Biocontrollo e bionutrizione, Corteva lancia la gamma Biologicals

Corteva Agriscience lancia il nuovo family brand Biologicals che comprende prodotti come il biostimolante Blue N, il nutrizionale Zela start e gli agenti di biocontrollo AF X1 e Subelus
Presentata presso la sede di Cremona la nuova famiglia di prodotti di origine biologica che consente di ridurre l’impatto ambientale di fertilizzazione e protezione delle colture. Pedretti (Marketing Manager di Corteva Agriscience): «È un settore dell’agrochimica destinato a triplicare il proprio peso nell’arco di pochi anni»

Biologicals: è questo il nome scelto da Corteva per riunire sotto un solo tetto tutti i suoi prodotti di origine naturale, che siano fertilizzanti, biostimolanti o formulati per il controllo di parassiti e fitopatologie.

Seguendo quello che sta ormai diventando un trend consolidato, il colosso statunitense lancia così una linea che punta con ogni evidenza a rispondere alle esigenze del mercato.

Il quale, spinto dall’opinione pubblica e dagli indirizzi europei, chiede di utilizzare sempre meno prodotti di sintesi o ad alto impatto sull’ambiente. Un impatto, talvolta, più supposto che reale, ma tant’è.

Un nuovo brand che allude alle scienze biologiche

Renzo Pedretti

Biologicals, come ha tenuto a precisare Enzo Pedretti, marketing manager di Corteva per la protezione delle colture, è un brand e non presenta, come tale, risvolti normativi. In altre parole, non intende alludere all’agricoltura biologica, sebbene alcuni suoi prodotti siano ammessi in tale ambito, ma piuttosto alla parola biologia.

Che è poi la branca di scienza a cui fanno capo tutti i ritrovati inclusi in questa linea, che siano sviluppati in proprio da Corteva, come accade per la maggior parte di essi, o frutto di partnership con aziende specializzate in questa che un tempo era una nicchia di mercato, ma da qualche tempo, e per diverso tempo ancora, cresce e crescerà di quasi il 10% all’anno, secondo le previsioni, arrivando a costituire un quinto del mercato agrochimico nel 2035, vale a dire il 300% in più rispetto all’incidenza attuale.

Gabriele Burato

«Si tratta di un mercato molto frammentato, ma che in Corteva vediamo come un’opportunità e un’interessante sfida. Soprattutto per quanto riguarda il nostro Paese», ha sottolineato Gabriele Burato, responsabile della sede italiana di Corteva nell’introdurre l’incontro durante il quale è stata presentata la nuova famiglia di prodotti.

Crescere nella chimica naturale

Obiettivo di Corteva è senza dubbio essere presente in questo nuovo segmento con un ruolo da protagonista e per farlo l’azienda usa, oltre alla ricerca interna, lo strumento delle partnership e anche quello delle acquisizioni.

Esemplare il caso di Symborg, società spagnola specializzata in microbiologia e già partner di Corteva per la commercializzazione di Blue N, un biostimolante sulla carta rivoluzionario, dal momento che permette di fissare l’azoto atmosferico all’interno dei tessuti – tipicamente, le foglie – delle piante su cui è distribuito. Un prodotto, insomma, che trasforma ogni pianta in una sorta di leguminosa, con la differenza che queste ultime fissano l’azoto nelle radici, mentre Blue N lo fa direttamente nelle foglie, contribuendo così a ridurre il fabbisogno di fertilizzanti organici o di sintesi.

Di quanto? Difficile dirlo, ma secondo i test fatti, e soltanto accennati durante l’incontro svoltosi presso la sede Corteva di Cremona, per il mais si va da un minimo di 30 unità di azoto a un massimo che, con le giuste condizioni ambientali, può raggiungere anche le 70 unità, riducendo così radicalmente il ricorso ai fertilizzanti minerali e al tempo stesso l’impatto di questi ultimi sull’ambiente.

«È stato calcolato che circa la metà dei fertilizzanti distribuiti si disperda nell’ambiente, vuoi per evaporazione vuoi per lisciviazione del terreno. Ciò rappresenta un danno ambientale oltre che un’ingente perdita economica per gli agricoltori», ha evidenziato Pedretti nel presentare il nuovo biostimolante.

Due aree, sei filoni

Biologicals è suddiviso in due aree: biocontrollo e bionutrizione. Quest’ultima, a sua volta, si può smembrare in tre filoni, ovvero fertilizzanti, biostimolanti e nutrizionali. I quali sono in linea di principio assai simili ai biostimolanti, tanto che in alcuni casi potrebbero essere compresi in questa categoria. «

In genere l’uso di biostimolanti contribuisce a dare piante resilienti, con un portamento sano, omogeneità di emergenza e fruttificazione, minor necessità di input e dunque, in una parola, più redditizie per gli agricoltori», ha spiegato il manager di Corteva, precisando anche che quella dei Biologicals è una strategia integrata, che parte dall’incredibile collezione di suoli di Pioneer – circa 300mila campioni appartenenti a tutti gli areali d’Italia – per estendersi poi alla fertilizzazione e alla difesa delle colture. «Alcuni prodotti hanno il preciso scopo di favorire l’assorbimento dei nutrienti».

«Come Zela Start, un nutrizionale a base di alghe che favorisce lo sviluppo radicale delle piante, oltre ad apportare direttamente alcuni nutrienti, tra cui il fosforo».

Le affascinanti prospettive del biocontrollo

Azione duplice anche per diversi prodotti compresi nella categoria del biocontrollo, composta ancora da tre filoni: insetticidi, fungicidi e nematocidi, tutti con il prefisso “bio” a sottolinearne l’origine biologica.

«Sono principi – ha spiegato Pedretti – che attaccano direttamente i parassiti o, in alternativa, innescano nella pianta meccanismi di difesa. Sono pertanto preziosi in strategie di lotta integrata o di gestione dei parassiti, oltre a rappresentare uno strumento per limitare le resistenze, sempre più comuni in questa fase in cui le molecole si riducono a causa dei vincoli legislativi. Utilizzati in pratiche colturali tradizionali, aumentano inoltre l’efficacia generale dei programmi di gestione dei parassiti.

Come esempio di questa strategia, il manager di Corteva Italia ha citato AF X1, ceppo autoctono di Aspergillus flavus sviluppato da Corteva in quanto in grado di creare una competizione intra-specifica con gli Aspergillus responsabili delle aflatossine. Il ceppo di AF X1 è invece atossigeno ed è inoltre in grado di svilupparsi più rapidamente dei ceppi responsabili delle aflatossine.

Funzionamento leggermente diverso per Subelus, un bio-fungicida specifico contro oidio su cucurbitacee e peronospora della lattuga. «Producendo metaboliti anti microbici e anti micotici è in grado di stimolare la resistenza delle piante a queste patologie», ha concluso Pedretti.

Innovazione etero-diretta

I preparati di origine biologica, come è stato ribadito durante l’incontro, sono strumenti che richiedono adeguate competenze tecniche.

Esprimono infatti il meglio solo se conservati e utilizzati a ben definite caratteristiche di temperatura, occorre poi attenzione nelle miscele e nelle strategie con altri principi attivi e così via. «È necessaria un’azione informativa da parte nostra, ma anche un cambio culturale dell’agricoltore. Per quanto ci riguarda, stiamo per esempio realizzando materiale digitale a supporto dei clienti, ma è indubbio che anche i rivenditori dovranno svolgere opera educativa verso gli utilizzatori finali», ha spiegato Pedretti.

A spingere verso questa innovazione non è pertanto la semplicità d’uso né verosimilmente l’efficacia, sebbene essa sia in più occasioni comprovata. A dar vita a questa complessa innovazione è stata, come noto, la scelta europea di ridurre del 20% l’uso di fertilizzanti entro il 2030, allo scopo di dimezzare le perdite di nutrienti nell’ambiente senza per questo depauperare la fertilità dei suoli. Ma ancor più impattante è senza dubbio la bozza di regolamento che dovrebbe dimezzare (arrivando a-60%, per il nostro Paese) la quantità di agrofarmaci impiegabili sulle varie colture.

Nasce da qui l’attenzione che tutti i principali gruppi mondiali stanno ponendo verso i rimedi naturali, che oltre a rappresentare un’alternativa valida ed ambientalmente sostenibile ai prodotti di sintesi, possono in qualche caso aumentarne l’efficacia, contribuendo a mantenere un’adeguata protezione delle colture anche con volumi fortemente ridotti. Ecco perché la ricerca in questo ambito è destinata a crescere anche in futuro. Corteva, per esempio, ha già in dirittura d’arrivo un nuovo fungicida, disponibile dal 2023, oltre a insetticidi e nematocidi in avanzata fase di sperimentazione. «Ciò è possibile in quanto la ricerca fu avviata già diversi anni fa: se dovessimo partire ora, certamente non riusciremmo a ottenere risultati nei tempi ristretti che l’Europa ha deciso di darsi per questo regolamento».


Le incongruenze del regolamento Ue       

Tutti dicono che sarà pesantemente emendata – leggi stravolta – soprattutto dopo la bocciatura ottenuta dalle audizioni con gli addetti ai lavori (leggi per approfondire), ma al momento la bozza di regolamento europeo continua a tenere con il fiato sospeso il mondo dell’agrochimica, a causa dei numerosi punti controversi che presenta.

Il primo dei quali, almeno nell’opinione dei manager di Corteva Italia, è legato ai tempi di approvazione paragonati con quelli di sviluppo di nuove molecole, che siano di origine sintetica o naturale. «La messa a punto di un nuovo agrofarmaco richiede, dalla scoperta del principio attivo all’arrivo sul mercato, circa 15 anni, un tempo che questa normativa non ci concede», ha commentato Enzo Pedretti.

L’altra criticità insanabile è la drastica riduzione dell’impiego di fitofarmaci, peraltro calcolata sul volume del prodotto distribuito e non sulla sua tossicità o efficacia. Un aspetto che finisce con il penalizzare l’agricoltura biologica, che impiega importanti volumi di un basso numero di prodotti, oltretutto a ridotto impatto ambientale.

«Il nostro Paese rischia inoltre di essere doppiamente penalizzato, in quanto aveva avviato già da anni una campagna per il contenimento della chimica in agricoltura. Dimezzare volumi già fortemente ridotti dalla legislazione regionale e nazionale sarebbe una beffa che si aggiunge al danno, dal momento che Paesi che non hanno avuto la nostra sensibilità vedranno dimezzati volumi di partenza molto più alti dei nostri».

Infine, fanno ancora notare da Corteva, se questa normativa finisse con il rendere impraticabili alcune colture, l’Europa diventerebbe deficitaria per diversi generi alimentari, importandoli così da paesi Extra-Ue che hanno un tipo di agricoltura molto più impattante sull’ambiente. Si arriverebbe insomma al paradosso che per ridurre l’impiego della chimica nell’agricoltura europea si favorirebbe un pesante inquinamento da agrofarmaci di vecchia formulazione in paesi extra-europei.

Biocontrollo e bionutrizione, Corteva lancia la gamma Biologicals - Ultima modifica: 2022-12-20T08:44:28+01:00 da Lorenzo Tosi

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