Un costo di produzione che si aggira intorno ai 4.500 euro a ettaro. Una resa di 20/25 quintali a ettaro. Un prezzo riconosciuto agli agricoltori di 250 euro al quintale. Quindi, una redditività che può oscillare tra 500 e 1.750 euro a ettaro. Sono i numeri più significativi dell'arachide, una coltura presente nella bassa Pianura Padana fino agli anni Settanta e poi abbandonata. Ora, grazie al lavoro di ricerca e recupero del seme svolto da Sis (Società italiana sementi), con il supporto di Bonifiche Ferraresi, Noberasco e Coldiretti, nasce la filiera italiana dell'arachide. E sarà certificata dal seme allo scaffale.
Le prime prove risalgono a tre anni fa e oggi i primi 18 ettari sono già in produzione e Noberasco ha già sottoscritto i contratti di coltivazione. Ogni produttore avrà la certezza del ritiro del prodotto. L'obiettivo è arrivare a una coltivazione di 700-800 ettari. Per chiudere la catena con l'ultimo anello, proprio nelle scorse settimane l'azienda ligure ha acquisito un'azienda di tostatura, la bergamasca Noccioltost. Le arachidi saranno commercializzate con il brand "100% Italia". Il pack avrà un Qr code che fornirà ai consumatori tutte le informazioni sul prodotto anche con il supporto di un portale web. La filiera sarà anche certificata con il sistema Blockchain.
Filiera in crescita, ora servono le macchine
L'arachide si è coltivata in Italia, soprattutto nella Bassa Ferrarese, fino alla metà degli anni Settanta. Poi, dato l'importante utilizzo di manodopera che il ciclo produttivo richiede, fu abbandonata, per l'impossibilità di reggere la concorrenza di Paesi come Cina e India, dove il costo del lavoro è molto più basso. E poi Israele che ha lavorato molto sulla selezione di varietà molto redditizie.
Oggi le cose sono cambiate, perché il prodotto italiano viene apprezzato dal mercato e grazie ai soggetti della filiera si sta spingendo sulla meccanizzazione. Ma il diserbo si fa ancora a mano perché non esistono macchine per la gestione delle malerbe. «Maschio Gaspardo si è resa disponibile a realizzare le attrezzature necessarie per la lavorazione delle arachidi» ha annunciato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
Ma come sono le arachidi italiane riportate in vita da Sis? «Hanno un colore particolare e una pezzatura più grande rispetto alle classiche che si trovano oggi sul mercato – ha spiegato il presidente di Sis Mauro Tonello – inoltre, hanno un sapore molto diverso che può creare distintività sul mercato». Sis ha già chiesto al Mipaaf l'iscrizione delle due varietà recuperate (che a oggi non hanno ancora un nome), in un registro ufficiale. Il passo successivo sarà l'accesso ai contributi delle misure agro ambientali.
Siamo nella provincia di Brindisi e vorremmo valutare la possibilità coltivare le arachidi e se possibile entrare a far parte del Consorzio.
Siamo un’azienda bio da oltre 25 anni; ci troviamo a Torremaggiore provincia di Foggia e siamo interessati alla coltivazione di arachidi ed eventualmente far parte del Consorzio.
Siamo un’azienda bio da oltre 25 anni; ci troviamo a Torremaggiore (FG) e siamo interessati alla coltivazione di arachidi ed eventualmente far parte del consorzio.
Anch’io sono della provincia di Brindisi e vorrei valutare la possibilità di inserire l’arachide fra le colture della mia azienda agricola.