Tea, la ricerca va avanti nonostante le provocazioni

Tea
Female scientist in a lab coat examining plants with a microscope in a greenhouse
La Società italiana di genetica agraria guarda al futuro con fiducia. Ribadita l’importanza del dialogo e della formazione per far capire il potenziale delle nuove tecniche genomiche per l’agricoltura italiana

L’atto vandalico che nella notte del 20 giugno scorso ha distrutto la prima prova sperimentale in campo avviata in Italia di piante (in questo caso di riso), migliorate geneticamente con l’approccio Tea (Tecnologie di evoluzione assistita), è stato condannato in maniera praticamente unanime da tutti gli operatori del settore agroalimentare, e in primis dalla Siga, Società italiana di genetica agraria. Le Tea rappresentano il sistema più avanzato e meno invasivo oggi disponibile per migliorare geneticamente le piante coltivate. Con le Tea è possibile modificare un singolo gene e quindi uno specifico carattere di una pianta, con cambiamenti che sono del tutto analoghi alle variazioni spontanee, senza la necessità di trasferire geni da specie diverse.

Su questo la Siga ha svolto un’attività decennale di dialogo, confronto e formazione scientifica con le principali associazioni di agricoltori, con gli attori della filiera agroalimentare, con gli amministratori locali e nazionali e con i cittadini, al fine di divulgare in maniera semplice ma rigorosa le scoperte scientifiche nel settore della genetica delle piante e le sue applicazioni in campo. È anche grazie a questo capillare lavoro di informazione e formazione che il “clima” nei confronti dell’innovazione genetica in agricoltura è passato dall’antagonismo o dall’indifferenza, a una positiva considerazione.

La possibilità di svolgere le prime prove in campo di piante Tea, sotto il controllo di un rigido protocollo di sicurezza, grazie all’approvazione di una norma all’interno del Decreto Legge Siccità del maggio 2023, è un riflesso importante di questo cambiamento. Così come lo è la proroga dei test fino alla fine del 2025 inserita nel Dl Agricoltura.

Oltre il riso c’è di più

Il riso Tea distrutto dall’atto vandalico è stato sviluppato dai colleghi Vittoria Brambilla e Fabio Fornara dell’Università di Milano per avere una maggiore tolleranza alla più importante malattia del riso, il brusone, e di riflesso consentire una riduzione importante nell’uso degli agrofarmaci. A tale riso si stanno aggiungendo prove di campo, in diversi siti in Italia, per valutare altre innovazioni varietali come pomodori più resistenti a parassiti o migliorati dal punto di vista nutraceutico, vite e mais resistenti ad infezioni fungine, orzo con radici più profonde, frumenti migliorati qualitativamente, e altre.

La maggior parte dei miglioramenti in arrivo grazie alle Tea hanno l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’utilizzo di agrofarmaci, di fertilizzanti o dell’irrigazione, in linea con una transizione eco-sostenibile (anche economicamente) dei sistemi produttivi. A queste innovazioni si affiancheranno presto il trasferimento tramite Tea di caratteri d’interesse tecnologico per l’industria di trasformazione, o di aspetti nutrizionali.

L’importanza del genome editing

Vorremmo sottolineare che la tecnologia Tea è di particolare importanza per l’agricoltura Italiana: le modifiche introdotte sono così puntiformi e mirate che l’assetto genetico della varietà sottoposta al miglioramento con Tea non cambia. Per esempio, qualsiasi vitigno migliorato con le Tea manterrà tutte le sue caratteristiche fenotipiche ed enologiche compreso il suo valore identificativo e rappresentativo del rapporto vitigno-terroir, conservando la biodiversità genetica e il valore economico dell’intera filiera fino al consumatore.

Tramite le Tea è possibile, per esempio, modificare un vitigno da suscettibile a resistente ad un parassita, con un immediato effetto di riduzione di uso di agrofarmaci. La rinuncia all’impiego delle Tea nella vite aumenterebbe il rischio di un’ulteriore contrazione del panorama varietale italiano e internazionale, per mancata disponibilità di strumenti adatti a una viticoltura sostenibile, assolutamente imprescindibile in molte aree viticole. Al contrario, la disponibilità di piante resistenti sarebbe un salto di qualità che potrebbe cambiare drasticamente in meglio la situazione del vivaismo, promuovendo una ripartenza del settore e preservando anche la diffusione delle varietà minori. Ovviamente tutto questo vale anche per le altre specie coltivate.

Aggrappati alla scienza

Anche se l’atto vandalico che si è perpetrato nel campo sperimentale lascia l’amaro in bocca, ci auguriamo sia stato un evento isolato. I ricercatori continueranno nel percorso di ottenimento di risultati sperimentali nei laboratori e perseguiranno l’unica strada possibile cioè quella della validazione in pieno campo dei prototipi, realizzati dopo lunghi anni di studio e di lavoro all’interno delle istituzioni pubbliche o di giovanissime start-up. La Siga continuerà a rivolgersi, sempre con la massima trasparenza, rigore scientifico e semplicità espositiva a tutti gli stakeholder della filiera per promuovere il valore sociale ed economico dell’innovazione genetica in agricoltura.

Non smetteremo mai di alimentare l’alleanza tra i ricercatori e la società civile, sempre e solo nel solco della piena fiducia nella scienza e nel suo positivo ruolo in agricoltura. Solo attraverso un dialogo scevro da polemiche e da posizioni ideologiche sarà possibile ritrovarci tutti su posizioni comuni, in una razionale valutazione delle innovazioni e della loro potenzialità applicativa nei vari settori che contraddistinguono l’agricoltura italiana in un contesto europeo e mondiale, con il fine comune e condiviso di arrivare a un sistema agroalimentare più sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

Con il vento in poppa

Ci sono segnali positivi che il dialogo stia proseguendo e che stia aumentando la fiducia in queste innovazioni: in Europa e in Italia non è raro imbattersi in agricoltori o associazioni del mondo dell’agricoltura biologica favorevoli verso la coltivazione di piante Tea. L’interesse verso le biotecnologie è forte nei giovani agronomi e biotecnologi che studiano nelle nostre università, dove stanno aumentando i corsi in questo settore. Infine, registriamo anche in Italia un numero crescente di start-up agro-biotech che operano nel settore vivaistico-sementiero, in quello della bio-remediation o in quello botanico-farmaceutico, cogliendo importanti opportunità di mercato.

Tea, la ricerca va avanti nonostante le provocazioni - Ultima modifica: 2024-07-03T12:00:17+02:00 da Simone Martarello

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