Si riparte dalle “fragole della speranza”

«C'è tanto scarto, ma raccogliamo anche per mantenerci vivi e non scoraggiarci» affermano nell’azienda Benzi di Cesena. Per ortaggi da foglia come spinaci, fagiolini, e zucchine l'alluvione ha colpito duro dal Cesenate fino al Ravennate. Perdite ingenti anche per gli apicoltori

Orogel in prima linea per sostenere i propri agricoltori. Il gruppo di Cesena, le cui filiere abbracciano sia l'orticolo per il surgelato sia la frutta fresca, conta almeno un 25% di soci produttori con il reddito azzerato dal maltempo. Afferma Giancarlo Foschi, amministratore delegato: «Abbiamo molti soci il cui terreno è stato spazzato via dall'onda di piena. Non avranno reddito nel 2023. Come gruppo cooperativo li sosterremo, cosa che da sempre facciamo con lo spirito mutualistico che ci contraddistingue. Ma per un evento di tale proporzioni non basterà: serve anche un intervento concreto dello Stato. Per i singoli agricoltori sarebbe impossibile ripartire da soli, nonostante l'abnegazione, nonostante i sacrifici e nonostante la buona volontà».

L'alluvione non ha risparmiato le colture orticole

Ortaggi da foglia come spinaci, fagiolini, e poi zucchine, tanto per citare qualche tipologia: l'alluvione dei giorni scorsi ha colpito duro dal Cesenate fino al ravennate. «Non abbiamo avuto, per fortuna, allagamenti nello stabilimento - continua Foschi - anche se non siamo molto distanti dal fiume Savio. Ma poche centinaia di metri più a valle è iniziato il disastro».

Secondo Foschi, queste perdite non andranno a intaccare l'approvvigionamento di verdure da parte del gruppo, che conta soci in tutta Italia proprio per minimizzare i rischi atmosferici. È certo che dal febbraio 2020 ad oggi - conclude Foschi - non c'è stato un attimo di tregua: prima il Covid, poi la guerra con i rincari, nel mezzo gelate e grandinate e ora l'alluvione. Il mondo agricolo è soggetto a tante, troppe variabili".

Si ritorna subito in campo

Non appena è spuntato il sole, l'azienda Benzi di Cesena è tornata in campo per la raccolta delle fragole. «La situazione è difficile, c'è tanto scarto, ma raccogliamo anche per mantenere viva la speranza e non scoraggiarci». Mirco Zoffoli, commerciale per l'azienda agricola di Antonio Benzi, fa il punto della situazione l'impianto di fragole sito a Cesena. «Abbiamo in raccolta in pieno campo la varietà Sibilla che è molto rustica, per cui sta resistendo. Fosse stata un'altra varietà, più delicata, sarebbe stato tutto da buttare. Invece, pur dovendo effettuare parecchio scarto, abbiamo delle discrete quantità di prodotto da vendere».

Le fragole che sono rimaste a contatto con l'acqua sui teli per molto tempo perdono la resistenza dell’epidermide, mentre quelle al centro della pianta hanno meno problemi.

Tecnologie sott’acqua

Le officine Biagioni dopo l'alluvione

Non solo agricoltori, ma anche le aziende che forniscono attrezzature sono andate in crisi. È il caso della ditta Bagioni di Forlì che produce agevolatrici per la raccolta delle verdure.

Nelle officine Bagioni c'erano 7 metri di acqua, con tutto il magazzino allagato. Al 23 maggio, gran parte è stato ripulito. «E siamo pronti a ripartire - dice il titolare Aurenzo Bagioni - per soddisfare le richieste dei nostri clienti italiani ed esteri".

Per due giorni, 17 e 18 maggio 2023, la zona della città di Forlì dove ha sede l'azienda è stata raggiungibile solo mediante le imbarcazioni della Protezione civile. «Se non avessi visto tutti questi volontari, questo entusiasmo per ripartire, non so se ce l'avrei fatta. Oggi sono stanco, ma siamo pronti a rimetterci al lavoro» conclude Bagioni.

Dramma apicoltori

Per l’apicoltura è un disastro. La recente alluvione ha colpito duramente anche un settore che sfrutta molto spesso aree marginali, golene dei fiumi, zone collinari. E i risultati sono demoralizzanti: migliaia di arnie disperse e settore compromesso.

Giampiero Torri, apicoltore di Cesena, parla a nome proprio ma consapevole della situazione di centinaia di apicoltori in tutta la Romagna. «Siamo nella tragedia. Abbiamo perso tantissime arnie, portate via dall’alluvione. Io, da una prima stima, ne ho perse 76, ma so di colleghi che ne hanno perse fino a 150. Alcune sono state trovate a chilometri di distanza, trasportate dalla corrente. Veniamo da 3-4 annate di scarsa produzione e questa rischia di essere la batosta definitiva per tanti di noi».

E cosa fare per il futuro? «Se ci sarà un futuro – conclude – occorre gestire il territorio in maniera diversa e dare a chi è sul territorio la facoltà di decidere come procedere in pulizia e manutenzioni

Si riparte dalle “fragole della speranza” - Ultima modifica: 2023-05-25T11:54:57+02:00 da Alessandro Maresca

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