La corsa della bietola bio parte con il piede giusto

barbabietola
Il progetto Coprob interessa 5 regioni: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Umbria. Gallerani: «Prospettive davvero interessanti. Raccoglieremo a luglio ed eviteremo trattamenti anticercospora»
Claudio Gallerani

Che sia un momento difficile per la barbabietola da zucchero è cosa nota. I prezzi internazionali dello zucchero per troppo tempo sono stato a livelli irrisori e la campagna 2018, dopo anni di superproduzioni è stata davvero modesta, falcidiata da una clima che ha giocato contro per quasi tutto il ciclo della coltura.
E così i bieticoltori resistenti si interrogano sulle prospettive della campagna 2019. Campagna che si presenta con una novità di non poco conto: l’esordio su scala industriale della bieticoltura biologica.
I primi pionieri, come Fabio Guzzetti (Terra e Vita, n.1/2018, leggi qui per l'articolo online), stanno facendo proseliti e ora Coprob, ormai l’unica realtà operativa in Italia, con i due stabilimenti di Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd), lancia il progetto ‘bietola bio’ su un numero di ettari già di un certo rilievo.
«Le prospettive di questo settore – sottolinea Claudio Gallerani, presidente di Coprob – sono davvero interessanti. Nel 2019 contiamo di arrivare a circa 1.200-1.300 ettari, investiti in cinque regioni storiche per la bieticoltura: Lombardia (nel Mantovano), Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Umbria. Con queste basi prevediamo di raccogliere le barbabietola a luglio, in modo da evitare problemi di cercospora e, quindi di trattamenti relativi, e di dedicare la prima settimana di apertura dello zuccherificio alla lavorazione delle produzioni bio».

Sintesi da Terra e Vita 36/2018, sulla rivista ulteriori dettagli sul progetto

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A Gallerani fa eco Massimiliano Cenacchi, direttore agronomico di Coprob. «L’interesse è alto e stiamo raccogliendo i contratti per arrivare all’obiettivo dei 1.200 ettari già ora molto vicino».
Cenacchi smentisce anche le voci di carenze di seme per la coltivazione biologica: «Non c’è nessun problema di reperimento di seme. Indicativamente per il progetto Coprob ne serviranno 2.500 unità, ma le ditte hanno disponibilità fino a 3mila. Il seme non sarà totalmente biologico, ma non conciato, quindi derogato. Mi pare ci siano tutte le premesse per fare un buon lavoro».
Ma la bietola bio è competitiva? In Coprob ne sono convinti. Il primo anno di prova, necessario per studiare e migliorare la tecnica di coltivazione biologica, ha dato risultato più che confortanti.

Prezzi alti e rese competitive

La produzione netta a ettaro si è attestata mediamente intorno alle 45 t/ha (6 t di saccarosio) con punte di quasi 60 t/ha (8 di saccarosio) (fig. 1); risultati interessanti se si considera che la campagna è stata purtroppo caratterizzata nel suo complesso da una polarizzazione decisamente sotto media.
«Le produzioni migliori – continua Cenacchi – sono state ottenute laddove l’intero ciclo colturale è stato seguito con maggiore attenzione (corrette concimazioni eseguite in presemina, ripetute sarchiature per la gestione della flora infestante, scerbatura manuale). Molto interessante è anche considerare che nelle aziende in cui si è avuta la possibilità di coltivare barbabietole sia in convenzionale che in biologico (raccolte lo stesso giorno) i dati produttivi hanno confermato le previsioni: una riduzione della produzione di saccarosio in biologico di circa il 20% rispetto al convenzionale (fig. 2)».
Ma i conti potrebbero tornare considerando che la minor produzione pare ampiamente ripagata dal maggiore prezzo della bietola biologica.
Un prezzo che nel 2019 sarà di circa 87 € base 16° Pol. (comprensivo dell’aiuto accoppiato art.52) (tab. 1). Questo prezzo applicato ad aziende che producono 45 t/ha di radici determina una PLV di circa 3.900 €/ ha con punte di 5.200 €/ha per quelle che riescono a raggiungere le 60 t/ha. La coltura risulta quindi indubbiamente conveniente
a fronte dei costi che si prevede di sostenere, pari a circa 1900 €/ha (tab. 2), considerando anche quelli per le lavorazioni profonde del terreno, la distribuzione di concimi organici quali letame (o calce di zuccherificio), dei cui effetti ne beneficeranno pure le colture successive.


FederBio servizi: «La sfida è valorizzare tutta la rotazione»

Paolo Carnemolla

«È un’opportunità per le aziende già bio e anche per quelle che puntano alla conversione». Federbio Servizi è a fianco di Coprob in questo ambizioso progetto. I 1.200 ettari del 2019 sono solo l’antipasto perchè a regime gli ettari dovranno essere 5mila.
«Le dimensioni - ammette Paolo Carnemolla, presidente di FederBio Servizi- sono importanti, ma la domanda è sostenuta e c’è ancora molto spazio per crescere». E i vantaggi non sono solo commerciali, ma anche tecnici. «Stiamo potenziando la filiera del biologico italiano con una coltura che non c’era e che diventa strategica in chiave rotazione». La sfida è proprio questa: FederBio servizi lavora insieme a Coprob per ottimizzare le linee tecniche e fornire ai produttori bio formazione consulenza.

«E soprattutto - sottolinea Carnemolla- per creare le condizioni affinchè la bietola bio diventi il volano di un progetto multifiliera che coinvolga i cereali e le proteolaginose in rotazione, creando concrete occasioni di sviluppo e di sostenibilità per le regioni coinvolte».

Sintesi da Terra e Vita 36/2018, sulla rivista ulteriori dettagli sul progetto

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La corsa della bietola bio parte con il piede giusto - Ultima modifica: 2018-11-27T02:18:50+01:00 da Gianni Gnudi

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