Coltivare in modo sostenibile non è più rimandabile

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Da sinistra: presidente Arptra Gianluca Chieppa, direttore Crsfa Basile Caramia Franco Nigro, presidente collegio periti agrari Ettore Zuccaro e Gianfranco Romanazzi dell'Aipp
Questo il messaggio principale del 35° Forum di medicina vegetale dell’Arptra a Bari: difendere le piante e il suolo in modo sostenibile è l’unica possibilità per far fronte alla necessità di aumentare la produzione agricola entro il 2050 consumando al contempo meno risorse

Ripristinare la biodiversità, ridurre le azioni che contribuiscono al riscaldamento globale, ridurre lo spreco alimentare, tutelare la risorsa suolo e migliorare l’adattabilità delle piante. Sono queste le vie da percorrere sin da subito per garantire un futuro sostenibile all’agricoltura e al pianeta suggerite al 35° Forum di medicina vegetale organizzato da Arptra (Associazione regionale pugliese dei tecnici e ricercatori in agricoltura).

Un clima sempre più caldo e un suolo più degradato

Lorenzo Ciccarese dell’Ispra, Anna Benedetti del Crea di Roma, il presidente della società metereologica italiana Luca Mercalli e Giulia Ave Bono dell’Università di Milano hanno dipinto lo scenario catastrofico che ci attende se non implementiamo subito misure di mitigazione del cambiamento climatico, ovvero producendo cibo in modo sostenibile e riducendo l’uso di risorse e l’emissione di gas climalteranti.

Lorenzo Ciccarese ha ricordato che il cambiamento climatico è uno dei principali fattori di perdita di biodiversità, ma è anche un freno all’aumento della produttività agricola. In particolare, la deforestazione è una tra le più impattanti cause dell’accumulo di gas serra in atmosfera e di declino della variabilità genetica. Nel decennio 2011-2020 la deforestazione associata al consumo nell’Unione europea di carne, legname e altri prodotti (come soia, olio di palma, cacao e caffè) è stata stimata in circa 2,3-2,6 Mha.

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Lorenzo Ciccarese

Luca Mercalli, numeri e grafici alla mano, ha dato una dimensione al cambiamento climatico. Eccone alcuni: concentrazione di CO2 nell’atmosfera al massimo storico (400 ppm), temperatura media del pianeta aumentata di 1,1 °C nell’ultimo secolo, nel 2021 a Siracusa è stata registrata la temperatura massima record per l’Italia e l’Europa (48,8 °C a Siracusa) in circa 200 anni di osservazioni, il 2022 ha visto anche una straordinaria ondata di calore marina nel Mediterraneo fino a 5 °C sopra alla media, sempre nel 2022 il Po ha raggiunto la portata minima storica, in un secolo i ghiacciai si sono ridotti del 60% e sappiamo già che il 2023 sarà l’anno più caldo di sempre sia a livello atmosferico sia a livello marino. Davanti a questi dati, che ben conosciamo, ci ripetiamo ormai da trent’anni gli stessi buoni propositi ma nella pratica continuiamo a preme sull’acceleratore. Ne è una prova, purtroppo, anche l’accordo Cop28: per la prima volta sono stati citati nel documento finale i combustibili fossili, ma manca un cronoprogramma con obiettivi concreti e vincolanti per l’abbattimento delle emissioni e per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

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I principali rischi dei prossimi dieci anni secondo il World Economic Forum presentati da Luca Mercalli

«Un altro problema spesso ignorato è il degrado del suolo – ha sottolineato Anna Benedetti -. Qualità e salute del suolo sono la base per la sicurezza alimentare. Il suolo contiene il 90% della biodiversità nei primi 5 cm. Per ripristinare 1cm di suolo degradato occorrono 100 anni, mentre per ripristinare l’humus ne occorrono ben 1200. Dati da ricordare visto che dal suolo dipendono il 95% delle produzioni alimentari. Nel 2050 le produzioni agricole dovranno aumentare del 60% per sfamare globalmente la popolazione mondiale, ma attualmente i suoli sono degradati a causa dell’erosione, della carenza di nutrienti, dell’acidificazione, della salinizzazione, dalla compattazione e dall’inquinamento chimico. I nostri suoli sono vicini alla soglia di innesco dei processi di desertificazione che l’Ocse ha fissato all’1% di sostanza organica. I suoli italiani sono in media attorno all’1,5%. Essendo un dato medio significa che in alcune zone siamo anche già allo 0,8%.

Come si può allora incrementare la produzione? Un uso sostenibile del suolo può garantire un aumento di più del 58%. E per fare un uso sostenibile non serve fare chissà cosa. Nell’ambito del partenariato mondiale del suolo (Gsp) sono state elaborate delle linee guida volontarie che innanzitutto definisco la gestione sostenibile che è tale “se il sostegno, la cura la regolazione dei servizi ecosistemici forniti dal suolo sono mantenuti o migliorati senza comprometterne la funzionalità”.

I punti chiave delle linee guida per la gestione sostenibile del suolo:
- Contenere l’erosione;
- Contenere il degrado della struttura;
- Garantire un’adeguata copertura vegetale;
- Promuovere lo stoccaggio di carbonio;
- Evitare perdite di nutrienti;
- Assicurare livelli minimi di salinizzazione e sodicizzazione;
- Garantire il corretto drenaggio delle acque;
- Mantenere il livello di contaminanti sotto la soglia di tossicità;
- Garantire il mantenimento della biodiversità;
- Garantire il giusto apporto di nutrienti per la produzione;
- Ridurre il consumo di suolo con una corretta pianificazione territoriale.
È fondamentale accrescere la consapevolezza mondiale sul principio che non si può ottenere una sostenibilità delle produzioni trascurando il suolo».

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Un suolo sano per una vita sana: il messaggio trasmesso da Anna Benedetti

Migliorare la resistenza delle piante

«Per far rispondere al riscaldamento globale, alla siccità, all’aumento dei parassiti, alla necessità di ridurre gli input e alla richiesta di una maggiore sostenibilità, è necessario continuare a migliorare le nostre piante – ha spiegato Giulia Ave Bono -. Come? Selezionando, come si è sempre fatto, le piante con le caratteristiche migliori e sfruttando le Tecnologie di evoluzione assistita (genome editing con Crispr/Cas9) per ottenerne nuove in tempi più rapidi di quelli consentiti dall’incrocio tradizionale o con la Mas (Marker assisted selection) e con risultati più precisi rispetto alla mutagenesi chimica o fisica. Le Tea sono una risorsa per migliorare le piante non solo nella resistenza ai patogeni ma anche per esempio alla siccità».

Agroframa: Tea essenziali, biocontrollo da accelerare

In merito alle sfide attuali e alle prospettive nella protezione delle piante, il vice presidente di Agrofarma Paolo Tassani ha risposto ad alcune domande su temi di strettissima attualità: bocciatura del Sur, Tea, biocontrollo, dati e tecnologia in agricoltura.

Paolo Tassani risponde alle domande durante la tavola rotonda al 35° Forum di medicina vegetale

«La bocciatura del Sur è probabilmente un segnale di una presa di coscienza che i percorsi da intraprendere devono essere effettivamente percorribili entro tempi e con modalità che siano realistiche e non irrealistiche come invece erano quelli basati sui numeri e i tempi proposti dal Regolamento. Tagli lineari che andavano a penalizzare chi il percorso di riduzione degli agrofarmaci lo ha già intrapreso da tempo, come nel caso dell’Italia che segue questa strada da vent'anni. Cosa sarà dopo? Prima di tutto dovremo vedere se è stata semplicemente una casualità, una coincidenza, una congiuntura astrale che per una volta non ha portato ad approvare delle leggi abbastanza folli oppure se è realmente un cambiamento di passo. Lo vedremo dopo le elezioni. Sicuramente sono convinto che tornerà qualcosa di simile ma è auspicabile che torni più realistico, più aderente alla realtà. E soprattutto che riesca anche a includere quello che l'industria da tempo chiede: un percorso chiaro di norme adeguate anche alle nuove tecnologie oggi disponibili.

Relativamente al Pan non so cosa aspettarmi. Quello che mi auguro è che ci sia a monte un percorso di condivisione, un dialogo tra le autorità e tutti gli attori della filiera per poter presentare lo stato dell'arte di ciò che l'industria può proporre. Siamo probabilmente ancora troppo ancorati al pensiero "difesa fitosanitaria - agrofarmaco", ma in realtà non esiste più il prodotto a sé stante, bensì un insieme integrato di soluzioni. L'industria produttrice di agrofarmaci è un'industria che ha un elevato tasso di innovazione. Si pensi che si investe all'incirca il 6,5% del fatturato in ricerca e sviluppo quando lo standard del mercato è intorno all'1,5-2%. Le società che operano nel mondo di Agrofarma da tempo hanno affiancato agli agrofarmaci prodotti per la fertilizzazione, la nutrizione del suolo e la biostimolazione concependo il benessere della pianta a 360 gradi. Difesa da intendersi quindi come un pool di strumenti (fertilizzanti, biostimolanti, agrofarmaci e induttori di resistenza) che lavorano in modo integrato per la protezione della pianta e della produttività.

Altri strumenti essenziali sono la tecnologia e i dati. Oggi abbiamo la fortuna di poter raccogliere dati in maniera molto più semplice e molto più economica. Una massa di dati importante che deve essere elaborata e ci può permettere di guidare le nostre scelte. L'applicazione a rateo variabile degli agrofarmaci è un esempio. Una innovazione che dipende proprio dal poter avere il dato puntuale e istantaneo. Il risultato è l’immissione nell'ambiente di quantità di principio attivo ottimizzate. Non inferiori perché deve essere meno in assoluto ma perché sono quelle dosi necessarie a colpire l’avversità dove vogliamo e quelle realmente utili per ottenere i risultati. Oggi ci sono macchine innovative che, ad esempio dal punto di vista del controllo delle erbe infestanti o dei trattamenti in vigneto, riducono l’uso della sostanza attiva a ettaro del 30, 40, 50%.

Le Tea e i mezzi di biocontrollo si aggiungono agli strumenti appena descritti. Le Tea avranno un ruolo determinante nel miglioramento quali-quantitativo della produzione agricola e andranno a integrare l’attuale difesa. Un supporto fondamentale nella considerazione che negli ultimi dieci anni abbiamo perso 100 sostanze attive utilizzabili. E il patrimonio vegetale da proteggere è vastissimo. In Italia solo dal punto di vista delle culture orticole ci troviamo ad avere a che fare con 120-150 culture che devono essere inserite nelle etichette dei prodotti per ognuna delle quali occorre costruire un dossier con tutti i problemi connessi. Le nuove tecnologie aiuteranno gli agrofarmaci anche a non essere esposti ai rischi di resistenza generati dai pochi meccanismi d'azione a disposizione. Come Agrofarma abbiamo una delle quattro aree di ricerca e sviluppo proprio dedicata alle Tea per studiarle e per capire cosa deve fare l'industria per integrarsi con queste nuove soluzioni.

Per quanto riguarda il biocontrollo, le aziende già da una decina di anni stanno investendo in maniera importante ma si scontrano ancora con il problema principale di questo settore: i tempi eterni di registrazione. Oggi purtroppo la regolamentazione e le lentezze burocratiche sono il principale ostacolo all'immissione di nuovi prodotti di biocontrollo sul mercato. Le aziende non hanno la certezza di rientrare dagli investimenti fatti. Quello che chiediamo alle autorità è di ripagare le risorse che le aziende sono disposte a investire con un processo di valutazione dei prodotti mirato e tempestivo».

Coltivare in modo sostenibile non è più rimandabile - Ultima modifica: 2023-12-14T16:19:46+01:00 da Sara Vitali

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