I primi focolai di afta epizootica sono stati scoperti nel Brandeburgo, in Germania dove si stanno prendendo misure di profilassi. I primi tre casi segnalati dalle autorità tedesca sono stati individuati la settimana scorsa in un allevamento di bufali vicino a Berlino.
Dopo Messico e Sud Corea anche il Regno Unito, ha, intanto, deciso di bandire l'import di bovini, suini e ovini dalla Germania. Il bando riguarda in questa fase, in primis, i capi di bestiame vivi allevati in Germania.
Al momento non risulta alcun episodio censito nel Regno Unito, dove nel 2001 vennero infettati da questo virus ben 10 milioni di animali d'allevamento con perdite economiche quantificate in 8 miliardi di sterline.
Il Governo Starmer, si legge nella nota predisposta oggi dal dicastero britannico dell'Agricoltura, intende fare «tutto il possibile per tutelare gli allevatori della nazione». Ecco perché le restrizioni sono state imposte immediatamente in modo da prevenire rischi portati al momento da prodotti animali provenienti dalla Germania, come ha sottolineato il viceministro Daniel Zeichner, aggiungendo che Londra «non esiterà a bandire precauzionalmente le importazioni da ulteriori Paesi se l'infezione dovesse diffondersi» altrove».
Le esportazioni tedesche di prodotti di origine animale ammontano a circa 10 miliardi di euro all'anno e il prinicipale mercatio della Germania è il Regno Unito.
In Germania attivate misure di prevenzione
Lunedì scorso un'azienda agricola di Schöneiche, nello Stato tedesco del Brandeburgo, ha abbattuto a titolo precauzionale circa 60 tra ovini e bovini. L'azienda aveva acquistato del fieno da un allevamento di bufale a Hönow, dove la malattia è stata segnalata e confermata per la prima volta. È stato immediatamente imposto un divieto di trasporto di mucche, maiali, pecore, capre e altri animali per 72 ore per prevenire un'ulteriore diffusione della malattia.
Per il ministro federale dell'agricoltura, Cem Oezdemir, la priorità deve essere «proteggere gli animali e minimizzare i danni per la nostra agricoltura». La preoccupazione è palpabile tra gli allevatori, sia per i rischi di misure di profilassi sia per l'impatto sulle vendite.
La campagna “Siamo stufi” (Wir haben es satt!) ha comunicato che alla manifestazione prevista per il 18 gennaio non ci saranno i trattori che negli ultimi anni hanno animato le proteste di contadini e allevatori. L'obiettivo è proprio quello di contribuire a limitare il contagio ed evitare così nuovi focolai.
Nell’Ue le carni da aree infette non possono essere esportate
Per i Paesi dell’Ue vale il cosiddetto principio della regionalizzazione: le carni da aree non colpite da afta possono continuare a essere esportate. Nel frattempo, sono state prese misure di profilassi per evitare una diffusione della malattia che è estremamente infettiva. Questa è anche la ragione per la quale se in un allevamento c'è anche un solo caso, devono essere abbattuti tutti gli animali presenti.
Malattia endemica in aree lontane
Attualmente la malattia è endemica in Medio Oriente, Africa, alcune zone dell’America e in diversi Stati asiatici. In Europa l’ultimo focolaio si è verificato in Bulgaria nel 2011; precedentemente, nel 2001, una grave epidemia aveva coinvolto dapprima il Regno Unito e successivamente Francia, Irlanda e Paesi Bassi.
L'afta epizootica provoca febbre e vesciche alla bocca in animali ungulati come bovini, suini, ovini e caprini. La malattia, sebbene altamente infettiva, non costituisce una minaccia per l'uomo, né per contatto né per il consumo di carne o latte di un animale infetto
Servono più controlli alle frontiere
La Coldiretti ha lanciato l’allarme : «Seppur non pericolosa per gli essere umani, l’afta epizootica – spiega Coldiretti - è una malattia devastante per gli animali, che si manifesta con vesciche dolorose sulla bocca, sulla lingua, sul muso e sulle zampe, rendendo difficile ai capi cibarsi o addirittura camminare e imponendone l’isolamento o l’abbattimento».
Occorre dunque impedire la diffusione dell’afta con controlli serrati sulle importazioni di animali vivi dall’estero, anche attraverso triangolazioni tra i Paesi. Lo scorso anno, come ha ricordato Coldiretti sono aumentate di quasi il 70% le importazioni di animali vivi dalla Germania, tra mucche, pecore e maiali, ed è importante tenere alta la guardia con un aumento dei controlli alle frontiere.
Necessario un rigoroso rispetto delle norme di biosicurezza
«Massima fiducia nell'attività messa in atto dalle autorità tedesche e noi, naturalmente, come associazione abbiamo raccomandato ai nostri associati – ha detto il direttore generale di Assocarni, François Tomei – la massima attenzione e un rigoroso rispetto delle norme di biosicurezza negli allevamenti».
«Ci uniformiamo alle decisioni europee, ma sicuramente c'è massima cautela perché l'afta è una malattia molto contagiosa e pericolosa per gli animali. Tuttavia - assicura Tomei - non rappresenta un pericolo per gli esseri umani. Stiamo seguendo gli sviluppi, perché la Germania è un Paese che esporta carni e animali e certamente tutto questo - conclude Tomei - avrà un impatto sugli scambi intracomunitari».