In Italia operano 137 mercati all’ingrosso da cui transita circa il 50% dell'offerta ortofrutticola complessiva, il 33% di quella ittica e il 10% delle carni. Quote che, ad eccezione dell’ortofrutta, sono significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri paesi europei. Il sistema italiano degli agromercati è molto articolato e frammentato, con una densità di strutture sei volte superiore rispetto alla Spagna e alla Francia. Ma più mercati non significa più guadagni. Infatti, alla maggiore densità di strutture rispetto ad altre realtà europee corrisponde un giro d’affari più contenuto.
A renderlo noto l’indagine “I mercati all’ingrosso nella filiera agroalimentare”, condotta da Ismea presso il network di riferimento di Italmercati (costituito da una rete di 22 strutture distribuite in 14 regioni italiane e un giro d’affari di 115 milioni di euro) e presentata al Cnel.
Ismea, garantire maggiore equità lungo la filiera
«Come Ismea – ha dichiarato la direttrice generale Maria Chiara Zaganelli – abbiamo avviato una collaborazione con Italmercati per indagare sul ruolo strategico dei mercati all’ingrosso all’interno della filiera agroalimentare. È necessario rafforzare la trasparenza dei mercati e garantire una maggior equità nella distribuzione del valore lungo la filiera, che sia meno penalizzante per le imprese agricole.
In tal senso la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di assicurare la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all’ingrosso. Rispetto a questa esigenza i mercati potrebbero fornire servizi di supporto e di facilitazione ai piccoli produttori, anche con una diversa programmazione degli orari di apertura».
Vola l'export agroalimentare nel primo trimestre 2024
Zaganelli ha poi annunciato che «l’export agroalimentare dopo il +5,7% del 2023, nel primo trimestre del 2024 ha segnato +6,2%. Inoltre se si considerano i servizi di trasporti, logistica e intermediazione la stima del peso del settore sul Pil supera il 15%. Questi dati - ha concluso - confermano l’agroalimentare asset strategico per la nostra economia».
Italmercati: meno mercati ma più strategici. «Necessari finanziamenti mirati»
«La frammentazione del settore dei mercati all’ingrosso in Italia – ha puntualizzato il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini – ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d’insieme del settore».
Pallottini, apprezzando le risorse che il governo ha destinato ai mercati, ha sottolineato che «per uno sviluppo concreto del settore è fondamentale che le azioni politiche investano in modo mirato nei mercati all’ingrosso. È sbagliato finanziare le stesse somme per tutti i mercati, piccoli e grandi. Proponiamo di individuare un numero ridotto di mercati che garantiscano un sistema più efficiente, non tralasciando i principali requisiti alla base di queste strutture: garantire ai consumatori servizi di tracciabilità e sicurezza alimentare».
Mercati all'ingrosso, guardare al modello spagnolo
Infine Pallottini ha auspicato lo sviluppo di un sistema dei mercati che operi attraverso un legame di tipo societario, sul modello spagnolo Mercasa.
Lollobrigida: «Troppi mercati non garantiscono un miglior servizio»
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, in un video messaggio, ha ricordato che la visione del governo è chiara: «Vogliamo rafforzare le sinergie tra chi produce e distribuisce e chi fornisce i servizi lungo tutta la filiera, sostenendo e valorizzando un settore fondamentale. L’Italia ha un numero di mercati dell’agroalimentare superiore a quanto sia necessario per garantire una logistica adeguata». Il ministro ha poi invitato a ragionare tutti per lavorare a un efficientamento del sistema, perché «troppi mercati non garantiscono un miglior servizio».
L’indagine Ismea
L’origine del prodotto che transita dagli hub commerciali è prevalentemente nazionale, con una quota rilevante di produzioni locali, provenienti da una distanza massima di 100 km, ad eccezione delle carni, costituite per lo più da prodotti d’importazione. Più in dettaglio, le merci locali sono oltre la metà dei prodotti florovivaistici, un terzo degli orticoli e degliIsemaittici, un quinto della frutta.
Tra i clienti dei mercati la quota più consistente è rappresentata dai dettaglianti del circuito tradizionale (37%), seguiti dai retailer della distribuzione moderna (18%) e dei mercati rionali (17%). Rilevante anche la partecipazione di intermediari ed esportatori nazionali (11%) ed esteri (7%) e operatori del canale Horeca (6%), in particolare ristoratori, questi ultimi in crescita insieme a quelli della distribuzione moderna.
Come evidenziato dal rapporto Ismea, le strutture aderenti a Italmercati, ubicate vicino a snodi logistici, contribuiscono anche alla produzione di energia rinnovabile, con il 60% delle strutture che ha investito in questo settore installando impianti in parte finanziati dal Pnrr.
Il punto delle organizzazioni agricole
Prandini: «Diminuire il numero dei mercati all'ingrosso non basta. Colmare gap logistico»
«La diminuzione del numero dei mercati come unica soluzione non basta. Sono necessari anche investimenti capaci di colmare i ritardi infrastrutturali che ogni anno costano all’agroalimentare italiano 9 miliardi di euro. Un gap che – ha spiegato il presidente Coldiretti Ettore Prandini – possiamo recuperare implementando il trasporto su rotaia e, soprattutto, quello marittimo, in ottica esportazione. Citiamo spesso gli spagnoli come modello, ma la Spagna vince sulla logistica, oltre che su un numero ristretto di mercati».
Giansanti: «Definire cinque food hub in Italia»
«In Spagna abbiamo 24 agroamercati su una superficie agricola di 24 milioni di ettari. In Francia abbiamo 26 mercati su 27 milioni di ettari coltivati. Quindi 1 mercato per 1 milione di ettari. In Italia abbiamo 137 mercati su 13 milioni di ettari. Quindi 1 mercato su 100mila ettari. È evidente – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – che dobbiamo ragionare su una razionalizzazione del sistema degli agromercati, se vogliamo costruire un modello più virtuoso e vicino alle imprese».
«L’aggregazione – ha proseguito – è fondamentale per noi agricoltori, ma è altrettanto importante per gli agromercati. Più volte ho rimarcato la necessità di definire cinque food hub in Italia. Come sistema abbiamo bisogno di un elemento caratterizzante, con uno snodo nel Nordovest, uno nel Nordest, uno o due nel Centro Italia e uno o due nel Sud».
Fini: «Il sistema dei mercati avvicina le zone rurali alle aree urbane»
«Il sistema dei mercati – ha dichiarato il presidente Cia Cristiano Fini – è centrale perché avvicina le zone rurali alle aree urbane, offrendo piattaforme grazie alle quali anche le piccole aziende possono commercializzare i propri prodotti. Questo è importante soprattutto per le aree più fragili e marginali del Paese».
«Come è emerso dai dati presentati oggi – ha proseguito Fini – è fondamentale la collocazione dei mercati come hub strategici all’interno delle produzioni a indicazione geografica. E il piano presentato da Italmercati, che ha l’obiettivo di fare sistema, a noi piace perché solo attraverso una visione di lungo periodo si può costruire un settore agroalimentare che sia all’altezza delle sfide globali».
Le proposte di Italmercati
- Creare un network con cui condividere le politiche di settore sia a livello regionale che nazionale che possa accedere a linee di finanziamento che ne garantiscano l’evoluzione, sia delle strutture stesse che di chi ne opera all’interno.
- Rafforzare il ruolo dei mercati come operatori della filiera, aumentando coinvolgimento e integrazione nel sistema della Grande distribuzione organizzata e la loro collaborazione con le Organizzazioni di produttori.
- Aprire un tavolo di lavoro sulla logistica.
- Potenziare il settore ittico in sofferenza dal momento che, a differenza di altri Paesi europei, il legame tra mercati all’ingrosso e il mondo della pesca in Italia risulta inefficiente.