Dopo il riso, la vite. Ancora una volta la ricerca italiana è all'avanguardia in Europa nella sperimentazione in campo delle Tea. Il 30 settembre, in Valpolicella è stata messa a dimora per la prima volta in Europa una pianta di vite il cui dna è stato modificato con le nuove tecniche genomiche.
Il progetto di creazione della vite resistente alla peronospora è stato portato avanti da Edivite, società spin off dell'Università di Verona nata proprio con l’obiettivo di produrre viti più resistenti ai patogeni tramite le Tecniche di evoluzione assistita. Obiettivo: ridurre l’utilizzo di fitosanitari necessari per la difesa dei vigneti.
«L'Italia può essere leader in un percorso che garantisce un'innovazione positiva, che preserva il valore delle produzioni e di nomi affermati che caratterizzano un settore economico molto importante», ha commentato in videocollegamento il ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida.
Il progetto Vitea.1
Sara Zenoni, docente di Genetica Agraria dell’Università di Verona e responsabile del progetto, ha raccontato la nascita dello spin off Edivite, che ha brevettato il metodo per ottenere viti Tea. Questo grazie alla coltivazione in vitro, che permette di ottenere una piantina di vite da una singola cellula.
«Abbiamo mutato dei geni che danno suscettibilità alla peronospora», ha spiegato Zenoni, «la cui attività sembra favorire l'infezione del patogeno. Questi geni sono stati già identificati in natura come mutati nelle piante resistenti. Abbiamo lavorato con lo Chardonnay, di cui produciamo dieci milioni di barbatelle in Italia». Al momento la crescita in laboratorio non ha dato problemi, le piantine inoculate con sporangi del fungo hanno mostrato valori significativamente elevati di resistenza in due test. «Ora è arrivato il momento di verificare in campo, con condizioni naturali, se questa resistenza permane», ha aggiunto Zenoni.
Tea per affrontare le sfide della viticoltura moderna
Le Tea serviranno per affrontare le sfide della viticoltura moderna, ha spiegato Giovanni Battista Tornielli, docente di Viticoltura dell’università di Padova. «Le sfide che affronteremo riguardano la sostenibilità, cioè il ridurre gli input energetici e fitosanitari. Tutto questo lo guardiamo nella chiave del cambiamento climatico: ci sono modifiche nella fenologia, come la maturazione che avviene sempre più in anticipo. Le sfide del futuro devono quindi prendere in considerazione le varietà, aspetto identitario delle produzioni territoriali». Rafforzare l'identità genotipica, quindi, per evitare di togliere le varietà legate ai territori. Un modo per farlo è l'utilizzo delle tecniche di evoluzione assistita.
All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, anche Luca De Carlo, senatore e presidente della nona commissione del Senato, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Cristiano Fini, presidente della Cia, Silvio Salvi, presidente della Società di genetica agraria italiana e Mario Pezzotti, docente di Genetica Agraria dell’Università di Verona.