Insetti come mosche, farfalle, scarafaggi, api e altre specie sono destinate a scomparire progressivamente dall’habitat terrestre e acquatico nell’arco di pochi decenni e probabilmente entro la fine di questo secolo. Ciò è stato dimostrato in un ampio studio, pubblicato sulla rivista Biological Conservation e condotto da ricercatori australiani delle università di Sydney e del Queensland.Esi hanno compilato e analizzato 73 studi sull'evoluzione delle popolazioni di insetti scoprendo che per trent'anni, la biomassa totale di insetti è diminuita del 2,5% all'anno per cui il loro tasso di estinzione è otto volte più veloce di quello di mammiferi, uccelli e rettili. (http://bit.ly/2IkmZVR) .
Una sparizione altrettanto allarmante e problematica di quella di altre specie simboliche come l'orangutan, la giraffa o il rinoceronte.
Gli insetti più colpiti
Negli ecosistemi terrestri, quelli più a rischio di estinzione sono i lepidotteri, gli imenotteri e gli scarabei stercorari (Coleoptera), mentre i quattro principali insetti acquatici più a rischio sono Odonata, Plecoptera, Trichoptera ed Ephemeroptera.
I gruppi di insetti colpiti includono non solo gli specialisti che occupano particolari nicchie ecologiche, ma anche molte specie comuni e generaliste. Allo stesso tempo, l'abbondanza di un piccolo numero di specie è in aumento in quanto queste sono tutte specie adattabili e generaliste che stanno occupando le nicchie vacanti lasciate da quelle in declino. Tra gli insetti acquatici, i generalisti dell'habitat e della dieta e le specie che tollerano le sostanze inquinanti stanno sostituendo le grandi perdite di biodiversità nelle acque all'interno di contesti agricoli e urbani.
Le cause della scomparsa
I principali fattori di declino delle specie sembrano essere in ordine di importanza:
- perdita di habitat e conversione all'agricoltura intensiva e urbanizzazione;
- inquinamento, principalmente da pesticidi e fertilizzanti sintetici;
- fattori biologici, inclusi agenti patogeni e specie introdotte;
- cambiamento climatico. Quest'ultimo fattore è particolarmente importante nelle regioni tropicali, ma interessa solo una minoranza di specie nei climi più freddi e nelle zone montane delle zone temperate.
Ripercussioni catastrofiche
La conclusione dello studio è molto esplicita in quanto afferma che a meno che non cambiamo i nostri modi di produrre cibo, gli insetti nel loro insieme percorreranno il sentiero dell'estinzione in pochi decenni.
Le ripercussioni che ciò avrà per gli ecosistemi del pianeta sono a dir poco catastrofiche, poiché gli insetti sono alla base strutturale e funzionale di molti degli ecosistemi del mondo dal loro sorgere alla fine del periodo Devoniano, circa 400 milioni di anni fa.
Il ripristino degli habitat, insieme a una drastica riduzione degli input agrochimici e alla "riprogettazione" agricola, è probabilmente il modo più efficace per fermare ulteriori cali, in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva.