Buone notizie per gli agricoltori italiani che coltivano grano, la cui redditività è sempre piiù bassa. I ministri dell'Unione europea hanno deciso di applicare dazi maggiorati sulle importazioni di prodotti agricoli - finora in gran parte esentati - da Russia e Bielorussia, a partire dal primo luglio. La misura punta a impedire che il grano russo destabilizzi il settore agricolo europeo, limitare le entrate della Russia per finanziare la sua guerra contro l'Ucraina e contrastare le esportazioni illegali russe di grano rubato dall'Ucraina nei mercati dell'Ue.
Il regolamento adottato dai ministri, riuniti al Consiglio Commercio, aumenta i dazi - "fino a un punto tale da bloccare le importazioni" - all'import dicereali, semi oleosi e prodotti derivati, nonché pellet di polpa di barbabietola e piselli secchi provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia, finora soggetti a misure doganali basse o nulle.
Fino a 95 € a tonnellata, ma c'è la scappatoia
A seconda del prodotto, i dazi imposti saranno di 95 euro a tonnellata o avranno un valore progressivo a salire fino al 50%, in linea con la proposta avanzata dalla Commissione europea il 22 marzo. Tuttavia, i dazi non incideranno sul transito dei cereali russi e bielorussi verso i Paesi terzi, a tutela della promozione della sicurezza alimentare a livello globale. Le cosiddette "triangolazioni" di merce potranno quindi continuare. Inoltre, Russia e Bielorussia non avranno più accesso alle quote previste dall'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sui cereali dell'Ue, che offrono un miglior trattamento commerciale per alcuni prodotti.
Le importazioni cerealicole dell'Ue dalla Russia nel 2023 hanno raggiunto il record complessivo di 4,2 milioni di tonnellate, per un valore di 1,3 miliardi di euro, pari a circa l'1% del mercato Ue. Minsk invece lo scorso anno ha esportato 610mila tonnellate di cereali, semi oleosi e prodotti derivativerso l'Ue per un valore di 246 milioni di euro.
Nelle stime Ue, i dazi porteranno a un taglio delle importazioni di cereali dai due Paesi di quasi 5 milioni di tonnellate l'anno. La carenza di offerta "sarà parzialmente colmata dalla produzione interna dell'Ue, a beneficio degli agricoltori europei" e si prevede il sostegno dei Paesi terzi che tradizionalmente riforniscono il mercato dei Ventisette, come Stati Uniti, Brasile, Ucraina, Serbia o Argentina.