«Defiscalizzare le attività economiche delle aree interne»

Fermare l’abbandono delle zone svantaggiate: la proposta del presidente Cia Cristiano Fini durante l’assemblea annuale della Confederazione

«Dobbiamo mettere in campo degli strumenti per evitare lo spopolamento delle aree interne, dove si trova il 56% della superficie coltivabile. A tal fine, Cia-Agricoltori italiani propone una defiscalizzazione per le zone svantaggiate, che potrebbero diventare “zone franche”, con fiscalità agevolata soprattutto per le attività economiche e produttive».

È la proposta che il presidente Cia Cristiano Fini lancia alle istituzioni dal palco dell’assemblea annuale svoltasi a Roma all’Auditorium Antonianum. Proposta che, come comunicato da Cia, verrà formulata nero su bianco al Governo prossimamente.

La defiscalizzazione, puntualizza Fini, deve riguardare anche «le politiche abitative. È fondamentale favorire l’inserimento dei giovani e dare loro l’opportunità di rimanere in queste aree attraverso agevolazioni nella ristrutturazione o l’acquisto di una casa».

Ma non basta, secondo Fini, «bisognerebbe creare le condizioni per aprire aziende a costo zero».

aree interne
L'intervento del presidente Cia Cristiano Fini

Mattarella: «Le sfide agricole sono sfide di tutto il Paese, a cominciare dalle aree interne»

A sostenere l'importanza di non lasciare al degrado e all'abbandono le aree marginali dello Stivale, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che per l'assemblea Cia, nel suo messaggio inviato, ha dichiarato: «Lo spopolamento delle aree interne e montane può essere contrastato da rigenerazioni agricole. Produzioni innovative possono dare occasioni di impiego ai giovani. Va assicurato al lavoro il giusto compenso, contrastando con forza le forme di sfruttamento che raggiungono nel caporalato un apice di inaccettabile illegalità».

Aree interne, «Basta chiacchiere»

Per affrontare seriamente questa tematica, riconosciuta da tutti come centrale per il comparto e non solo, Fini fa appello alla concretezza: «Basta chiacchiere, servono interventi di carattere tecnico e non politico. Le aree rurali e marginali del Paese non possono più aspettare. In questi territori, la produzione agricola e le attività connesse, rappresentano fino all’80% dell’economia locale. L’agricoltura spesso sopperisce anche ai servizi per la comunità».

Come rimarcato da Fini, la crisi climatica e gli eventi catastrofali non hanno fatto altro che amplificare le criticità, soprattutto nelle aree interne e di montagna. «La siccità estrema al Sud e le alluvioni devastanti al Nord, i tragici terremoti degli ultimi 15 anni, fino agli ultimi shock geopolitici ed economici mondiali hanno fatto danni maggiori proprio lì dove erano già pesanti i problemi delle infrastrutture e dei servizi, dove non si è lavorato per ammodernare o per innescare margini di innovazione, rendendo quasi impossibile fare impresa e incentivare le nuove generazioni a restare».

Il Sud sempre più a rischio povertà

«Dalla Liguria alla Basilicata, c’è una questione strutturale che riguarda l’entroterra e non è più accettabile nel 2024 – ha proseguito Fini – e che nelle regioni meridionali arriva a compromettere oggi anche la sussistenza».

Al Sud, infatti, si registrano le percentuali più alte di persone a rischio povertà ed esclusione sociale d’Europa: in testa la Campania con il 46,3% e la Calabria con il 42,8%.

Manovra e aree interne, puntare sull’anno che verrà

«Con la manovra già scritta – ha concluso Fini – auspichiamo un impegno di misure e risorse già a partire dall’anno prossimo, che taglino drasticamente il carico fiscale sulle aree interne, agevolando imprese e famiglie agricole. Questo resta per Cia un pilastro cardine su cui rimettere in piedi il Paese».

Le aree di intervento della misura per le zone marginali pensata da Cia

-L'acquisto e la ristrutturazione di case a tassi agevolati;
-Trattenute minime su pensioni e buste paga;
-Tariffe agevolate sui servizi, tipo luce e gas, ma anche mense scolastiche e alcune visite specialistiche a carico dello Stato;
-Creare le condizioni per aprire aziende a costo zero.

Aree interne, sempre più aziende agricole chiudono i battenti

Secondo uno studio Nomisma, tra il 2000 e il 2020, delle 1,3 milioni di aziende che hanno chiuso i battenti, 3 su 4 erano situate in aree collinari e montane (circa 936 mila). La chiusura ha comportato la riduzione di 850mila ettari di superficie agricola coltivata.

Più valore a chi produce e fondi mirati

Oltre all’annosa battaglia per riqualificare le aree interne, Cia spinge su altre due tematiche, oggi ribadite alle istituzioni: una più equa redistribuzione del reddito agricolo lungo la filiera e una gestione nuova e più efficiente delle risorse idriche rispetto ai cambiamenti climatici.

Quanto al nodo reddito, Fini ha dichiarato: «Non basta solo promuovere il cibo made in Italy, prima di tutto va difeso chi lo produce. Non può essere che all'agricoltore rimangano solo le briciole».

«L’agricoltura – ha proseguito – è a un punto di svolta, occorre imboccare la strada giusta. Ridare centralità al settore vuol dire smetterla con proclami e chiusure ideologiche, ma agire concretamente su priorità ed emergenze. A livello europeo e nazionale si è aperta una fase in cui le regole di bilancio segnano un cambio di paradigma, con l’esigenza non più rinviabile degli Stati, in primis dell’Italia, di intraprendere decise politiche di riduzione dei deficit. Ma proprio perché ci attende un lungo percorso di aggiustamento delle finanze pubbliche, con meno soldi come dimostra la manovra, Cia chiede alle istituzioni un utilizzo più mirato, efficace ed efficiente dei fondi, immaginando anche una razionalizzazione dell’attuale platea di beneficiari della Pac per favorire una più equa e giusta redistribuzione delle risorse a disposizione».

 

«Defiscalizzare le attività economiche delle aree interne» - Ultima modifica: 2024-11-29T16:52:21+01:00 da Laura Saggio

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