Motivi personali. Sono quelli addotti dall’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Salvatore Barbagallo, per giustificare le sue dimissioni dall’incarico, a far data da lunedì 22 settembre. Ma dietro le motivazioni di rito, quasi tutti hanno letto la prevedibile operazione di rientro, quasi certamente concordata da tempo del precedente assessore all’agricoltura Luca Sammartino, costretto alle dimissioni nell’aprile del 2024 a causa di un provvedimento di interdizione dai pubblici uffici.
Sammartino è stato al centro di una inchiesta giudiziaria su presunte operazioni di corruzione elettorale. Accusa che lo ha visto rinviato a giudizio (la prima udienza si è svolta a marzo scorso). Al posto di Sammartino il presidente della Regione Renato Schifani aveva nominato un fedelissimo dell’ex assessore: il professore Salvatore Barbagallo, anch’egli catanese e ordinario di idraulica agraria all’Università etnea.
L’interdizione dai pubblici uffici è scaduta già da qualche mese, e ora il più votato dei deputati regionali potrebbe, con ogni probabilità, tornare a ricoprire in Sicilia l’ambita poltrona dell’agricoltura e della pesca. Per il suo rientro in giunta sembrerebbe arrivato adesso il momento adatto. Fatta la pace con gli alleati, dopo avere concesso loro di riempire parecchie caselle di sottogoverno, il presidente Schifani non dovrebbe trovare ostacoli a richiamare tra le fila del suo governo il “golden boy” catanese.
Nelle settimane scorse, quando già da tempo si vociferava del ritorno in giunta di Sammartino, Schifani dovette subìre l’onta di due sonore bocciature in aula per via di alcuni franchi tiratori proprio su due norme di interesse agricolo ispirate e caldeggiate da Sammartino. La prima riguardava la proposta di riforma dei consorzi di bonifica, la seconda una norma che stanziava parecchi milioni di euro per la realizzazione di 500 laghetti aziendali. Una misura finalizzata a mitigare gli effetti della siccità e dei cambiamenti climatici su cui non c’è stata quella volontà bipartisan necessaria. Chissà se gli agricoltori, al momento del prossima scadenza elettorale se lo ricorderanno.













