Già con la Legge 23 dicembre 1999, n. 488 (Legge finanziaria 2000) il legislatore aveva previsto misure specifiche per favorire lo sviluppo dell’agricoltura biologica e di qualità.
In particolare, con l’art. 59 della Legge fu stabilito che, “al fine di promuovere lo sviluppo di una produzione agricola di qualità ed eco-compatibile all'interno di un sistema di regole in materia di salvaguardia del territorio rurale, di tutela del lavoro e della salute dei consumatori”, dal 1° gennaio 2000 gli esercizi di vendita e, comunque, i soggetti autorizzati all'immissione in commercio di alcune tipologie di prodotti fitosanitari e di mangimi integratori contenenti farine e proteine animali fossero tenuti al versamento di un contributo per la sicurezza alimentare nella misura dello 0,5% del fatturato annuo relativo, rispettivamente alla produzione e alla vendita dei suddetti prodotti.
Il valore del contributo si alzava all’1% del prezzo di acquisto in caso di importazione diretta dei prodotti da parte dell'utilizzatore finale
Fondo per l’agricoltura biologica di qualità
Era previsto che le entrate derivanti dai contributi predetti andassero a confluire in un "Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità", per il finanziamento di programmi nazionali e regionali finalizzati, tra l’altro:
a) al potenziamento delle attività di ricerca e sperimentazione dell'agricoltura biologica;
b) alla realizzazione di campagne di promozione e informazione dei consumatori a supporto dei prodotti rientranti nell'agricoltura biologica, di quelli tipici e tradizionali nonchè di quelli a denominazione di origine protetta
Il Legislatore è intervenuto nuovamente sull’argomento del “Fondo”, in particolare con l’art. 3, comma 1, della legge 7 marzo 2003, n. 38 e l’ art. 5, comma 13, del decreto legislativo 23 febbraio 2018 n. 20 stabilendo che il fondo fosse alimentato dal versamento di contributi pari al 2% del fatturato annuo relativo alla vendita di prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti di sintesi e finalizzato al finanziamento di programmi annuali, nazionali e regionali, di ricerca in materia di agricoltura biologica, di funzionamento di strumenti informatici per il miglioramento del sistema di controllo nonché in materia di sicurezza e salubrità degli alimenti.
Coordinamento per la ricerca
Fin dal 2016 è stato poi istituito, presso il Mipaaf, il “Comitato permanente di coordinamento per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica” con funzioni di indirizzo strategico per i progetti di ricerca nel settore biologico con il coinvolgimento delle Regioni, delle rappresentanze di settore e degli Enti vigilati dal Ministero.
Il Comitato ha evidenziato da subito l'importanza di garantire il massimo coinvolgimento del sistema produttivo nei progetti di ricerca e di effettuare una efficace divulgazione dei risultati ottenuti agli agricoltori e/o agli operatori del settore.
Con le finalità di cui sopra, in data 22 dicembre 2020 è stato pubblicato sul sito internet del Mipaaf, un avviso per l’avvio di una procedura di selezione pubblica per il cofinanziamento di progetti di ricerca nell’ambito delle disponibilità del “Fondo per la ricerca nel settore dell’agricoltura biologica e di qualità”: la disponibilità finanziaria che il Mipaaf mette a disposizione per i progetti di ricerca è pari a 4,2 milioni di euro.
Per ciascun progetto il contributo massimo percepibile non potrà essere superiore al 90% della spesa ammessa a finanziamento, ma non potrà comunque essere superiore a 300mila euro. Il suddetto avviso è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e dalla data della pubblicazione inizierà a decorrere il termine di 45 giorni per la presentazione delle proposte progettuali.
Miglioramento delle produzioni
Secondo quanto previsto dall’avviso, i progetti di ricerca devono perseguire la finalità del miglioramento delle produzioni biologiche, dell’innovazione dei processi produttivi delle imprese biologiche, “al trasferimento tecnologico, alla fruizione e diffusione dei risultati della ricerca e alla diffusione dei benefici e vantaggi dell’agricoltura biologica”.
I progetti, che potranno essere presentati da Università, Enti pubblici e Enti privati che hanno tra gli scopi statutari la ricerca e la sperimentazione e che non perseguono scopo di lucro, avvalendosi anche di più siti operativi, dovranno avere la caratteristica della “concretezza”, con il coinvolgimento diretto, nelle loro realizzazione, di aziende agricole biologiche o biodinamiche (che non devono avere ricevuto, negli ultimi due anni, alcun provvedimento sanzionatorio o di non conformità), favorendo così l’applicazione dei risultati della ricerca alla realtà produttiva.
Le aziende individuate dovranno essere coinvolte sin dalla fase della predisposizione della proposta progettuale, ossia il loro coinvolgimento non potrà essere limitato alla messa a disposizione dell’Ente che promuove la ricerca delle strutture aziendali.
Cosa può essere cofinanziato
Le tematiche di ricerca che potranno essere oggetto di cofinanziamento sono:
1. miglioramento genetico in agricoltura biologica,
2. riduzione degli input esterni nella Produzione biologica,
3. trasformazione dei prodotti biologici,
4. florovivaismo biologico,
5. piante officinali biologiche e piante aromatiche biologiche,
6. l’agroecologia nell’azienda biologica,
7. meccanizzazione,
8. sviluppo sostenibile del territorio e tutela ambientale, forestale e paesaggistica.
Massima diffusione dei risultati
Sempre per dare concretezza ai progetti presentati, questi non dovranno avere una durata superiore a 3 anni, dovranno prevedere che l’attività di sperimentazione sia svolta anche presso le aziende coinvolte e i risultati ottenuti dovranno avere la più ampia diffusione possibile, ossia possano essere portati a conoscenza di tutto il mondo dell’agricoltura biologica. È previsto che in alcun modo le aziende coinvolte potranno beneficiare a titolo esclusivo dei risultati del progetto di ricerca, che invece, come detto, dovranno avere la massima diffusione.
Come è noto a tutti gli operatori del mondo agricolo e agroalimentare il settore del biologico è in continua crescita in Europa e soprattutto in Italia che continua a mantenere, nel settore, una leadership incondizionata a livello europeo.
Settore in crescita da sostenere e promuovere
Secondo i dati dal Sinab (Sistema d'Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica) negli ultimi dieci anni le superfici coltivate a bio sono aumentate del 79%, raggiungendo oggi il 15,8% dell’incidenza di superficie bio sul totale coltivato, contro una media europea che è pari soltanto all’8%.
Anche il numero dei produttori che scelgono di coltivare con il metodo biologico le nostre campagne, i nostri paesaggi, il nostro ambiente, ha superato quota 80mila, primi, in Europa, come numero di operatori. E siamo al primo posto anche per gli ettari coltivati a cereali, ortaggi, agrumi e olivo.
Un settore, quindi, che il Mipaaf sta continuando a sostenere, a promuovere e a cercare di migliorare anche, appunto, con la promozione di attività di ricerca che possano portare risultati concreti ad aziende ed operatori che hanno investito in questo sistema. E non può essere diversamente se la stessa Europa si prefigge come obiettivo di raggiungere, entro il 2030, il 25% delle superfici agricole condotte in regime biologico, riducendo nel contempo, entro la stesa data, del 50% l’utilizzo dei fitofarmaci di sintesi e degli antibiotici, e del 20% l’uso dei fertilizzanti chimici.
Gli Autori (Oreste Gerini e Roberta Cafiero) sono del Mipaaf
Buongiorno,
ho una perplessità: leggo che a presentare il progetto possono essere Università, Enti pubblici ed Enti privati di ricerca. Lo stesso era stato detto dal MIPAAF nella nota con cui si preannunciavano questi finanziamenti (https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16122). Nell’avviso pubblico, però, sembra che la possibilità sia stata ristretta solo a Università ed Enti pubblici, dal momento che il testo non nomina gli Enti privati tra i soggetti proponenti, bensì li considera solo tra gli altri partecipanti (art. 5).
È possibile saperne di più? Vi ringrazio intanto per il bell’articolo.
Ilaria Bertuzzi