"Il cannabidiolo non è uno stupefacente, anche se estratto dalla pianta nella sua interezza". Questo in estrema sintesi il significato della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha sancito la possibilità di libera circolazione dell'olio di cannabidiolo (Cbd) nel mercato interno. La decisione è stata presa dopo aver esaminato un caso francese contro un’azienda ceca che vendeva Cbd estratto dall’intera pianta di cannabis da utilizzare nelle cartucce di sigarette elettroniche. La Francia consente l’estrazione solo da semi e fibre di cannabis, non dall’intera pianta. Un pronunciamento, quello dei giudici del Lussemburgo, che ridà slancio ai produttori e a tutta la filiera della canapa. Sul tema nelle scorse settimane si è espresso anche il governo italiano.
«Questo è un grande giorno per l'industria della canapa, i suoi imprenditori, il suo personale e gli investitori» ha detto Daniel Kruse, dell'associazione europea per la canapa industriale (Eiha). «Speriamo – ha aggiunto la direttrice dell'Eiha Lorenza Romanese –che la posizione della Corte di giustizia dia l'esempio e che la Commissione europea riveda di conseguenza la sua conclusione preliminare sullo status della Cbd naturale».
Prima dell'estate la Commissione europea aveva dato un'interpretazione preliminare riguardante lo status giuridico della cannabis sativa nell'ambito del diritto Ue, bloccando tutti i file di richiesta di autorizzazione per estratti di canapa e cannabinoidi naturali ai sensi del regolamento sui nuovi alimenti (Regolamento "Novel Food") perché considera questi prodotti come sostanze stupefacenti. Nella sua decisione dei giorni scorsi la Corte Ue ha sottolineato che, in base allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, a differenza
del tetraidrocannabinolo (comunemente noto come Thc), anch'esso un cannabinoide ottenuto dalla canapa, il Cbd non risulta avere effetti psicotropi né nocivi per la salute umana.
I vantaggi per l'agricoltura
«Questa sentenza – afferma Paolo Guarnaccia ricercatore del Di3A dell’Università di Catania – va nella direzione di una maggiore chiarezza nella normativa per dare tranquillità ai produttori agricoli ed anche alle aziende di trasformazione della filiera della canapa. Una tranquillità necessaria per fare investimenti e permettere alla coltura, un tempo diffusissima in Italia e nel resto del mondo, di potere riconquistare il ruolo che merita».
Ricordiamo che la canapa entra nelle rotazioni lasciando il terreno in buone condizioni di fertilità per il suo effetto rinettante nei confronti delle infestanti. Svolge, quindi, non solo un ruolo agronomico, ma anche ecologico molto importante.
«È una coltura industriale – sottolinea Guarnaccia – cioè capace di attivare filiere che permettono di valorizzare tutte le componenti della pianta. Non bisogna ragionare in termini di infiorescenza che, al momento, è sottoposta a una normativa che ne limita l’impiego. Ma se la consideriamo per intero, il seme impiegato nella filiera agroalimentare possiede numerose proprietà nutrizionali, gli steli sono destinati alla produzione di biomassa per i biomateriali, le fibre tessili e i biocompositi (di cui si parla tanto per la sostituzione della plastica)».
«In più – continua Guarnaccia – il residuo della selezione avvenuta per la separazione dei semi e degli steli, permette di attivare anche la filiera cosmetica. Infatti, oltre al cannabidiolo (Cbd), sono presenti circa un centinaio di cannabinoidi destinati alla nutraceutica ed alla cosmesi, dando forza alle aziende italiane che si muovono verso questa direzione e che possono, così, approvvigionarsi dal territorio anziché importare la biomassa dall’estero. Un vantaggio, perciò, a 360 gradi: dal punto di vista agronomico, ecologico-ambientale, salutistico e, non ultimo, economico per l’impulso all’occupazione e, in generale, all’economia locale».
Coldiretti, bene Corte Ue, in Italia 4mila ettari
"La sentenza della Corte Ue apre nuove opportunità per centinaia di aziende agricole che in Italia hanno investito nella coltivazione della cannabis con i terreni coltivati che nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte superando i 4.000 ettari". Lo afferma Coldiretti in riferimento al pronunciamento della Corte di giustizia dell'Unione europea che ha sancito la possibilità di libera circolazione dell'olio di cannabidiolo nel mercato interno
ricordando che non è uno stupefacente.
"Si aprono – sostiene la Coldiretti – prospettive commerciali del tutto inesplorate perché, sempre che i dati scientifici disponibili consentono di escludere l'assenza di rischi reali sulla salute in base a indici oggettivi e non ipotetici, è possibile costruire una filiera che dal campo arrivi alla immissione al consumo di prodotti da impiegare per sigarette elettroniche".
Coldiretti precisa infine che sta lavorando con la Federazione nazionale dei tabaccai per costruire una filiera di produzione certificata che possa offrire tutte le garanzie
necessarie alla tutela della salute e naturalmente conforme alla disciplina prevista per le rivendite di generi di monopolio, essendo i prodotti da fumo assimilati al tabacco.
Canapar: «Pronti a dominare il business della canapa»
«Questa pronuncia – afferma il Ceo di Canapar Corp. Sergio Martines – apre la porta all'affermazione del mercato europeo dell'industria del Cbd e mette Canapar, la società più grande in Europa nella trasformazione della canapa, nelle condizioni di dominare il business mondiale del cannabidiolo. Questo vantaggio apparterrà anche a tutte le aziende agricole che, negli ultimi due anni, hanno creduto in noi e hanno lavorato con noi. Inoltre, l'apertura della Corte consentirà di sviluppare prodotti di sempre maggiore qualità, frutto della ricerca e dello sviluppo che riteniamo parte imprescindibile del progetto e di cui ringraziamo tutti i nostri partner accademici».