Tea, un via libera sotto traccia

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Due categorie, percorsi autorizzativi differenziati e la necessità di prevedere meccanismi di coesistenza e tracciabilità. Il confronto sulla proposta normativa è alle battute finali, ma l’applicazione non sarà immediata

Il via libera alle Tea arriverà, ma i tempi non saranno immediati.

La discussione politica sulla proposta di regolamento della Commissione Ue sulle piante ottenute con le nuove tecniche genomiche sta infatti entrando nel vivo.

Il Consiglio sotto la presidenza spagnola ha promosso numerosi confronti su questo tema e il prossimo 17 dicembre verrà definito l’approccio generale con la mediazione delle posizioni espresse dai Paesi Membri. Una delibera attesa dall’EuroParlamento dove sono in corso i dibattiti presso la Commissione Agricoltura, che definirà la propria posizione il 14 dicembre, e la Commissione Ambiente, titolare della materia, che si esprimerà l’11 gennaio.

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Una svolta piena di cautele

Il voto in assemblea plenaria è previsto il 24 gennaio e da lì partiranno i triloghi tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue per arrivare alla pubblicazione nella prossima primavera, prima delle elezioni per il rinnovo della legislatura. L’attuazione non sarà però immediata, ma è programmata a due anni di distanza, per dare modo alle autorità comunitarie e agli Stati Membri di stabilire le norme applicative.

Lo ha ricordato Ilaria Ciabatti della Dg Salute e Sicurezza alimentare, Unità Biotecnologie della Commissione Europea nel corso dello specifico webinar organizzato dalla Regione Emilia-Romagna.

La svolta sulle Tecnologie di evoluzione assistita (Tea o Ngt, New genomic technique come vengono definite nel regolamento) e che supera dopo oltre 20 anni il principio di precauzione sancito dalla direttiva 18/2001 (Novel Food), mantiene però molte cautele. Riguarda piante, alimenti e mangimi ottenuti attraverso mutagenesi mirata (genome editing) e cisgenesi, compresa l’intragenesi (ma non la transgenesi, ovvero l’inserimento di pool di geni provenienti da specie non affini, per cui varranno le vecchie regole).

E le distingue in due categorie (vedi riquadro in basso) in base all’entità delle modifiche genetiche indotte. Entrambe continuano ad essere definite Ogm dal punto di vista legislativo (la proposta della Commissione non può superare quanto sancito da una sentenza della Corte di Giustizia Ue) ma le Tea di cat. 1 saranno considerate, per quanto riguarda il percorso di registrazione, equivalenti alle piante convenzionali.

Dovranno però essere etichettate come Ngt e le informazioni al loro riguardo dovranno essere accessibili attraverso una banca dati pubblica e nei registri delle varietà. Le Tea di cat. 2 sono invece considerate non equivalenti alle convenzionali, dovranno essere tracciate ed etichettate come ogm ma per la loro autorizzazione è stata comunque prevista una valutazione del rischio meno onerosa rispetto all’attuale, con ulteriori incentivi e facilitazioni per Tea che presentino tratti e caratteristiche considerati desiderabili.

Gli Stati membri dovranno allestire misure di coesistenza per evitare il rischio di contaminazioni, ma non avranno la possibilità di esercitare il diritto di escluderne la coltivazione (come invece accade oggi).

Le garanzie per il biologico

Su questi punti è intervenuto anche il ministro Francesco Lollobrigida che, in una recente riunione del Consiglio Agrifish, ha dichiarato il parere favorevole italiano sulla proposta di regolamento, chiedendo però di chiarire come garantire in maniera oggettiva la prevista coesistenza con le Tea di categoria 2 e di assicurare lo stesso livello di sicurezza anche per le piante e i prodotti importati da Paesi terzi.

La proposta della Commissione prevede l’esplicita esclusione sia delle Tea di categoria 1 che 2 per il biologico (su forte pressione delle associazioni del settore), un’esclusione che apre le porte alla possibilità di dover garantire la tracciabilità e la coesistenza anche con le Tea della prima categoria. Del resto la proposta della Commissione, se non verrà modificata durante il trilogo, prevede un’intensa attività di monitoraggio sull’impatto della normativa nei suoi primi cinque anni di applicazione, sia riguardo a potenziali rischi per la salute o l’ambiente, sia per la verifica degli obiettivi di sostenibilità, compresi eventuali limiti allo sviluppo della produzione biologica auspicato dal Green deal che riguardo all’accettazione delle Tea da parte dei consumatori.


Categoria 1, i criteri

Nella categoria 1 sono incluse le Tea che avrebbero potuto essere ottenute in natura o con metodi di selezione convenzionali, ovvero quando differiscono dalle piante riceventi/parentali per:

  1. sostituzione o inserimento di non più di 20 nucleotidi;
  2. soppressione di un numero qualsiasi di nucleotidi;
  3. a condizione che la modifica genetica non interrompa un gene endogeno;
  4. preveda un’inversione mirata di una sequenza di un numero qualsiasi di nucleotidi;
  5. preveda qualsiasi altra modifica di qualsiasi ampiezza a condizione che le sequenze di DNA risultanti siano già presenti in una specie del pool genetico dei selezionatori.

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Tea, un via libera sotto traccia - Ultima modifica: 2023-12-06T16:02:44+01:00 da K4

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