e molla,
il 17 ottobre scorso il Comitato
interministeriale (Politiche
agricole, Economia, Lavoro,
Sviluppo economico e Ambiente)
ha dato un primo via
libera ai progetti di riconversione
degli ex-zuccherifici di
Casei Gerola, Bondeno, Jesi,
Ostellato e San Pietro in Casale.
Lo stesso Comitato ha
quindi deciso di commissariare
quattro progetti (Castiglion
Fiorentino, Celano, Finale
Emilia e Portoviro) ritenuti in
stand-by. Ma a distanza di
quasi sei mesi, la situazione è
tutt’altro che fluida e, al momento,
di cantieri aperti non
c’è quasi traccia.
A San Pietro in Casale (Bologna)
il previsto polo energetico
della Sfir, di Cesena, è in
attesa del via libera della provincia.
Dal quartier generale
di Minerbio (Bologna), il
Gruppo Coprob conferma che
a Portoviro, dove è prevista
una centrale elettrica alimentata
a biomasse, è subentrato un
commissario, il prefetto di Rovigo
Francesco Provolo. Su
questo progetto la Conferenza
dei Servizi che riunisce gli enti
territoriali competenti ha
chiesto informazioni tecniche
integrative, che Coprob nel
frattempo ha già fornito. La
Conferenza è stata ora riconvocata
il 15 aprile e, se non ci
saranno ulteriori intoppi, dovrebbe
arrivare l’attesa autorizzazione.
Anche a Finale Emilia (Modena),
dove è prevista un’altra
centrale elettrica, il Comitato
interministeriale ha deciso di
mandare un commissario. Anche
se poi gli enti locali hanno
fatto sapere che il suo intervento
non sarebbe stato necessario.
Adesso, assicura il Coprob,
entro maggio apriranno
i cantieri.
A Ostellato (Ferrara), dove
sarà prodotta energia da biogas,
il progetto anche se approvato
è di fatto fermo a «verifiche
normative». E una situazione
di stallo è segnalata per
gli ex zuccherifici di Bondeno
(Ferrara) e Casei Gerola (Pavia),
dove sono previsti uno
stabilimento alimentare e una
centrale elettrica, con progetti
gestiti dalla società Terrae.
Sui sei progetti di Eridania
Sadam interviene Piero Tamburini,
consigliere delegato di
Seci Spa, holding del Gruppo
Maccaferri che controlla la capogruppo
agroindustriale.
Tamburini sottolinea «l’impegno
profuso in particolare dai
ministri Gnudi e Catania» per
accelerare i progetti di riconversione.
Ma intanto anche a
Castiglion Fiorentino, dove
dovrebbe sorgere una centrale
a biomasse, è arrivato un commissario,
il prefetto di Arezzo,
Saverio Ordine. E a Celano,
dove è prevista la produzione
di energia da biogas, è
subentrato il prefetto dell’Aquila,
Francesco Alecci.
La speranza, spiega Tamburini,
è che intanto «l’attività
istruttoria avviata dai prefetti
consenta di riassorbire i circa
cento dipendenti per i quali il
30 giugno 2013 scade la cassa
integrazione in deroga». I progetti
di riconversione di questi
due progetti sono incardinati
su PowerCrop, società del
Gruppo Maccaferri il cui 50%
è stato rilevato nei giorni scorsi
da Enel Green Power.
Per il progetto di Russi, nel
Ravennate (polo energetico e
confezionamento zucchero),
l’autorizzazione rilasciata dalla
Regione Emilia Romagna è
stata impugnata da Wwf e Italia
Nostra. «Il cantiere è aperto
– dice Tamburini – ma i
lavori sono condizionati dal
pronunciamento del Consiglio
di Stato».
Il progetto di Fermo (energia
elettrica da fonti rinnovabili)
è stato bloccato dalla provincia
ed Eridania è in attesa
si pronunci il Tar delle Marche.
Mentre per Jesi (Ancona),
dove è prevista una riqualificazione
e riconversione
commerciale dell’area, è stata
costituita Sadam Meccanica
Srl.
Intanto a Villasor (Cagliari),
dove sorgerà un’altra centrale
elettrica, 50 dipendenti
dell’ex zuccherificio sono stati
riassorbiti da PowerCrop e
stanno per iniziare corsi di formazione
professionale.