Per la bietola, solo pochi anni fare 10 t/ha di saccarosio, pareva un miraggio. Ora si tratta di un livello raggiunto da diversi produttori. Che guardano addirittura molto oltre, fino alle 'incredibili' 20 t/ha di saccarosio.
Lo rimarca Coprob in una nota nella quale sottolinea che in questo 2020 caratterizzato da limitazioni e preoccupazioni, la bieticoltura registra un buon risultato, sicuramente complice un migliore andamento climatico, ma grazie anche all'importante fatto dalla Cooperativa in questi anni con tutti gli attori della filiera bietola-zucchero.
Filiera e fiducia
Le difficoltà dovute alla concomitanza di prezzi bassi e clima avverso hanno infatti stimolato il settore a lottare con determinazione per il mantenimento del settore in Italia grazie alla fiducia dei bieticoltori nei tecnici della Cooperativa, supportati dalla sua divisione di ricerca e sperimentazione (Beta) che, unitamente a agromeccanici, sementieri, produttori di mezzi tecnici hanno fatto un lavoro incredibile di costruzione di una nuova bieticoltura 4.0 di precisione, anche bio.
Il futuro della bietola si vede già oggi: una realtà che si avvale di una genetica molto più performante che consente maggiori produzioni, tolleranze e semplificazione dei diserbi, nuove linee di protezione con sempre più mezzi di origine naturale e di una nutrizione mirata con minori quantità che permettono di ottenere più qualità e più rispetto per l’ambiente.
Certificazione di sostenibilità
Il 2020 è stato l’anno della partenza dei primi 5.000 ettari di filiera sostenibile SQNPI che il 16 dicembre hanno ottenuto la certificazione di conformità da parte dell’organismo di controllo.
Il nuovo progetto ambizioso di crescita e innovazione della bieticoltura italiana punta, nei prossimi 3-5 anni, a una filiera sostenibile a residuo zero, tracciata digitalmente dal campo alla tavola per dare distintività e valore nel rispetto dell’ambiente misurato in termini di minor impatto e minori emissioni.
«Il dado è tratto»
«Il dado è tratto – afferma Claudio Gallerani, presidente di Coprob –. Il lavoro da fare è tanto, ma con l’impegno di tutti è possibile un’accelerazione dello sviluppo della bieticoltura italiana come ci fu negli anni Sessanta con l’arrivo della genetica monogerme, della chimica e della meccanizzazione di filiera. Oggi puntiamo alla filiera SQNPI e bio per una bieticoltura 4.0 di precisione, dotata di meccatronica e robotica, che faccia sistema con l’agroalimentare e la distribuzione italiani per dare il giusto valore allo zucchero italiano e, di conseguenza, stabilità e ripresa dello sviluppo di cui ha bisogno il nostro paese dopo questa pandemia».
Bietola, obiettivo 20-2020
Una chiara testimonianza dei grandi passi compiuti dalla bieticoltura italiana sono i risultati ottenuti dal socio Stefano Guarise, membro del Club della bietola, che in provincia di Rovigo, ha applicato nella totalità della sua azienda le migliori tecniche agronomiche producendo mediamente quasi 110 tonnellate di radici per ettaro (contro le 69,4 della cooperativa) e circa 16 tonnellate di saccarosio (contro le 10 di media di Coprob).
Il top delle 144 t/ha di radici
Ma è nella prova in campo di circa 2 ettari dove ha utilizzato una varietà genetica di bietola con alta tolleranza al cercostress che i risultati sono stati straordinari: sono state ottenute oltre 144 t di radici e 20 t di saccarosio per ettaro!
Durante i primi anni del nuovo millennio, per la bieticoltura venne lanciato in Europa lo slogan “Obiettivo 20-2020” cioè raggiungere produzioni di 20 t di saccarosio nell’anno 2020. Sembrava un miraggio, invece in alcuni casi è divenuta realtà non solo a livello sperimentale, ma anche in strip di pieno campo.
Sicuramente è complesso definire quali siano i presupposti per poterlo raggiungere e sono necessarie numerose circostanze favorevoli, tra le quali in particolare le azioni messe in atto prima della coltivazione di una coltura: la cura del terreno per la massima fertilità e l’equilibrio idrico-nutrizionale, ma soprattutto il rispetto nel tempo da dannose costipazioni per le quali è necessaria tanta sensibilità nei confronti dei concetti di biodiversità e sostenibilità.
Il percorso tecnico
Dal punto di vista del percorso tecnico da mettere in atto direttamente sulla coltura, occorre innanzitutto prestare grande attenzione alla scelta varietale più adatta alla tipologia del terreno e a questo proposito il miglioramento genetico ha fatto passi da gigante come le tolleranze genetiche a rizomania e nematodi, ma soprattutto quella più recente al “cercostress” in risposta ai cambiamenti climatici.
Dopodiché è necessaria uniformità colturale ed equilibrio idrico-nutrizionale, mediante oculati interventi irrigui e piani di concimazione mirati sulla base delle preventive analisi del suolo. La gestione delle malerbe e il monitoraggio della presenza di insetti dannosi, nonché l’inizio delle applicazioni fungicide coadiuvate dall’impiego di biostimolanti in funzione dei modelli previsionali, con un occhio rivolto al periodo di estirpo.
Ovviamente una maggior cura deve essere effettuata per la seconda parte della campagna, dove è necessaria una maggior salvaguardia degli apparati fogliari fotosintetizzanti, che possono portare all’ambito obiettivo delle 20 t di saccarosio per ettaro.
Il mercato premia lo zucchero italiano
«Coltivare bietole con buone produzioni è possibile – conclude Gallerani – e il mercato premia lo zucchero 100% italiano di Italia Zuccheri. Possiamo quindi programmare la coltivazione delle bietole per la prossima campagna, certi che il nostro lavoro potrà avere soddisfazioni».